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Comunicati

Martha Pachón Rodríguez (Porcellane) e Yoko Izawa (Gioielli)

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  • 27 Luglio 2012

Ab Ovo Gallery
Via del Forno, 4
06059 – Todi (Pg)

presenta

Martha Pachón Rodríguez
Porcellane

Yoko Izawa
Gioielli

26 Agosto – 14 Ottobre 2012

Inaugurazione : 26 Agosto – ore 11,00

Orari di apertura:
da Martedì a Domenica
10,30 – 13,30 / 15,30 – 19,30

PRESENTAZIONE

L’annuale appuntamento che la Ab Ovo Gallery riserva alle arti applicate in concomitanza con il Todi Arte Festival 2012 è riservato a due artiste che, pur operando in ambiti diversi e provenendo da culture e paesi molto distanti tra loro, hanno tratti estetici e stilistici che le accomunano profondamente.

MARTHA PACHÓN RODRÍGUEZ

Martha Pachón Rodríguez è arrivata qualche anno fa in Italia, a Faenza terra di grandi tradizioni ceramiche, portando nella sua valigia tutto il bagaglio meraviglioso di cultura, storie, antiche sapienze e tradizioni magiche che il continente sudamericano e la sua natìa Colombia hanno saputo esprimere in millenni di storia.
Dopo anni di studio, insegnamento e perfezionamento di tecniche trascorsi tra la Colombia e l’Europa la sua ceramica ha raggiunto in questi ultimi anni una maturità stilistica ed espressiva che ne fa una delle più apprezzate ceramiste “italiane d’adozione” il cui successo ha raggiunto da tempo, ormai, una caratura di assoluto livello internazionale.
La sua arte ha radici profonde e nasce in un territorio dove la conoscenza tecnica si mescola con una capacità evocativa di figure e temi che affondano nel nostro immaginario più nascosto e sconosciuto.
Le sue opere ci trasportano, mediante rimandi onirici e semplici assonanze, in un labirinto fascinoso fatto di sentieri che si intrecciano creando un reticolo di riferimenti culturali, reali o artistico/letterari, che cattura e conquista: a noi della Ab Ovo Gallery, modesti lettori, l’opera intera di Martha Pachón Rodríguez richiama le creature fantastiche di Julio Cortàzar o quelle di Jorge L.Borges per non parlare di tutti i rimandi alla realtà incantata della Macondo di un grande colombiano, Gabriel Garcìa Marquez. Il tratto più evidente dell’opera di Martha Pachón Rodríguez , al di là delle pur evidenti capacità tecniche di dominio della materia, è la sua maestrìa nell’uso del colore: tale sapienza è una chiara eredità della ricchezza espressiva e cromatica di tutta l’arte sudamericana ma la Pachón Rodríguez riesce in qualche caso (vedi soprattutto le opere in “bianco”), a sposare perfettamente questa naturale tendenza ad uno spiccato cromatismo con il rigore più classico di certe scuole europee. Altri possibili percorsi interpretativi della sua opera ci introducono al grande mistero della fecondità e dell’”eterno femminino” con le tante leggende sorte nel corso dei secoli intorno al riccio (uno dei temi maggiormente elaborati da M.P.R.) come “uovo del mondo”, organismo generatore, perfetto pendant della “Grande Madre mediterranea” che ritroviamo in tanti miti e leggende alle origini della nostra cultura europea. Un’artista che ha elaborato in maniera così raffinata il tema della fecondazione e della nascita non poteva essere che benvenuta in una galleria che si chiama “Ab Ovo”.

BREVI CENNI BIOGRAFICI

Martha Pachón Rodríguez nasce a Santa Fe de Bogotà, Colombia, e si è laureata in Belle Arti all’Università Surcolombiana di Neiva nel 1995. Ha iniziato la sua carriera come docente di Educazione Artistica nel 1990, proseguendo fino al 2000, presso l’Istituto Superiore INEM di Neiva, Colombia.
Contemporaneamente, dal 1996 al 2000 ha insegnato Scultura e Progettazione presso l’Università Surcolombiana e, dal 1997 al 1999, è stata docente di Teoria del Colore e Design di Tessuti alla Facoltà di Design e Moda della “Corporaciòn Universitaria” di Neiva.
In seguito si é perfezionata in Italia all’ “Istituto d’Arte per la Ceramica” di Faenza, acquistando la specializzazione in grès e porcellana. Collabora come assistente e reporter estero alla redazione della rivista “La Ceramica in Italia e nel mondo” di Milano.

MOSTRE PERSONALI
2012 “Martha Pachón Rodríguez” Galleria “Ancienne Poste”, Toucy, Francia
2011 “Porcelaines” Atelier Orange, Parcours Céramique Carougeois, Ginevra, Svizzera
2010 “Hilos –Installazioni”, Chiesa di S. Croce, Avigliana, Torino, Italia
2010 “Il giardino Invisibile, Installazioni”, Oratorio di San Sebastiano, Forlì, Italia
2008 “Hilos” Banca di Romagna, Faenza, Italia
2006 “Containers and Instruments”, Galleria L’Évènement, Vallauris, Francia
2004 “Objetos Rituales”, Galleria Circolo degli Artisti, Faenza, Italia
1996 “Fauna Mítica” Università Surcolombiana, Neiva, Colombia

MOSTRE COLLETTIVE in Olanda, Francia, Italia, Germania, Slovenia, Svizzera, Cina, Spagna, Giappone, Lussemburgo, Colombia.

OPERE IN COLLEZIONI PUBLICHE E PRIVATE
Banca Di Romagna, Collezione Nazionale di Ceramica, Faenza, Italia
FLICAM, Museo Internazionale di Ceramica, Padiglione Italia, Fuping, Cina
INEM, Istituto di Educazione Superiore, murales “Saberes”, Neiva, Colombia
Castello di Spezzano, Collezione Internazionale di ceramica artistica e industriale, Fiorano, Italia
MINO International Ceramic Park, Collezione Internazionale di ceramica contemporanea, Parco di Mino, Giappone
Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza, Italia.
Istituto d’Arte per la Ceramica “G. Ballardini”, Faenza, Italia
Mamer Ceramic Museum, Collezione internazionale di ceramica, Luxemburgo

YOKO IZAWA

Con Yoko Izawa saltiamo dalla Colombia al Giappone. Ma anche per questa artista giapponese i confini nazionali erano troppo angusti per dare espressione alla propria arte. Così dopo la nascita e la formazione in terra giapponese si è trasferita in Inghilterra, dove ha perfezionato i suoi studi prima al Royal College of Art di Londra poi alla Scuola del Gioiello presso l’Istituto per l’Arte ed il Design di Birmingham.
Come per Martha Pachón Rodríguez anche l’opera di Yoko Izawa è caratterizzata da una doppia matrice culturale. Qui si respira tutta l’estetica calligrafica del Giappone unita alla grande tradizione del design europeo. I gioielli di Yoko Izawa sono realizzati mediante la tessitura di una fitta rete di nylon o lycra che, come la bava di un ragno, racchiude corpi di perspex, polypropylene, perle o altro.
L’idea centrale di tutta la sua visione artistica è quella di velare la realtà per coglierne gli aspetti più misteriosi e nascosti. E per far ciò l’artista percorre quelle strada sottile ed impervia dell’ambiguità, intesa qui come qualcosa che ha una doppia (“ambi”) anima. Ed in questa terra il fascino è dato da ciò che si “intravede” attraverso la tela tessuta. Il gioiello acquista così tutto la naturale magìa simbolica dell’assemblatore di segni e sensi. E così anelli, bracciali, collane, con le loro anime nascoste fatte di materiali diversi rimandano, per incanto, a scenari floreali, creature marine, quadri futuristi o ardite architetture moderne. Il tutto col tratto delicato e leggero così tipico della tradizione culturale giapponese.

BREVI CENNI BIOGRAFICI

1991- 1998 Packaging Designer presso Alfa Box, Giappone,
2000 Designer presso Mappin & Webb
1998 – 2000 Studi presso il Kent Institute of Art and Design, Regno Unito
2001 – 2003 Corso di laurea in Gioiello presso il Royal College of Art, Londra
2004 – 2009 Corso di perfezionamento presso il Birmingham Institute of Art and Design, Regno Unito

MOSTRE (personali e collettive) in Olanda, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti, Polonia, Belgio, Spagna, Germania Italia, Corea, Grecia, Irlanda.

PREMI

2004 Chelsea Crafts Fair 2004 “First Time Exhibitors Award”
2003 International Craft Competition -Jewellery-, Japan “Good Material Award”
Nicole Stöber Memorial Award
2002 Mappin & Webb Jewellery Design Project “First Prize
2000 Goldsmiths’ Craft & Design Council Craftmanship and Design Award Fashion Jewellers Finished Pieces — “First Prize”
Silversmiths (senior) — “Second Prize”

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Comunicati

Summer & Wiese – Ceramica d’autore austriaca

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  • 31 Luglio 2011

Ab Ovo Gallery

Via del Forno, 4

06059 – Todi (Pg)

presenta

Summer & Wiese

Ceramica d’autore austriaca

4 Settembre – 30 Ottobre 2011

Roland Summer - Vaso
Christina Wiese - Nave

Inaugurazione : 4 Settembre – ore 11,00

Orari di apertura:

da Martedì a Domenica

10,30 – 13,30 / 15,30 – 19,30

PRESENTAZIONE

Per l’annuale appuntamento di Settembre la Ab Ovo Gallery presenta Roland Summer e Christina Wiese, due artisti austriaci che sono riusciti a trovare nell’affollato e spesso caotico mondo dell’arte ceramica contemporanea una loro voce, unica ed internazionalmente riconosciuta.

ROLAND SUMMER

Il carattere che a nostro avviso meglio esprime l’opera di Roland Summer è quello della lentezza. La sua si potrebbe definire una “slow ceramic”, un lavoro nel quale la variabile tempo assume il significato di accumulatore di energia, di meditazione sulla qualità ed estetica dell’opera da creare e che una volta raggiunto il momento più propizio trasmette alle mani quelle informazioni necessarie a realizzare vasi di una perfezione stilistica e tecnica di valore assoluto.

Roland Summer nasce in Austria e dopo studi di architettura presso l’Università di Graz sterza improvvisamente la sua carriera professionale verso l’arte della ceramica riuscendo in breve tempo a farsi posto nel gotha europeo e mondiale di questa disciplina artistica (i suoi lavori sono esposti in importanti musei, ha vinto vari premi internazionali e tra i suoi collezionisti annovera personaggi del calibro di Norman Foster, Robert Wilson ed il Duca di Devonshire).

Il suo lavoro si fonda su una grande padronanza tecnica che spazia dal raku alla terra sigillata; questa tecnica però è supportata da un’approccio preliminare all’opera fatto di meditazione, di elaborazione interiore, nella quale è facilmente riconoscibile l’influenza che l’Oriente ha avuto sulla sua formazione umana e professionale.

La sua produzione artistica si è quasi esclusivamente focalizzata sulla forma “vaso” alla quale Summer ha dato una rilettura in termini di perfezione estetica e strutturale consegnandoci oggi una nuova idea di un oggetto che, nel corso degli ultimi anni, era stato molto svilito da artisti tesi alla creazione di stucchevoli riproduzioni di temi classici o a ricerche sperimentali esclusivamente provocatorie.

La forza dell’opera di Summer, invece, è tutta interiore e sembra nascere da un progressivo vuoto che l’artista crea lentamente dentro di sé prima di dare voce alle mani ed alla loro antica sapienza. In questo procedimento riecheggiano, quasi come un manifesto dell’intera sua produzione, le parole del saggio cinese Lao Tse quando, nel Tao tê Ching, afferma: …Plasmiamo la creta per formare un recipiente, ma è il vuoto centrale che rende utile un recipiente……Perciò il pieno ha una sua funzione, ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto…”

La “slow ceramic” di Roland Summer si manifesta anche attraverso un uso molto parsimonioso del tornio. La maggior parte dei suoi vasi è realizzata mediante la tecnica del “colombino” che richiede grande precisione e pazienza nella costruzione dell’opera. Le pareti del vaso acquistano così il significato metaforico di una piccola scalata verso una cima conquistata centimetro dopo centimetro e sulla quale l’artista si ferma a guardare, soddisfatto, il lavoro finito.

Roland Summer ha nel corso degli anni perfezionato, tra le altre, una tecnica di lavorazione da lui ribattezzata “lost glaze” (o della “vetrificazione perduta”). Si tratta di un innovativo uso di smalti che vengono applicati durante la lavorazione e che conferiscono alla superficie dei vasi una lucentezza vitrea che ne amplifica volumi e forme.

Un altro ingrediente non trascurabile che agisce potente nel percorso creativo di Roland Summer è la sua grande curiosità di viaggiatore. Roland gira il mondo con l’obiettivo di aprire la sua mente a nuovi stimoli e contaminazioni annotando, da provetto reporter, ogni più piccolo dettaglio. Da questa passione è nato il suo innamoramento per l’Africa (ed il Sudan in particolare) che ha prodotto nel corso degli ultimi anni dei lavori di grande suggestione visiva, nei quali a temi classici sono stati accostati simbologie e colori tipici della grande cultura di “mamma Africa”; continente questo nel quale la forma “vaso” ha radici e valenze simboliche profondissime e ricche di tante sfumature, così stimolanti per un artista della sua sensibilità.

Per chiudere questa breve presentazione di Roland Summer ci piace citare un breve aneddoto che a nostro avviso bene sintetizza le sue qualità artistiche, tratto dal Libro di Chuang-Tzu, un altro grande pensatore cinese del 300 a.c.:

Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu gli disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. «Ho bisogno di altri cinque anni» disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.”

CHRISTINA WIESE

Christina Wiese è un’artista la cui opera è caratterizzata da una notevole complessità espressiva e tecnica. Nasce in Germania e dopo studi di design e di architettura presso l’Università di Graz si appassiona alla ceramica cercando e trovando con grande determinazione una sua precisa e notevole identità artistica.

Una personalità che si esprime attraverso un’approccio che , a differenza di Roland Summer, si concretizza in un atto esecutivo di grande istintività dal quale è bandito ogni rigore formale. Tra le varie coordinate lungo le quali si muove la sua produzione due sono, a nostro avviso, quelle che meglio individuano la complessità del suo lavoro: il tema del tempo e quello del simbolo.

Il primo è ben rappresentato dalla serie di “navi” che esprimono un’idea di “tempo” nella quale l’artista assume il ruolo di taumaturgo, di stregone capace di dar vita a tracce inanimate che riemergono casualmente dal passato .

Questi lavori si compongono di due momenti artistici: inizialmente Christina Wiese interviene direttamente creando il corpo centrale di galeoni, vascelli, caravelle in una ceramica dai tratti forti, irregolari che riproduce, in maniera volutamente artificiale, l’usura del tempo. Ma la magìa si compie in un secondo gesto col quale, a completamento dell’opera, vengono utilizzate piccole pietre, oggetti di ferro arrugginito, sassi di tufo che l’artista raccoglie durante passeggiate meditative “en plein air” nello splendido contesto della Carinzia, dove abita. Si crea così un felice equilibrio tra passato e presente, tra artificio e natura che rende queste navi, così scarne all’aspetto, magicamente cariche di numerose suggestioni, facendoci tornare come d’incanto a ricordi d’infanzia quando anche una piccola barchetta di carta era una nave di pirati ed una pozzanghera d’acqua piovana il più burrascoso dei mari in tempesta.

L’artista si propone, quindi, nella duplice veste di creatore ed interprete di senso alla ricerca di un fragile quanto affascinante equilibrio, ben rappresentato anche visivamente dalla struttura definitiva di queste navi.

L’altro tema che innerva profondamente l’arte di Christina Wiese è rappresentato dalla sua marcata simbologia. Christina ha dedicato una parte di tutto il suo lavoro a delle opere che prendono, appunto, il nome di “Symbolon” ma si può dire che, come per il concetto di tempo, questa idea pervada un po’ tutta la sua produzione.

La Wiese assume il simbolo nel suo significato primordiale di “accumulatore di senso” (nell’antica Grecia “symbolon” era ognuna delle due parti in cui veniva spezzato l’unico anello nuziale che gli sposi si dividevano, da cui l’idea del “syn-ballein” come qualcosa che unisce rispetto al “dia-ballein” del diavolo che divide). E così giocando su forme e volumi ci propone costruzioni in ceramica che trovano il loro senso attraverso la composizione di più parti staccate: torri, quadri che raccolgono sassi, piccoli reperti animali e vegetali, contenitori che racchiudono sfere trasparenti e pietra focaia per accendere un fuoco.

La sua è, insomma, un’opera de-strutturata nella quale il gioco della ricomposizione coinvolge lo spettatore in una reciprocità che costituisce una ricchezza semantica ulteriore di una ceramica che non smette di affascinarci continuamente.

In conclusione di questa breve presentazione dell’arte di Roland Summer e Christina Wiese ci piace ricorrere ad alcuni versi che illustrano con la grazia della parola poetica, il piacere della visione di queste opere:

Lieve, lieve, molto lieve

Un vento molto lieve passa,

e se ne va, sempre molto lieve.

E io non so cosa penso

Né cerco di saperlo.”

(Da “Una sola moltitudine”. Alberto Caeiro, eteronimo di Fernando Pessoa)

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