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La Certificazione competenze, emanato il decreto. La Fidef: si ripercorrere una disastrosa esperienza

Il nuovo decreto sulla certificazione delle competenze non piace alla FIDEF, Federazione rappresentativa degli enti che operano nel settore dell’apprendimento permanente, ed alle organizzazioni sindacali.

Il decreto legislativo sulla validazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze, emesso in attuazione della riforma Fornero, è perentorio nell’affermare che l’apprendimento permanente costituisce un vero e proprio diritto della persona. L’obiettivo del decreto, approvato in via definitiva venerdì 11 gennaio dal Consiglio dei Ministri, è quello di consentire di individuare, far emergere e crescere le loro competenze professionali e culturali, acquisite non solo sul lavoro ma anche nel tempo libero.

Il decreto è stato approvato in seguito ai solleciti dell’UE. e dovrebbe permettere ai cittadini di vedersi riconosciute le competenze acquisite in ambito lavorativo, scolastico e extra-lavorativo o extra universitari. Con esso si stabilisce che gli standard minimi di riferimento dei livelli delle competenze dovranno essere acclarate e garantite dai soggetti istituzionali e monitorati da un Comitato tecnico nazionale, nonche di affidare il sistema di enti di certificazione dove definire requisiti standard utili a ottenere la certificazione, di tutte le competenze utili vanno a formare un curriculum spendibile a livello nazionale ed europeo.

Dalla lettura sembra di capire che si provvederà a strutturare gli enti di certificazione concentrando il tutto nelle mani del Pubblico. Fatto questo che andrà sicuramente a generale declaratorie professionali, definite a tavolino che, oltre ad essere lontane dalla realtà, diventeranno presto obsolete, oltre a voler considerare i costi enormi di una simile operazione, che, come già dimostrato dalla disastrosa esperienza dell’ultimo decennio, con tavoli e repertori pubblici delle professioni che non hanno portato a nessun risultato concreto e utile.

“Nel nuovo sistema, non si può non notare la grande assenza degli enti che da anni, senza alcun onere per lo Stato, operano nel campo dell’istruzione non formale e, sottolinea Luca Paladino, presidente della Federazione degli enti di istruzione e formazione, che venga tutto ricondotto a certificazioni in cui i grandi assenti saranno proprio i veri protagonisti della istruzione continua, quali sono gli enti preposti a corsi di formazione ed istruzione non formali, che attuano da anni attività e ricerca e soddisfano il fabbisogno di nuove conoscenze e competenze.   Riteniamo non opportuno, affidare alla sola burocrazia la valutazione dei requisiti delle competenze è troppo rischioso. L’ istituzioni pubbliche devono solo regolamentare e controllare le linee guida per so svolgimento della attività certificatoria che potrebbe essere affidati ad enti che diano la necessarie garanzie.

Tra l’altro il repertorio nazionale dei titoli di formazione e delle qualifiche previsto dal decreto legislativo (art. 8). In sostanza, svilisce un attività di certificazione su competenze in continua evoluzione a fronte di esigenze culturali che professionali, influenzate ed ancorato al mercato ed alla domanda. in ragione di specifici contenuti ed obiettivi”.

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