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Se mi lasci ti cancello…se storpi ti schifo!

Buona parte dei titoli di film provenienti dall’estero viene spesso somministrata al pubblico italiano in lingua originale (film come “A beautiful mind“, “Ratatouille“), talvolta corredata di un sottotitolo esplicativo in italiano (“Crash; contatto fisico”, “Into the Wild; nelle terre selvagge”); molti sono invece i titoli di film che vengono tradotti in italiano stravolgendo (e non di rado deturpando) totalmente il significato del titolo originale.

Un caso eclatante in tal senso è rappresentato dal film “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, la cui traduzione letterale risulterebbe “Infinito splendore della mente candida”, ma che è invece conosciuto dal pubblico italiano col titolo “Se mi lasci ti cancello“, scelta che non richiama l’originale e altera la raffinatezza e l’impegno del film (vincitore tra l’altro di un premio oscar per la sceneggiatura originale nel 2005), facendolo apparire quello che non è, ossia una tipica e spensierata commedia americana. Il titolo inglese infatti è preso da un verso dell’opera Eloisa to Abelard (1717) del poeta inglese Alexander Pope, forse poco conosciuto in Italia, ma considerato uno dei maggiori del XVIII secolo.  Perchè questa distinzione, ma soprattutto perchè si opta spesso in favore di titoli che modificano sostanzialmente il senso del film, talvolta banalizzandolo?

Non volendo entrare nel merito di ragionamenti di tipo etico-professionale per quanto riguarda il lavoro di traduzione, la risposta sembrerebbe risiedere nella concezione che vuole i titoli come prodotti da vendere, la chiave della commerciabilità di un film; talvolta una traduzione letterale in italiano potrebbe non rendere e quindi risultare controproducente per il produttore e il distributore. Per questo motivo vengono spesso inserite all’interno dei titoli, parole che risultano accattivanti per il grande pubblico, frasi che suscitano curiosità  e ilarità (pur non avendo alcuna attinenza con il contenuto del film) o che esprimono i concetti chiave all’interno della pellicola (come in “Le crociate” in originale “Kingdom of Heaven” che letteralmente dovrebbe essere reso con “il regno dei cieli” o “Era mio padre” in originale “Road to perdition” che letteralmente tradotto sarebbe “La via della perdizione”).

Spesso le  agenzie di distribuzione scelgono di adottare anche titoli che in qualche modo si avvicinano per assonanza o termini usati, a precedenti film di gran successo, nonostante non abbiano alcuna attinenza col contenuto del film: “Se scappi ti sposo” (“Runaway bride”), “Se ti investo mi sposi?” (Elvis has left this building”), “Se cucini, ti sposo” (Time Share), “Prima ti sposo poi ti rovino” (Intolerable Cruelty) o “Tutti pazzi per Mary” (There is something about Mary), “Tutti pazzi per Jenny” (Dirty Love), “Tutti pazzi per l’oro” (Fool’s Gold). Tra queste alternative, sta poi alla discrezione del distributore la scelta finale con, a volte, esiti da far accapponare la pelle al pubblico.

Numerosi sono i siti dedicati alla protesta contro certi titoli assurdi e così lontani dall’originale, oltre a molte pagine personali sugli svariati social network. Su Facebook i gruppi che si scagliano contro questa scelta dei distributori sono a centinaia: gruppi come “Aboliamo le traduzioni (assurde) dei titoli dei film stranieri!”, “NO ai titoli storpiati di film, telefilm e cartoni animati in Italia!” o “Se Storpi ti Schifo” – gruppo contro la malatraduzione dei titoli dei film”.

Sfortunatamente, nonostante tutte queste iniziative, almeno per adesso le proteste non sembrano sortire alcun effetto!

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