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Psichiatria: La contenzione

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  • 8 Settembre 2014

 

Parlando di contenzione non può che tornare alla mente Franco Mastrogiovanni,
il maestro elementare che 31 luglio 2009 viene ricoverato al Centro di salute
mentale dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, per un trattamento
sanitario obbligatorio. Morirà tre giorni dopo, sotto l’occhio impietoso delle
telecamere di sorveglianza, che hanno filmato la sua agonia.

ContenzioneFin dalle loro origini, quando non erano niente altro che guardie
carcerarie nei manicomi, gli psichiatri hanno cambiato di poco la loro
metodologia brutale se non per il fatto di aver introdotto contenzioni
elettriche e chimiche.

Oggi vengono usati molti metodi, tutti violenti, tutti potenzialmente letali,
con i quali il personale degli ospedali sottopone un paziente a contenzione
fisica brutale, di solito poco prima di somministrargli potenti farmaci per
fargli perdere conoscenza.

Le contenzioni meccaniche includono camice di forza, cinture o fasce di cuoio
che legano caviglie e polsi. Stanze isolate acusticamente, apribili solamente
dall’esterno, sono usate per l’isolamento. I potenti farmaci, i cui pericoli
sono stampati sui bugiardini a caratteri minuscoli, sono somministrati come
mezzo di controllo chimico.

Come è dimostrato dalla breve storia che segue, le misure di contenzione
fisica dei nostri giorni somigliano in tutto e per tutto ai primissimi
strumenti di tortura.

1700: Per contenere i pazienti si usavano “camiciole a muro” e catene legate
alle pareti o ai letti. La teoria era: più dolorosa era la contenzione,
migliori sarebbero stati i risultati. Benjamin Rush, noto come il padre della
psichiatria americana ed il cui volto adorna ancora il logo della Associazione
Psichiatrica Americana, sviluppò, alla fine del 1700, la sedia “sedativa”. Il
paziente veniva immobilizzato in uno stato di disagio e dolore enorme.

1787: Lo psichiatra francese Phillippe Pinel abolì l’uso delle catene per
“l’alienato” ma le sostituì con le camicie di forza.

1800: Il “letto a mangiatoia” era una gabbia con letto basso a forma di
graticcio dove il paziente veniva messo per settimane o mesi. L’uso di cinture
legate a manette, bracciali di cuoio e catenelle da caviglia e sedie di
contenzione continuò e gli psichiatri ne sostenevano le “grandi virtù
curative.”

1855: L’uso di “camere d’isolamento” divenne di moda negli ospedali
psichiatrici.

Anni ‘50: Le contenzioni meccaniche furono usate per relegare i pazienti ai
loro letti, come “sedie per contenere”. In alcuni casi, i pazienti erano
confinati al buio in seminterrati simili a prigioni sotterranee.

Il nuovo millennio: Gli attuali metodi di contenzione includono procedure
fisiche, meccaniche, elettriche e chimiche.

2002: L’Unione Europea ha chiesto ad un certo numero di Paesi dell’Est di
eliminare i letti a gabbia (circondati da sbarre, in modo che non si possa
scendere dal letto, e per alcuni tipi non ci si può neanche sedere su di esso)
considerandoli una pratica degradante ed inumana.

La Repubblica Ceca li ha resi illegali solamente dal 2004.

info: https://www.ccdu.org/contenzione

 

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