Probabilmente già sai cosa è un terremoto, specialmente se vivi in un paese a forte rischio sismico come l’Italia. Se però vuoi conoscere quali sono alcuni aspetti delle dinamiche che regolano questo fenomeno ed il suo andamento nel tempo, ti invito a continuare la lettura di questo articolo per saperne di più in merito. Infatti, sto per parlarti della cosiddetta teoria del rimbalzo elastico.
Questa teoria propone una spiegazione di come si verifica un terremoto di tipo tettonico ed è stata formulata dopo il sisma che colpì la città di San Francisco nel 1906. In base a questa teoria, i terremoti hanno origine nelle parti profonde della litosfera.
Qui la roccia subisce per lunghi periodi di tempo una pressione intensissima. Poiché la roccia possiede una certa elasticità, questa, a causa dell’energia meccanica che ha accumulato, comincia a deformarsi. Naturalmente, questa deformazione non può continuare all’infinito e, prima o poi, si supera il limite di elasticità (che cambia in base al tipo di roccia) raggiungendo il punto di rottura. Quando ciò accade, il punto meno resistente si spacca dando origine a una faglia.
La faglia è una frattura nella crosta terrestre lungo la quale scorrono due blocchi che si spostano in senso opposto. Dal punto di rottura (ipocentro) viene rilasciata, nella forma di onde elastiche, l’energia meccanica accumulata in precedenza: è così che avviene il terremoto. L’energia così rilasciata deforma anche le rocce intorno alla faglia e il terremoto continuerà finché l’energia non si sarà dispersa del tutto.
Solo a questo punto viene ripristinato un nuovo equilibrio. Spesso, prima del verificarsi della scossa maggiore, il sisma viene anticipato di qualche giorno da alcune scosse minori. Dopo la scossa maggiore, non bastando questa a consumare tutta l’energia meccanica accumulata, si susseguiranno altre scosse meno intense dette “di assestamento”.
Per la teoria del rimbalzo, i terremoti vengono generati lungo il piano su cui scorre una faglia. E si possono generare ancora fino a quando faglia non diventa attiva, ovvero finché permane la tensione che deforma la roccia intorno alla frattura.
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