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«Troppo fisco e burocrazia», imprese italiane in coda per decidere se spostarsi a Chiasso

«Dieci, quindici almeno. E per la verità due di loro si stanno insediando qui ora, proprio in questi giorni». Moreno Colombo sorride e comincia già a fare la conta delle imprese italiane che verranno a localizzarsi qui a Chiasso. Il sindaco guarda la sala piena, alle sue spalle, 250 imprenditori italiani accorsi per informarsi sulle opportunità d’impresa in Canton Ticino e a Chiasso in particolare. Alcuni di loro – il sindaco ne è certo – decideranno a breve di venire in città, attratti soprattutto dai vantaggi fiscali e burocratici.

Davanti al teatro di Chiasso, sede dell’incontro, campeggia il manifesto dell’iniziativa, “Benvenuta impresa”, e già questa per noi “frontalieri” è una novità. Quando mai un comune italiano ha fatto altrettanto? «Caso mai fuori dai piedi impresa», sbotta Sergio, imprenditore milanese dell’impiantistica industriale, arrivato qui per capire, con qualche chance di restare, «almeno il 20%». Loro, gli imprenditori italiani, sono le star della giornata, coccolati dalla città e presi d’assalto dai giornalisti. Qualcuno abbassa lo sguardo, altri rivelano solo il nome di battesimo, l’idea di esporsi troppo non è gradita, così come la piega che il nostro Paese ha preso negli ultimi anni.

«Si può essere patrioti fin che si vuole – sospira Walter – ma se lo Stato mette a rischio la nostra sopravvivenza ci si deve per forza guardare intorno». Edoardo, imprenditore comasco del tessile, fino a qualche anno fa non aveva preso in considerazione l’ipotesi di trasferirsi, «ora però abbiamo toccato il fondo – spiega – e la nostra politica non ha capito nulla». «La giustizia non esiste – rincara Francesca, imprenditrice di Turate e lo Stato di diritto da noi è solo un’affermazione, di fatto non esiste».

La voglia di fuggire dall’Italia è confermata dai consulenti locali, alcuni hanno già portato qui decine di aziende italiane, altrettante sono in “coda” per valutare il da farsi.
Guardando alla diversa pressione fiscale, 68,3% noi, meno della metà la Svizzera secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, è difficile del resto dar loro torto.
Se sul fronte fiscale paiono imbattibili, in termini di trasparenza si potrebbe però fare meglio. L’incontro è rigorosamente a porte chiuse, nessun giornalista ammesso in sala, chi prova a chiedere di scattare una foto (chiedere, aggiungendo anche «per favore») viene allontanato in malo modo, avvicinato dall’organizzatore della manifestazione e paragonato a Staffelli di Striscia la Notizia.

Pazienza, sono bravi nell’amministrazione, nel fisco, nella giustizia, non si può pretendere proprio tutto…..

 

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