Una delle conseguenze della globalizzazione è sicuramente la diffusione del cibo tipico di ogni paese in ogni parte del mondo.
Ovviamente come il cibo italiano si è diffuso in tutto il mondo anche in Italia molte sono le tendenze straniere che si stanno diffondendo sempre più. Basta guardarsi intorno con attenzione e si potranno facilmente scorgere numerosi ristoranti cinesi, giapponesi, venditori di kebab, sushi, falafel e altre specialità tipiche di ogni zona del mondo. Per non parlare della capillare diffusione dei fast food di stampo americano che hanno letteralmente invaso i centri commerciali e sono diventati quasi uno status symbol tra i più giovani.
Queste nuove tendenze però sono state accolte in maniera abbastanza contraddittoria dal popolo italiano che vanta una tradizione culinaria e gastronomica di eccellenza che si avvale dei prodotti della zona e di numerose specialità che vengono spesso proposte dai numerosi consigli ristoranti e di qualsiasi altra città.
Da una recente inchiesta di Coldiretti è infatti emerso come la diffidenza verso altre tradizioni culinarie sia molto diffusa tra i consumatori italiani che in questo modo mettono in atto una sorta di “resistenza” alla globalizzazione. Sono ben 4 su 10 infatti gli italiani che dichiarano di non aver mai messo piede in un ristorante straniero. E non certo per intolleranza o razzismo nei confronti di questi prodotti e della cultura che essi portano con loro ma per una vera e propria diffidenza sugli alimenti stessi, sulle materie utilizzate e sulla loro qualità di fondo.
Proprio il made in Italy infatti è uno dei settori che più risentono della dura concorrenza di prodotti stranieri che, grazie al loro costo minore che denota molte volte anche minore qualità, hanno letteralmente invaso il mercato italiano. Infatti mentre la resistenza alla globalizzazione può avvenire resistendo al consumo di prodotti di dichiarata provenienza straniera questo non si può prevedere quando questi prodotti vengono utilizzati direttamente dai ristoratori italiani.
Sicuramente l’unico modo per prevenire il consumo da parte nostra di questi prodotti derivanti da surrogati che imitano la qualità del prodotto nostrano è quella di recarci in determinati ristorante pesce che possano garantire la provenienza delle materie prime ma soprattutto la loro qualità grazie anche ad innovative tecniche quali telecamere piazzate in cucina che possono mostrare agli avventori il lavoro continuo dei cuochi e dei loro collaboratori in cucina.
Ma molte altre sono le tecniche per essere, se non del tutto ma quasi, della buona qualità degli alimenti che quotidianamente consumiamo sia durante pranzi di lavoro in ristorante pranzo sia tra le mura domestiche. Certo nei primi tempi sarà necessario un po’ di tempo per abituarsi a leggere accuratamente le etichette e le indicazioni geografiche però con l’abitudine anche questo diventerà facile e veloce ma soprattutto fondamentale per la nostra salute.
Comunque, dopo il via libera della Camera, entro il 2010 dovrebbe essere approvata la legge che obbliga ad indicare all’interno dell’etichetta la provenienza degli alimenti di qualsiasi genere limitando inoltre i messaggi pubblicitari fuorvianti per il consumatore che possano trarre in inganno sul prodotto, la sua provenienza e la sua qualità.
A cura di Martina Celegato
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