ADHD: i dati, i soldi, il mercato
I dati.
L’ADHD esiste? Esiste cioè un’entità patologica specifica che corrisponde alla definizione che ne viene data?
La diagnosi si fonda solo sui test e sull’osservazione del comportamento del bambino.
I test per l’ADHD sono solo ed esclusivamente le solite domandine* (ripeto: solo ed esclusivamente le solite domandine – o loro varianti).
I sostenitori della ADHD parlano di un “disturbo neurobiologico”.
Su quali basi fanno queste affermazioni? Quale è la specifica lesione anatomo patologica e quale è l’alterazione funzionale biologica specifica? Quali sono o sarebbero gli esami oggettivi che ne permettono la rilevazione con sufficiente sensibilità e soprattutto con assoluta specificità?
Nel caso poi vi sia una qualunque risposta a queste domande, ciò significherebbe che la diagnosi di ADHD è una vera diagnosi medica, non psichiatrica, bensì neurologica.
A chiarimento definitivo di ogni e qualsiasi dubbio, esiste un modo di togliersi d’impaccio: se l’ADHD è una malattia neurobiologica, allora si faccia diagnosi utilizzando quegli esami oggettivi (test di laboratorio, TAC, ecc.), che ne hanno dato la prova. Il resto sono chiacchiere.
L’obiezione: “Ma test di questo genere non esistono per nessuna malattia mentale!”, non dimostra nulla. Questo genere di argomentazione è sullo stesso piano logico che si verificherebbe quando, dopo un tumulto, uno degli arrestati, rispondendo alla domanda: “Perché hai dato fuoco ad un’auto?”, replicasse: “Perché lo facevano molti altri”.
Spesso otteniamo le solite risposte fumose: “l’ADHD è un disturbo multifattoriale”, “comorbilità”, ecc. Una volta sviscerato il problema, arrivano a parlare di diagnosi differenziale: “Il bambino ADHD è quello dove gli altri eventuali fattori, possibile causa della iperattività e disattenzione, sono stati comunque esclusi”.
Quindi il bambino iperattivo e disattento perché ha i genitori che si stanno separando, non è ADHD; non lo è quello dove la causa sia una vera malattia fisica; non lo è laddove vi siano problemi di relazione o affettivi; non lo è…
Ne dobbiamo dedurre che il bambino ADHD è quello iperattivo e disattento, per il quale non siamo stati capaci di capire o spiegare il perché. Una diagnosi veramente interessante poiché diagnostica, casomai, l’incapacità del medico.
Alcuni affermano che si tratta di una questione di gravità: dipende da quanto è grave questo comportamento, da quanto disturba gli altri e ostacola se stesso.
Possiamo anche concordare, ma quali sono le cause di quel comportamento nello specifico caso? Se si tratta di un problema medico vero (svariate patologie mediche possono provocare questi sintomi), allora vi sarà una diagnosi medica e una terapia conseguente. Se si tratta di un problema di relazioni umane, ci si dovrà muovere su un altro terreno. La gravità della situazione, la sua intensità, non può essere confusa con le cause che la determinano.
Alcuni mostrano grandi quantità di testi scritti sulla ADHD: la vastità della letteratura.
Henri Poincaré, nel suo libro – la Scienza e l’Ipotesi – scriveva: “…un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa….”
Altri si appellano al numero ed alle qualifiche degli esperti a favore della ADHD. Eravamo convinti che il principio di autorità fosse il contrario della scienza, sin dai tempi di Galileo.
Un neuropsichiatra infantile, non sapendo più cosa rispondere, ha detto: “Insomma, dobbiamo pur dare un nome alle cose!”. Questa frase si commenta da sola.
I soldi.
Qualcuno, a mio avviso incautamente, sostiene la seguente idea: “I bambini malati di ADHD non sono quelli che semplicemente sono troppo distratti o attivi. Qui si tratta di una vera patologia. In questi casi diagnosi e cure sono necessarie e lo psicofarmaco sarà comunque sempre l’ultima soluzione possibile. Inoltre i bambini che soffrono di ADHD sono solo il 4% della popolazione infantile”.
Quindi parliamo di una cifra compresa tra i 300,000 e i 350,000 bambini. Questo significa un indotto di altrettanti nuovi pazienti nel mercato della salute. Impossibile calcolare, se non molto approssimativamente, la spesa sanitaria: solo per i controlli, le visite e gli esami, non potrà comunque essere inferiore ai 350 € all’anno per paziente.
A questi vanno aggiunti i costi delle psicoterapie e/o degli psicofarmaci (o di entrambi).
Anche qui, ipotizzando sempre i costi più contenuti possibili, siamo sui 1,000 € annui per la psicoterapia e tra i 500 e i 5,000 € annui per i farmaci, con una media di 3,000 € annui in totale.
Attenendoci alle cifre sottostimate di 300,000 bambini per soli 3,500 € annui ciascuno, otteniamo un totale di spesa che supera il miliardo di Euro annui.
Ma, ripeto, le cifre sono più vicine al doppio o al triplo di quella descritta. Per non parlare della comorbilità e di quant’altro si aggiunge dopo.
Il mercato.
Sono infatti sempre i sostenitori della ADHD e dei test che affermano: ” …in Italia … sono… circa 800 mila i giovani depressi : il dato non solo è reale, ma è dichiaratamente sottostimato… la statistica non è affatto altisonante, ma parte dal presupposto longitudinale della presenza di almeno (sottolineo almeno) il 20% di giovani nella popolazione depressa: è la percentuale minima indicata dalle ricerche dell’American Psychiatric Association, valida per tutti i paesi occidentali”.
Potete trovare il testo intero alla pagina web: www.nopsych.it/article80.html
Quindi avremmo il 4% ADHD, il 10 o il 20 % depressi, cui vanno aggiunti un 7% di sofferenti di sindromi ansiose, un 2 o 3% di affetti da disturbo ossessivo compulsivo (http://depression.forumup.it/post-33-depression.html), cui vanno aggiunti (sempre secondo queste teorie), gli schizofrenici e tutte le altre malattie mentali.
Raggiungiamo così una media del 35/40 % della popolazione infantile: oltre 3 milioni di bambini.
Quindi le cifre sopra elencate per l’ADHD vanno decuplicate. Ora abbiamo un mercato con un fatturato globale (potenziale), di oltre 30 miliardi di Euro: un fatturato che si avvicina a quello della FIAT.
Sono cifre che dovrebbero indurre a qualche riflessione.
E dopo tutto ciò che abbiamo detto, tu, che stai leggendo, pagherai per sostenere l’intera faccenda. Si, perché tutto questo sarà fornito dal nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN).
Per essere precisi, questo andamento provocherebbe il crollo economico dello stesso SSN.
Alcuni insegnanti e genitori, lamentano comunque un incremento dei fenomeni di iperattività e disattenzione nei bambini. Non sono certo di questo incremento, ma ciò è possibile. Due sono i fattori da esaminare.
Anzitutto, in una società sempre meno a misura di bambino, dove la presenza dei genitori è diminuita perché spesso entrambi devono lavorare, dove l’educazione e l’amore sono meno presenti, dove i valori ed il rispetto sono “cose di altri tempi”, dove noi abbiamo provocato in gran parte quelle reazioni, ora forse abbiamo modo di far “quadrare le cose”?
Certa è inoltre la diminuita tolleranza degli adulti, o almeno di molti di loro, nei confronti dei comportamenti tipici dei bambini.
E’ dunque questa la ADHD? La somma di questi due fattori? Sarà compito dei sociologi di domani rispondere a queste domande.
Diceva una pubblicità: “E intanto io… pago!”
Dr. Roberto Cestari
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