Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani sta ricercando delle strutture psichiatriche operanti con metodi che potrebbero essere definiti come alternativi.
In Italia sono presenti alcune, attualmente sembra poche, strutture pubbliche che forniscono risposte efficaci alle problematiche psichiatriche, rifuggendo dal concetto della forza e della contenzione chimica o fisica.
Queste strutture solitamente costano poco o nulla rispetto ai metodi “tradizionali” e forniscono delle risposte con un alto livello di umanità.
Un buon esempio è descritto nel libro “L’inganno psichiatrico”, un’esperienza attuata a Messina verso la fine degli anni ’90.
“…Più tardi ci recammo a vedere i luoghi, a non molti chilometri di distanza, dove avevano attuato modalità alternative al modello manicomiale.
Qui i pazienti dei servizi psichiatrici erano stati convocati in una libera assemblea; era stato illustrato un progetto e a ciascuno di loro era stato proposto un quesito, una scelta. Potevano continuare a fare i matti, a stare a casa loro con le loro famiglie, a prendere farmaci, a fare controlli e ad ogni crisi essere ricoverati anche contro la loro volontà nel reparto di psichiatria per una o due settimane: insomma la solita routine.
Esisteva però un’altra possibilità. Si trattava di una cooperativa.
Ciascuno avrebbe potuto entrarne a fare parte. C’era una cascina con un poco di terra che sarebbe stata trasformata in un agriturismo. Lì avrebbero trovato lavoro camerieri, cuochi, baristi, agricoltori, ecc.. Inoltre c’era un capannone industriale con falegnameria ed un laboratorio di maioliche.
Se si voleva aderire al progetto cooperativa occorreva anche scegliere quale lavoro si sarebbe voluto fare. Non era quella sciocchezza tanto propagandata dell’ergoterapia*. Era vero lavoro, con vera retribuzione.
Si trattava di impegnarsi, di fare dei cambiamenti, anche di residenza.
Chi avrebbe lavorato nell’agriturismo ci avrebbe anche vissuto, per i lavoratori della falegnameria e della maiolica c’erano tre appartamenti a disposizione.
Indovinate un po’… quanti tra i “matti” scelsero di non aderire alla cooperativa? Nessuno.
Ma la parte più geniale del progetto era che le stesse opportunità erano state presentate anche agli anziani rinchiusi nell’ospizio ed ai giovani disoccupati del paese. In questo modo si era evitato di creare l’agriturismo dei matti o latri nuovi luoghi di esclusiva reclusione. Dall’ospizio un anziano ancora molto in gamba si era offerto di fare la contabilità dell’agriturismo; era sempre stato contabile.
Tutto ciò che aveva rappresentato esclusione o separazione dalla società ora vi tornava contribuendovi.
Un progetto geniale nato dalle idee di uno psichiatra innovativo che già aveva creato altri modelli simili.”
Chiunque sia a conoscenzadi strutture che rifuggono dal concetto della forza e della contenzione chimica o fisica, può segnalarle tramite mail all’indirizzo [email protected] o chiamando il 347 8127681.
Per maggiori informazioni visita il sito: http://www.ccdu.org/
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