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TOP 3 dello street food romano

A Roma se magna” è la frase che ci siamo sentiti ripetere spessissimo da quando ci siamo trasferiti qui 10 anni fa. Ogni angolo di questa ingarbugliata città offre qualche specialità per solleticare il palato. Se è vero che Roma è una città sorniona, con ritmi lenti e orari molto elastici, dove le osterie e le trattorie la fanno da padrone..esiste anche un lato più “fast” in cui è possibile immergersi nella cultura romana mangiando in piedi.
Lo street food romano non è un’invenzione modaiola dell’ultima ora ma una vera e propria istituzione a colpi di botteghe storicheforni e fritti!

Sabato scorso abbiamo deciso di iniziare un mini “tour abbuffata” tra i vicoli del centro di Roma alla scoperta dei “principi romani” del cibo di strada. Ci siamo rimpinzati a dovere, ripromettendoci di scrivere altri capitoli dedicati a questo gustoso tema (dateci il tempo di far pace con il nostro fegato!).

Ecco la nostra TOP 3:
sua maestà la PIZZA CON LA MORTAZZA:

sono i Fellini e Masina dello street food romano, una coppia che dai tempi, dei tempi si stringe in un abbraccio indissolubile. La pizza bianca romana è croccante sotto, morbida sopra..unta che lascia il segno sulle mani e salata. La mortazza (mortadella nel resto dello stivale) è fatta di carne di puro suino finemente triturata, mescolata con lardo, leggermente aromatizzata con spezie, insaccata e cotta…a Roma c’è chi la preferisce tagliata sottile e chi la predilige grossa.
Questi due semplicissimi elementi ( è nella semplicità che si nasconde il divino ) si uniscono in un esplosivo mix calorico da passeggio.
Abbiamo incontrato sua maestà la pizza con la mortazza al Forno Campo  De’ Fiori (si trova proprio a Piazza Campo de’ Fiori)…una leggenda vivente che attira con il suo odore di pane appena sfornato chiunque si trovi nelle vicinanze.
Costo: 2,50 €
LA PIZZA ROSSA:

Io amo la semplicità perché si accompagna con l’umiltà” vogliamo chiedere in prestito ad Alda Merini questa frase per descrivere la pizza rossa romana. Il prodotto da forno più amato della capitale, protagonista indiscusso di pranzi, spuntini e merende. Pochi ingredienti (acqua, farina, olio, pomodoro) avvolti nell’immancabile carta oleata che, in teoria, serve per non sporcarsi le mani e come tovagliolo ( proverete il gusto di ungervi tutta la faccia..noi lo facciamo regolarmente). La pizza romana è croccante e fina…diffidate dalle imitazioni spugnose e alte! Nel nostro giro in centro siamo andati a trovare il nostro forno preferito, Roscioli (in via dei Chiavari) che da 3 generazioni sforna ininterrottamente pizza calda a tutte le ore del giorno! Ci siamo concessi anche un piccolo sfizio extra..pizza con carciofi e salsiccia..poesia pura!
Costo: 3 € ( 4 pezzi)

 

IL SUPPLì AL TELEFONO:

non fatevi ingannare dalle apparenze il supplì non è l’arancina. Uno parla romano l’altra siciliano. Promuoviamo  (a pieni voti, cum laude, bacio accademico…etc) sul nostro podio questa prelibatezza perché è una triplice esperienza: croccante fuori, sugosa dentro e filante nel cuore. Cerchiamo di spiegarci meglio il supplì è impanato e fritto, ripieno di sugoso riso con pomodoro e ragù…il cuore è di mozzarella filantissima ( ecco perchè si chiama “al telefono”). Per mangiare il nostri preferiti ci siamo diretti da Campo de’ Fiori a Rione Trastevere, direzione Sisini-La casa del supplì (via San Francesco a Ripa). Una vera istituzione nel campo di queste palline ovali fritte! Costo: 1,50 €

Vi consigliamo di dissetarvi alle fontanelle romane “I nasoni” che distribuiscono acqua potabile gratis…se lo street food non alleggerisce il portafoglio…le bottigliette d’acqua si fanno pagare! Scaricatevi l’app di Acea “L’Acqua di Roma a portata di mano” (cercate acqua-roma) che consente di calcolare la distanza tra voi e il “nasone” più vicino!

I nostri “tour abbuffata” alla ricerca dei the best of del cibo da strada non si fermano qui…torneremo molto presto a battere i vicoli di Roma alla ricerca di altre prelibatezze!
Nella speranza di avervi fatto venire l’acquolina in bocca, vi salutiamo!

Den e Robi
 

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Se Caravaggio fosse un dolce

Da bambini avete mai giocato al gioco Se fossi?

Se fossi un animale sarei una farfalla, se fossi un colore sarei il verde (o il giallo..dipende dall’ umore gioioso o speranzoso),se fossi una principessa delle favole sarei la Sirenetta (l’idea di stare tutto l’anno in costume a fare il bagno la trovo entusiasmante!)..Questa mattina, non so per quale motivo astrale, mi sono svegliata molto presto, all’alba, più precisamente alle 5.45..e quando ho guardato l’ora una sola domanda ha occupato la mia testa.. “E mo che faccio???”. Dopo aver provato a riprendere sonno (senza risultati), mi sono alzata con l’idea di fare una torta..e non una torta qualunque! Avevo la precisa intenzione di fare una torta al cioccolato, con succo di arancia ed una punta di alcool (che ci sta sempre bene!).

Mentre preparavo tutti gli strumenti e gli ingredienti sul bancone della mia cucina nuova (scusate, ma non ho resistito a sottolineare orgogliosa il particolare), associazioni mentali degne dell’irlandese James Joyce mi hanno fatto giungere ad una conclusione: questa torta è Caravaggio..o meglio..se Caravaggio fosse una torta sarebbe una torta al cioccolato, con succo d’arancia ed una punta di alcool! Gioia, ilarità ed interminabili viaggi mentali hanno accompagnato la preparazione della torta Caravaggio (il titolo è ovviamente venuto da sé), ed una quantità d’amore spropositata per l’artista, per la cioccolata e per la punta di alcool, hanno affiancato ogni giro di frusta..ed è così che la torta è divenuta alta e soffice!!
Ma le storie, come le ricette, vanno raccontate dall’ inizio, altrimenti non si capisce nulla: chi sono i personaggi, quante uova mettere, dove è ambientata la storia, va messo prima lo zucchero o la farina? Partiamo quindi dall’inizio..
Credo sia necessario specificare una cosa, visto che ultimamente mi è capitato di trattare la questione e suscitare estrema sorpresa nel mio interlocutore: Caravaggio non si chiamava davvero Caravaggio..che razza di genitore chiamerebbe suo figlio così?? (vabbè che ci sono persone che chiamano il proprio figlio Falco..). All’anagrafe era Michelangelo Merisi…da Caravaggio, ovvero una cittadina del bergamasco: immaginiamoci quindi quel bell’uomo moro, che un tempo occupava fiero le vecchie centomila lire (il disegno era dell’incisore seicentesco Ottavio Leoni, per gli amici Padovanino..indovinate perché??),che con voce grossa e pesante tipica della pianura lombarda urla “Pòtaaaa!!!” Era infatti consuetudine a quel tempo identificare una persona in base alla città in cui era nata; altre volte invece si usavano i patronimici, per cui capita si ritrovino nomi lunghissimi, come Giovanni di Niccolò di Pietro di Guido (che se il tipo si trovava in una situazione di pericolo e tu lo dovevi chiamare al volo per salvarlo facevi prima a dirgli direttamente “Addio!”..o a chiamarlo Ugo, come suggeriva Massimo Troisi in “Ricomincio da tre”). Ma quando nacque? Ehhhh… tanto bello, tanto amato e tanto misterioso il nostro Miky (ormai siamo amici extratemporali!), ma possiamo orientativamente affermare che negli anni ’70 del 1500 Dio, Buddha, Allah o chi per loro, decisero di mandarci sulla terra IL GENIO!! Ma tornado alle cose golose..dice (per chi non lo sapesse a Roma è un classico iniziare le frasi così) che

c’entra il cioccolato con Caravaggio?? La mia mente malata ha associato questo elemento culinario alla sua pittura, caratterizzata da forti contrasti di luci ed ombre ( “presso il cardinal del Monte iniziò ad ingagliardire gli scuri”), ed essendo il cacao uno dei principali cibi ritenuti afrodisiaci, l’assonanza con la vita dissoluta dell’artista non poteva che tradursi, sempre nella mia testa, in una perfezione cosmica!
L’arancio rappresenta dunque quella radiazione luminosa che si poggia sui protagonisti delle sue tele, i quali emergono da fondi bui grazie ad espedienti come fiaccole, finestre, che colgono la realtà quotidiana alla ricerca della verità.
Riguardo la punta di alcool forse Miky non sarebbe stato proprio d’accordo..sulla punta intendo..credo avrebbe gradito l’intera bottiglia all’interno dell’impasto..ma obiettivamente avrei creato un “mappazzone” (come direbbe lo chef Barbieri).

Se è vero che l’Italia è conosciuta nel mondo per la buona cucina e per la straordinaria quantità di artisti, credo che non ci sia modo migliore per spiegarle che “impastarle” per riempire non solo la pancia, ma anche gli occhi!

Spero di non dovermi svegliare tutte le mattine all’alba, ma ormai mi sento ispirata ad iniziare questo tour arte-gastronomico,

Se you soon, Smack smack,

B.

Dove incontrare Caravaggio a Roma:

San Giovanni nel deserto – Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini,Via della Lungara, 10

Storie di San Matteo – La vocazione di San Matteo; Il martirio di San Matteo; San Matteo e l’angelo (Cappella Contarelli) – Chiesa di San Luigi dei Francesi, Via Santa Giovanna D’Arco, 5

San Giovanni nel deserto; Bona ventura (o La zingara)– Musei Capitolini, Piazza del Campidoglio, 1

Madonna dei Pellegrini (o di Loreto) – Chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio, Piazza di Sant’Agostino, 80

Narciso; Giuditta e Oloferne – Galleria Nazionale d’arte Antica in Palazzo Barberini, Via delle Quattro Fontane, 13

Deposizione – Musei Vaticani, Viale Vaticano

Riposo durante la fuga in Egitto; La Maddalena penitente; San Giovanni Battista nel deserto – Galleria Doria Pamphilj, Via del Corso 305

Ragazzo con la canestra di frutta; David e Golia; Ritratto di Papa Paolo V; La Madonna dei Palafrenieri – Galleria Borghese, Piazzale del Museo Borghese, 5

Crocifissione di San Pietro e Conversione di San Paolo – Basilica di Santa Maria del Popolo, Piazza del Popolo, 12

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