Da una recente analisi delle Statistiche Eurosat risulta che ci siano circa 17,4 milioni di disoccupati in più nei 17 Paesi dell’Eurozona in Aprile 2012, mentre risulterebbe un incremento dell’occupazione ìn Germania e Austria!
La cosa fa riflettere non poco. Si parla tanto di Euro e di Europa, ma questo fa emergere in modo drammatico come le economie dei diversi paesi siano ancora lontanissime dall’essere paragonabili. Nel fare Business Coaching a diverse PMI soprattutto nell’area di Milano mi trovo spesso di fronte a casi davvero critici, dove l’imprenditore è costretto a licenziare o a fare enormi sacrifici per conservare i posti di lavoro dei suoi dipendenti, mentre al di là delle Alpi (almeno nei paesi di lingua tedesca) si sta assumendo. Come si spiega ciò? Io non sono un economista, ma ad una PMI che mi chiede questo devo dare una risposta semplice e credibile. E soprattutto speranzosa e che salvi almeno quello che rimane di una motivazione produttiva e imprenditoriale che va via via dileguandosi sotto i colpi di una informazione impietosa nel manifestare le diverse velocità dei diversi paesi europei (basti pensare al martellamento quotidiano dello “spread” tra i Bund tedeschi e i vari Bond di Italia e Spagna). Il vero fatto è che le economie austro-tedesche stanno viaggiando a ritmi impensabili per gli altri paesi dell’Eurozone (soprattutto del sud) sostenute da un export forte, da un costo del denaro estremamente più favorevole e da un sistema fiscale molto più equo del nostro. Queste variabili macroeconomiche sono ancora fortemente disallineate tra i vari paesi europei e sono la causa principale delle diverse “velocità ” di questi paesi. La realtà che emerge è che se non si procede in fretta alla creazione di una confederazione di stati europei almeno sotto il profilo fiscale e poi politico, queste tensioni e disparità saranno destinate ad aumentare, con conseguenti ulteriori ripercussioni monetarie sull’Euro.
Detto ciò, aiutare le nostre PMI in modo concreto non è una cosa semplicissima. Di sicuro vedo solo tre strade immediate da percorrere agibili senza interventi esterni:
1) Riequilibrare gradualmente il rapporto Debt/Equity (ossia il rapporto tra l’indebitamento verso gli istituti di credito e il capitale proprio) per alleggerire la pressione di tassi di interesse che stanno asfissiando le nostre PMI.
2) Puntare sempre di più sull’export, soprattutto ora che l’Euro si sta indebolendo rendendo più facili gli acquisti nella nostra valuta. Puntare sui Paesi emergenti (anzi, già emersi, in particolare il Brasile) con prodotti eccellenti e servizio ineccepibile.
3) Controllare millimetricamente i costi e le marginalità per linea di prodotto e quindi dar vita a un sistema di reporting e di rilevazione dei costi semplice ma efficace per evitare il benché minimo spreco.
Per monitorare la crisi, vi consiglio sempre l’ascolto delle due uniche trasmissioni radiofoniche che sono sensibili a queste tematiche e super attente alle sorti economiche delle nostre PMI, su Radio 24: “Nove in punto” di Oscar Giannino e “Focus economia” di Sebastiano Barisoni.
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