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Il connubio tra arte ed industria e nuovi materiali

Si sente sempre più parlare di riqualificazione urbanistica sia nelle aree urbane centrali che in quelle periferiche industriali e si fa sempre più viva e incalzante la tendenza a valorizzare il contesto urbano e paesaggistico del territorio, sfruttando nuovi materiali e conoscenze tecniche. Questo grazie anche a recenti studi nel campo dell’innovazione tecnica di strutture non portanti ma comunque importanti e funzionali per il buon funzionamento e l’estetica dell’edificio, un esempio sono gli impianti enologia per chi si occupa dell’industria del vino così fiorente in Italia. Si tratta di strutture mobili che arricchiscono il design esterno ed interno, in grado di arricchire il fascino e il design dell’intero edificio. Basti pensare al successo ottenuto qualche anno fa dalla costruzione del museo d’arte contemporanea G. Pompidou di Parigi, dove le tubazioni esterne colorate e il grande tubo che attraversa l’intera facciata ne sono la peculiarità e autenticità.

L’interesse al posizionamento dell’edificio all’interno dell’area urbana o periferica va quindi di pari passo con lo studio progettuale e architettonico dello stesso. Si cercano materiali e forme nuove ed accattivanti, prendendo spunto anche da monumenti o edifici molto famosi e conosciuti. Chi costruisce, chi progetta un edificio industriale oggi non guarda più solo l’efficienza ma studia contemporaneamente soluzioni diverse ed innovative. Il designer moderno prende ispirazione dal le mode del momento a livello internazionale, attingendo informazioni e novità presso le fiere del settore ed eventi e festival legati al mondo dell’architettura e dell’ingegneria e sempre più spesso imitando i grandi architetti di fama mondiale.

In primo luogo si vogliono sfruttare le conoscenze tecniche delle strutture acciaio, in particolare le innovazioni tecnologiche apportate negli ultimi anni nel campo dell’ingegneria. I nuovi materiali proposti dal settore, favoriscono soluzioni architettoniche efficienti e allo stesso tempo di pregio. L’acciaio è uno di questi elementi: duttile, versatile e come dice la parola stessa inossidabile, quindi durevole nel tempo. Sono queste piccoli ma grandi progressi che fanno costruire nel tempo grattaceli filiformi e volumi futuristici. Nuove geometrie arricchiscono il nostro panorama, si accostano vetro e spazi vuoti a giochi di geometri solide perfette.

Tutta questa innovazione e creatività si evolve assieme alla cura del dettaglio e della funzionalità dell’edificio industriale, la stessa attenzione che oggi si pone anche in altri settori in crescita come il settore inox nautica.

Nei giorni nostri non costituisce più una novità se l’industria si mette a disposizione e a servizio dell’arte, è un’opportunità nuova per il mondo dell’arte e dell’architettura stessi, che trova nuovi committenti e possibilità di espressione. E’ con queste premesse che si progettano e creano nuovi spazi e nuove frontiere architettoniche, ormai le nostre città hanno bisogno di mostrare e di mostrarsi non solo attraverso cantieri residenziali ma anche attraverso nuove idee e progetti industriali.

Articolo a cura di Elena Tondello
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Tutti a Riccione per il Capodanno 2011!

Un Capodanno immersi in un mare di luci sfavillanti e decorazioni luminose, tra una passeggiata nello storico viale Ceccarini, il mare in inverno e tanto divertimento: troverete questo e molto altro ancora a Riccione!

Per quest’anno, che ne dite di passare qualche giorno di vacanza in uno dei centri benessere spa della Riviera Romagnola per prendere un po’ di pausa dalla vita di tutti i giorni? La Riviera è preparatissima, come sempre, ad accogliere chiunque scelga di trascorrere lì qualche giorno!

Passare un capodanno in centro benessere significa essere coccolati da piscine e massaggi in albergo, senza per questo dover rinunciare alle feste nei locali o di strada: insomma, un incontro perfetto di divertimento e relax!

Molti fanno anche attenzione alla scelta di un albergo tra gli ottimi ristoranti albergo della città, per poter partecipare al cenone di fine anno direttamente in albergo, evitando così spostamenti nella confusione del traffico della notte di fine anno.

Tra le proposte per il periodo di Capodanno a Riccione c’è il Concerto di Auguri, le cui melodie si ispirano alla musica americana del ‘900; si terrà al Palazzo dei Congressi il 30 dicembre, con ingresso gratuito. Il 31, invece, si potrà attendere l’inizio dell’Anno Nuovo in una delle numerose discoteche e assistere ai tradizionali fuochi d’artificio in Piazzale Roma.

Per il primo giorno del 2011, nel calendario delle proposte riccionesi, è previsto il tradizionale tuffo in mare: un gruppo di coraggiosi riccionesi e non, per seguire una tradizione nata vent’anni fa, si presteranno all’impresa di tuffarsi nelle acque gelide del mare invernale per una nuotata beneaugurante; l’appuntamento per i volenterosi nuotatori è alle 12 del 1° gennaio 2011 davanti a Piazzale Roma.

Per tutto il periodo delle feste di Natale, naturalmente, come tutte le città anche Riccione è vestita a festa: il centralissimo viale Ceccarini è illuminato come ogni anno dalle numerose luci che contribuiscono a rendere così speciale il periodo natalizio.

Le città sembra facciano a gara per esporre le luminarie più belle: si vestono tutte a festa mostrando luci, forme e colori, in modo che tutte le piazze e le vie siano illuminate a festa. Nei grandi parchi ma anche nelle aiuole si costruiscono presepi, dai più elaborati ai più semplici, i lampioni e gli alberi si riempiono di luci, ci sono scritte di auguri e cascate di luce appese da un lato all’altro delle strade … insomma, tutto è una festa di luce!

Oltre alle illuminazioni, il periodo natalizio dà vita anche a numerosi mercatini nei quali si trovano regali e pensierini di Natale di ogni genere e per ogni età: oggetti artigianali da borse, diari, giocattoli in legno e suppellettili in ferro battuto, ai mercatini si trovano idee regalo per tutti!

Quindi, tutto è pronto nella Riviera Romagnola per un nuovo Capodanno: Riccione vi aspetta per salutare il 2010 e dare il benvenuto al 2011, sperando che porti tante cose belle! Lavoro, vacanze, famiglia, amici e tutto ciò che cercate, l’augurio è che il 2011 possa portare tutto ciò che di buono desiderate!

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – registrazione motori di ricerca

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Shopping online: affidarsi o no?

Internet fa sempre più parte della vita quotidiana di sempre più persone, non solo nel lavoro ma anche nella vita privata, facendoci entrare in una realtà virtuale che assomiglia ad un mondo parallelo. Fidarsi o no?

Per partire per le vacanze ci si affida a dei software booking, sia per il viaggio sia per il soggiorno; per controllare il proprio conto in banca si entra nella propria cassaforte virtuale dal web, per acquistare prodotti, regali e altro ancora si entra nei negozi in internet e per leggere le notizie si sfogliano i giornali online.

Le aziende si affidano agli intranet aziendali per facilitare la comunicazione interna dell’impresa, al web per diffondere i propri prodotti o servizi grazie a siti che permettono non solo di pubblicizzare l’azienda, ma anche di vendere i prodotti online tramite applicazioni per siti web che danno la possibilità di creare un sistema sicuro e affidabile per acquistare i prodotti e riceverli direttamente a casa propria. In questo caso molto spesso si ricorre ad un’assistenza sito web specializzata per evitare problemi che porterebbero all’effetto opposto a quello cercato, ovvero ad un allontanamento dei potenziali clienti.

Per acquistare dei prodotti tramite internet, infatti, gli utenti cercano affidabilità: per riuscire a vendere online, un sito deve riuscire a trasmettere fiducia ai suoi possibili clienti. Gli acquirenti del web non vedono prodotti né venditori, quindi è molto più difficile conquistare la loro fiducia: è necessario dare loro certezze, risposte pronte in caso di contatti, per dimostrare che dall’altra parte dello schermo ci sono veramente delle persone e che i prodotti che vedono nel sito esistono davvero e arriveranno a casa loro.

Il fatto che i prodotti arrivino direttamente a casa infatti rappresenta una grandissima comodità, perché l’acquirente non deve uscire né spostarsi: deve solo entrare nell’e-shop, scegliere il prodotto, e dopo qualche click avrà prenotato ciò che vuole, e gli arriverà a casa dopo qualche giorno. Ma questa è una faccia della medaglia.

L’altra faccia della medaglia, invece, mostra la difficoltà del cliente che dovrebbe fidarsi di un sito, ovvero di un negozio virtuale (e quindi virtualmente inesistente), abbastanza da inserire il numero della sua carta di credito dandola in mano a qualcuno che, per quanto ne sa, potrebbe utilizzarlo in seguito senza la sua autorizzazione. Naturalmente frodi di questo genere non sono convenienti per i siti, perché un cliente soddisfatto torna a comprare: viceversa, può essere ingannato la prima volta, ma non la seconda, e un sito disonesto riceve una pubblicità negativa immediata che ne azzera le visite.

Una soluzione usata da molti per non correre rischi è quella di utilizzare carte di credito prepagate; inoltre, un modo per sentirsi tranquilli è pensare che se un sito è molto conosciuto e ha molte visite significa che è sicuro. Una sola mossa sbagliata, infatti, macchierebbe indelebilmente la fiducia che i clienti gli concedono e lo cancellerebbe immediatamente dai siti “affidabili”: il passaparola tra acquirenti rimane sempre, anche nell’era di internet, la pubblicità più efficace. Sia in senso positivo, sia in senso negativo.

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – analisi statistiche sito

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Costruire un futuro da una gru

Le gru servono per spostare carichi pesanti, costruire edifici, sono imponenti e danno sicurezza: tutto ciò può essere letto in un altro modo da quando sono state al centro delle proteste degli immigrati che hanno detto “basta”.

Lavorare tra una griglia fissa e una griglia rotante, spostare carichi pesanti, manovrare macchinari potenzialmente pericolosi, il tutto continuando a non avere diritti e a dover fuggire dalla legge per poter rimanere in un Paese che promette uguale dignità per tutti ma finisce per offrire lavoro in nero.

E quindi ecco un gruppo di sei immigrati che invece di manovrare accessori gru o usare la gru mobile per costruire, usano i loro “attrezzi da lavoro” per protestare: la gru è alta, e di per sé è un simbolo del lavoro operaio, e quindi invece di usare i ganci gru per trasportare blocchi di cemento i lavori si fermano, i bracci gru sono immobili, e gli operai stanno lì in cima, aspettando di essere visti e sperando di essere ascoltati.

Mentre il mondo diventa sempre più piccolo grazie ad una facilità di spostamento sempre maggiore, alcuni vogliono “difendere il territorio”. Ma solo il loro: si preoccupano di fare in modo che l’Italia sia degli italiani, ma allo stesso tempo pretendono di spostarsi senza problemi da uno Stato all’altro e loro stessi, spostandosi magari anche solo per una settimana di ferie, non riescono a non portare la loro italianità all’estero.

Gli immigrati che hanno protestato sulla gru a Brescia non chiedevano altro che regolarità. Perché, se hanno un lavoro onesto, devono vivere da clandestini? Perché, se non fanno nulla di male, devono essere trattati come se fossero dei criminali?

L’unica risposta sembrerebbe essere “perché non sono Italiani”, e sembra una risposta adatta al medioevo più che al XXI secolo. È comprensibile il fatto di non voler accettare che dei piccoli o grandi criminali entrino a far parte regolarmente dei cittadini del nostro Paese: di criminali ne abbiamo già tanti, quelli degli altri Paesi possiamo evitare di accoglierli.

Ma perché non accettare delle persone oneste che vengono da altri Paesi per lavorare? E soprattutto, perché, una volta entrati, ostacolarli? Perché, una volta visto che quello che vogliono è un lavoro, non accettarli come “lavoratori” invece di additarli come “stranieri”?

Forse ci siamo dimenticati di quando eravamo noi Italiani ad andare in giro per il mondo alla ricerca di un lavoro e venivamo trattati male, presi in giro e discriminati solo in quanto italiani … invece di rivalersi con chi si trova ora nella situazione in cui erano i nostri padri, nonni e bisnonni, dovremmo sapere quanto è difficile ed evitare loro le stesse difficoltà e umiliazioni.

Vogliamo essere come chi da piccolo veniva picchiato e ora picchia i suoi figli oppure come chi, essendo stato picchiato, sa quanto è doloroso e non lo farebbe mai a qualcun altro? Dovremmo sapere dai racconti dei nostri padri cosa significa vivere nella situazione di quei sei immigrati che sono stati per due settimane in cima a quella gru, in quel cantiere di Brescia.

Dalla cima della gru hanno chiesto di poter costruire un futuro, non solo case; non chiedono di avere solo diritti: è giusto che noi gli diamo solo doveri?

A cura di Lia Contesso

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L’e-commerce: un mercato sempre aperto

Il commercio si è modificato, nel corso dl tempo, stando al passo con la tecnologia: dai baratti dell’antichità siamo arrivati ai centri commerciali e, negli ultimi anni, all’e-commerce.

L’e-commerce è l’ultimo stadio del commercio: non serve uscire di casa per comprare, basta accendere il computer e scegliere tra gli annunci gratuiti quello che offre ciò che cercavamo: tra tanti siti e migliaia di offerte si può trovare praticamente qualsiasi cosa.

Volete cambiare auto? Guardate tra gli annunci auto vendita; state pensando di comprare una barca? Allora cercate tra gli annunci barche. Esistono annunci di oggetti spedibili in tutta Italia – e potenzialmente in tutto il mondo – , mentre per altri è logico un utilizzo di suddivisioni geografiche.

È il caso degli annunci immobiliari, che si suddividono in annunci vendita e affitto di case, appartamenti, villette, rustici e qualunque tipo di immobile voi cerchiate. Navigando nel web vi imbatterete in annunci di qualsiasi genere, insomma, tra i quali potrete trovare tutto ciò che cercate.

Tutto quello che serve per poter entrare nel mondo del commercio elettronico sono una connessione internet e una carta di credito o una carta prepagata; entrambe le cose sono ampiamente diffuse, e rendono l’e-commerce sempre più comune.

Il successo dell’e-commerce è dato proprio dalle enormi possibilità che offre: facilita l’acquisto per diversi motivi, tra i quali il fatto di non dover andare fisicamente alla ricerca di qualcosa; un altro incentivo è che non esistono orari né distanze – tranne nei casi degli immobili, ai quali ovviamente corrisponde un’effettiva collocazione geografica … ma per gli oggetti che possono essere trasportati o spediti, l’e-commerce è effettivamente in grado di annullare le distanze.

Grazie all’e-commerce, quindi, si possono “sfogliare” in qualsiasi momento centinaia di cataloghi online, curiosare tra oggetti di vario genere andando alla ricerca di un oggetto particolare o anche di un’idea; dal lato opposto, l’e-commerce può essere un ottimo metodo per vendere qualcosa: anche in questo caso, la visibilità di un annuncio pubblicato in internet non è comparabile a quella tradizionale.

Il segreto del successo dell’e-commerce, infatti, è proprio la visibilità: un annuncio pubblicato nel web è visibile potenzialmente in tutto il mondo, cosa ovviamente impensabile per gli annunci tradizionali, che sono limitati all’area geografica di appartenenza dell’oggetto.

Con l’e-commerce, quindi, aumentano le possibilità sia per chi vende, sia per chi intende acquistare: il computer si trasforma in un enorme negozio contenente, in breve, tutto. Oggetti antichi, nuovi, vecchi, introvabili, rari, comuni, tutto ciò che cercate e anche molto di più: per averne la prova, basta entrare in un qualsiasi sito che ospita annunci gratuiti.

Entrando in un sito di e-commerce si varca la soglia virtuale di un mercato che consegna a domicilio quello che cercate, o che vi aiuta a farvi un’idea di dove potreste dirigervi per vedere un immobile che volete acquistare o prendere in affitto.

Un mercato aperto 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, che non chiude nelle festività e vi mette in contatto con chi cerca quello che voi volete vendere, o con chi vende ciò che cercate.

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – posizione motori di ricerca

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Fare pubblicità vendendo: l’abbigliamento promozionale

L’abbigliamento e lo shopping seguono moda e tecnologia; spesso abbigliamento e gadget sono commemorativi di eventi, dei “tormentoni” rappresentativi di un periodo o di un marchio particolari.

Esistono in commercio molte maglie personalizzate e articoli promozionali, che vengono commercializzati per promuovere un evento o, una volta passato, per ricordarlo; aiutano a far sentire il possibile pubblico parte dell’avvenimento e diventano dei “must”: è allora che l’evento diventa imperdibile.

Sono molti i gadget promozionali proposti dalle aziende per ricordare un marchio o un periodo: borse ecologiche e abbigliamento promozionale, cappellini e occhiali, borsoni, accappatoi, ciabatte … tantissimi prodotti che vengono acquistati perché legati ad un evento specifico o ad un marchio.

I gadget personalizzati si possono acquistare in molti negozi in qualsiasi città, e naturalmente anche in internet; il merchandising online è sempre più diffuso e apprezzato per la sua comodità: si ordina dal pc e la merce scelta arriva direttamente a casa dopo qualche giorno.

Ecco quindi che vediamo arrivare negli scaffali dei negozi e nelle pagine web palloni dedicati ai mondiali di calcio o di pallavolo, accappatoi, asciugamani e infradito della nazionale per sentirsi parte della squadra, oppure, perché no?, maglie di famosi birrifici tedeschi che gli appassionati possono collezionare.

L’abbigliamento e i gadget legati ad un evento oppure ad un marchio servono anche a sentirsi più parte di quel determinato evento o più vicini a quel determinato marchio: sono un ottimo metodo per aumentarne la popolarità e quindi assicurarsi una promozione passiva da parte degli acquirenti stessi, che promuovono l’azienda o l’evento semplicemente indossando il capo d’abbigliamento acquistato e camminando per la strada.

Navigando in internet si possono trovare tantissimi gadget, divertenti o alla moda, utili o che hanno una pura funzione estetica, insomma, si può trovare di tutto per tutti! Si scelgono per moda, per gusti estetici, per ricordo di un evento o di una manifestazione … ci sono tantissimi motivi che spingono a comprare un capo d’abbigliamento promozionale.

Per le aziende, il discorso va fatto al contrario: i motivi per produrre capi d’abbigliamento promozionali o gadget di vario genere sono moltissimi, e portano ad una convenienza economica data sia dagli introiti provenienti dalle vendite degli oggetti, sia dalla promozione che proviene dagli stessi.

Naturalmente perché questi oggetti incontrino il favore del pubblico devono riuscire a diventare dei “must”, e qui entrano in gioco il marketing, le pubbliche relazioni e tutto ciò che dovrebbe portare alla creazione di un mito, sia esso passeggero o duraturo.

La moda crea spesso dei miti, e sono quegli oggetti di cui chi la segue non può assolutamente fare a meno; dei “must”, cioè degli oggetti che si trovano nella situazione di essere ambiti da chi li compra e preziosi per chi li produce, perché riconducono immediatamente alla casa produttrice, facendone pubblicità.

Insomma, più un’azienda ne produce, più è conosciuta; allo stesso tempo, più è conosciuta e più ne produce: un equilibrio complicato di cause ed effetti, da sfruttare al meglio perché la propria azienda possa godere degli effetti benefici della pubblicità.

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – strategia web marketing

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La Carmen di Bizet a Rimini per iniziare il 2011

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Image via Wikipedia

Il 2010 si sta per concludere, e Rimini ci propone, come ogni anno, di cominciare l’Anno Nuovo con un’opera lirica: il 2011 inizierà con la Carmen di Bizet, il 1° gennaio alle 17.30 e il 3 gennaio alle 20.30 all’Auditorium Palacongressi.

Il primo passo da fare è quello di scegliere un posto dove stare: un hotel rimini 3 stelle, un albergo con piscina, un luogo per trascorrere i giorni finali del 2010 e entrare al meglio nel 2011; poi si può gustare l’ottima cucina romagnola scegliendo tra le numerose trattorie Riviera Romagnola per assaporare le ricette tradizionali della zona.

Se scegliete di trascorrere una notte di San Silvestro romantica, ci saranno tantissimi ristoranti Romagna dove potrete prenotare per una cenetta a due: un ristorante con giardino, magari, per rendere l’atmosfera ancora più suggestiva.

Passata la notte di San Silvestro, la proposta di Rimini per il primo giorno dell’anno è una delle opere liriche più conosciute e amate: la Carmen di Bizet. È il capolavoro del compositore francese, messa in scena per la sua prima assoluta all’Opéra Comique di Parigi il 3 marzo 1875.

La storia della sigaraia di Siviglia è stata scelta per iniziare il 2011: le sue arie, prima tra tutte la celeberrima Habanera, daranno l’inizio al Nuovo Anno con la tragica energia trasmessa dall’opera di Bizet, tra canti e danze dal sapore spagnoleggiante.

I biglietti sono in prevendita dal 2 dicembre 2010, e i prezzi oscillano tra i 25 e i 50 euro e sono acquistabili presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico nel centro storico di Rimini, in Piazza Cavour, 31, tutti i giorni domenica compresa dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, tranne il giovedì, dalle 17.30 alle 20.00. Per richiedere i biglietti se abitate fuori provincia potete opzionare i biglietti per un giorno e pagare tramite bonifico intestato ad Atto Primo Associazione Rimini inMusica.

La trama racconta di un ambiente dove regnano disperazione, povertà e tradimento, e Carmen è una bella gitana, vivace e passionale, che vive seguendo istinto e sentimenti, sfidando le regole e il destino. La scena si svolge in Andalusia, a Siviglia, una terra normalmente associata a quell’allegria e quel colore che in effetti non mancano, ma qui sono velati da un disagio sociale che porta ad una sensazione complessiva di tristezza: l’allegria che si vede nella Carmen è quella che si vive nei quartieri più malfamati, dove non rimane altro che cercare di coprire la disperazione fingendo un sorriso, sperando che porti un po’ di sollievo.

Un’opera nella quale troviamo temi importanti, che purtroppo possono essere considerati sempre attuali: esistono ancora luoghi dove la criminalità regna, dove la disperazione è il sentimento più diffuso e viene mascherato da una triste allegria. Ma accanto a questo c’è anche la speranza di cambiare e migliorare, di far conoscere realtà diverse e di andare avanti creando quartieri, città, Paesi dove le risate sono vere e non servono a nascondere le lacrime.

L’augurio più grande che possiamo farci in questo momento storico è quello di tornare a sorridere, dopo essere riusciti a cacciare chi ce lo impedisce: auguri per un 2011 pieno di gioia, sorrisi veri, orgoglio e dignità!

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – consulenza di marketing

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Un tocco in più ai classici dolci natalizi

Sia in Europa che in America è tradizione preparare alcuni giorni tipici per i giorni di festa, come Natale e Pasqua.

In Italia esiste una vasta gamma di dolci natale, tramandati da centinaia d’anni dalla nostra famosa tradizionale dolciaria; sono prodotti artigianali ed industriali che ci accompagnano alla festività del Natale, con una diversificazione per regioni, province e perfino comuni; inoltre, lo stesso dolce acquisisce, secondo i luoghi, i nomi più disparati. Anche se siete a dieta, le feste di Natale sono un periodo durante il quale sono concessi molti peccati di gola. E noi vi aiuteremo ad ingrassare un po’ di più!

Per il Natale i grandi classici sono i dolci pandoro e panettone classico. Moltissime sono le varianti per questi dolci tipici, a seconda della regione o dell’estro del pasticcere. Il panettone, in particolare, è un tipico dolce natalizio, dalla caratteristica forma a cupola, ed e’ uno dei prodotti di pasticceria più tipici di Milano, ma ormai diffuso in tutta Italia e all’estero. La ricetta tradizionale e’ a base di pasta soffice e lievitata, uova, burro, uvetta e canditi, anche se negli ultimi tempi l’industria dolciaria ha creato innumerevoli versioni, proponendo anche panettone e pandoro farcito o ricoperto.

Ma se quest’anno voleste stupire tutti con un’idea originale per servire il nostro dolce più tradizionale il giorno di Natale? E’ più facile eseguirla di quanto non lo sia descriverla, ve lo posso assicurare, quindi se volete dare un tocco molto personale al vostro panettone e stupire tutti i commensali, seguite questi facili consigli.

Come prima cosa occorre tagliare la parte superiore sino quasi al bordo dello stampo in carta, che poi asporterete. Scavate con un coltello molto affilato lasciando circa 4 cm di spessore sia sotto sia ai lati.
Preparate dell’ottimo gelato di vaniglia battendo otto tuorli con 220 g di zucchero, e versandovi sopra 8 dl di latte con 2 dl di panna portati ad ebollizione con una stecca di vaniglia. Lasciate poi gelare come di consueto. Una volta pronto il gelato, dovrete foderare completamente il dolce unendo, se necessario, la polpa asportata precedentemente tagliata in grossi cubi. Chiudete ermeticamente con il cappello e ponete in congelatore.
Pesate gli albumi rimasti e, aggiungendo il doppio del loro peso in zucchero, una volta battuti a neve fermissima fatene una meringa cruda con la quale cospargerete interamente il panettone. Non dimenticate di occultare nella parte superiore mezzo guscio d’uovo che servirà per gli effetti “speciali”. Al momento di servire gratinate in forno caldissimo con aggiunta della funzione apposita, in altre parole “grill”, fino a far colorire la meringa.

A questo punto ponete sulla sommità del dolce, all’interno del mezzo guscio, un batuffolo di cotone imbevuto d’alcool 95°, incendiate e servite.

Il vostro panettone in fiamme sarà sicuramente protagonista del Natale più di quanto non lo sarebbe stato nella versione “nature”. Quasi dimenticavo: la polpa interna se non è aggiunta al gelato, può essere servita ai più golosi “strisciata” con dell’ottimo cioccolato. Un ottimo modo per portare un po’ di allegria ai soliti dolci Natale e stupire tutti con la vostra bravura culinaria.

Auguro a tutti un Natale sereno ed un Nuovo Anno ricco di piacevolissimi frutti!

A cura di Martina Meneghetti
Prima Posizione srl – statistiche siti

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Un viaggio enogastronomico per conoscere l’Italia

I viaggi enogastronomici attraggono molti amanti della buona cucina e del buon vino; prima di partire, però, è necessario informarsi su cosa, dove e prezzi e scegliere il periodo migliore.

Per prepararsi ad un viaggio enogastronomico in Italia bisogna informarsi su tutto. I monumenti architettonici e artistici vengono affiancati da piatti tradizionali e vini regionali, allargando gli argomenti di preparazione pre-viaggio: confronta i prezzi per trovare i prezzi migliori, cerca i posti dove vanno gli abitanti del luogo, fatti indicare le cose migliori da mangiare e da bere e i periodi giusti per assaggiarli.

In questo ci si può aiutare in vari modi: leggendo libri e guide sui cibi e i vini italiani, ma anche navigando in internet ed entrando nei forum vini che danno consigli spesso molto utili andando anche nello specifico e consigliando locali altrimenti introvabili.

Nel preparare un viaggio è utile ascoltare i suggerimenti di chi è già stato nei posti che si intende visitare: seguire dei consigli per un viaggio in italia può essere un’ottima idea per non perdersi nei meandri delle sue numerosissime e particolarissime tradizioni, che cambiano non solo di regione in regione, ma anche di città in città.

La varietà regionale italiana rende la penisola ancora più interessante agli occhi degli stranieri, ma anche degli italiani: cambiare città o regione fa scoprire agli italiani stessi tradizioni nuove e diverse dalle proprie, e rende ogni spostamento interessante.

La ricchezza italiana sta proprio nella sua diversità: ogni tradizione, ogni storia, ogni ricetta, ogni ingrediente tipico di un luogo contribuisce, con la sua diversità, a costituire la ricchezza del Bel Paese. Turisticamente parlando, per gli stranieri l’Italia è una miniera nella quale scavare con la certezza di trovare anche più di quanto ci si aspettasse.

Anche per questo motivo è importante mantenere vive le tradizioni tanto quanto il rispetto per la diversità: significa rimanere un attrattiva per gli stranieri, che vengono attratti non solo dalla bellezza artistica dell’Italia, ma anche dalla sua enorme varietà culturale.

Per fare un giro enogastronomico completo dell’Italia una vita può non essere sufficiente, considerando che bisognerebbe andare in tutte le città italiane in tutti i periodi dell’anno per assaggiare le varie specialità tipiche di ogni stagione e di ogni mese.

D’altro canto, la cucina italiana è apprezzata in tutto il mondo ed è riconosciuta come una delle più buone e sicuramente tra le più varie del mondo – il tema della varietà torna ancora; quanto ai vini italiani, anche in quello il Bel Paese eccelle, con un’ampia offerta enologica di alta qualità.

Per iniziare ad organizzare un viaggio enogastronomico in Italia quindi è necessario documentarsi e scegliere un metodo: si può scegliere, per esempio, di conoscere i piatti tipici di un certo periodo in tutta Italia, oppure di conoscere le diverse specialità che utilizzano un particolare ingrediente.

Si possono inseguire ingredienti particolari e vederne i diversi utilizzi nelle varie regioni: un esempio? La pasta, regina della gastronomia italiana, condita in centinaia di modi diversi e presentata in tantissimi formati differenti. Conoscerli e assaggiarli tutti sarebbe un’impresa molto lunga e senz’altro saporita.

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – marketing multimedia

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Pronti per la settimana bianca sulle Dolomiti?

La stagione invernale è ormai alle porte: gli appassionati di sci e di sport invernali in genere iniziano già a prepararsi per i loro week end in montagna e settimane bianche!

La montagna, per molti, significa relax: chi ha una casa vacanze dolomiti, o prenota un residence in Cadore, vi trascorre i fine settimana invernali sulla neve, tra sport, passeggiate e riposo, godendosi la bellezza del paesaggio montano e la tranquillità della vita quotidiana dei paesi di montagna.

Le vacanze invernali dolomiti rappresentano una boccata d’aria durante il lungo inverno; brevi week-end o intere settimane quando ce n’è la possibilità assicurano riposo e divertimento, che ognuno vive come preferisce: sport sulla neve, estremi o meno, scalate e arrampicate di vario genere, ma anche rilassanti camminate per i sentieri nei boschi o nei paesi …

Se si sceglie di dormire a Cortina, ovvero una delle località più apprezzate nelle montagne venete, si potranno seguire diversi percorsi dolomiti dai quali si avrà la possibilità di ammirare la bellezza naturale del paesaggio che vi circonda.

Le Dolomiti sono una catena montuosa unica nel suo genere: si è formata dai detriti marini centinaia di milioni di anni fa, quando il mare arrivava a bagnare quelle zone; i movimenti tettonici hanno fatto il resto, innalzando gli accumuli di conchiglie, alghe e coralli e dando forma a quelle che oggi chiamiamo Dolomiti in onore a Déodat de Dolomieu, che ne ha studiato la storia geologica e composizione.

Il 26 giugno 2009 le Dolomiti sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il che conferma la loro unicità e la loro importanza nel panorama naturale mondiale. La catena delle Dolomiti si estende nelle provincie di Bolzano, Trento, Vicenza, Verona, Pordenone, Udine e Belluno, e la maggior parte della catena si trova nel territorio di quest’ultima, nel Veneto settentrionale.

Per la stagione invernale 2010/2011 è previsto un lieve calo negli arrivi degli sciatori italiani, perché ancora si risente dalla crisi economica, ma in compenso gli escursionisti sono in aumento: il numero degli italiani in ferie invernali, quindi, rimane sostanzialmente stabile. È previsto però un incremento dei turisti stranieri, che secondo le stime dovrebbero aumentare circa del 5%.

Gli sciatori italiani sono circa tre milioni e mezzo, tra i quali circa un milione e 400 mila sono esperti, un milione e 300 mila sono sciatori amatoriali e circa 800 mila invece approfittano dei periodi di massimo afflusso per sfoderare i loro sci e cimentarsi in qualche discesa.

Le discipline sportive sulla neve sono diverse, e chi va in settimana bianca cerca allo stesso tempo relax e adrenalina: il relax della vacanza, l’adrenalina delle piste sempre più difficili. La maggior parte dei turisti invernali sceglie le discese, il 66,8%, mentre solo l’8,2% pratica sci di fondo. Gli snowboarder sono circa il 20,8% e il 4,2% scegli di provare nuove discipline.

Tutti pronti, quindi: l’inverno è alle porte, e arriverà come sempre con i suoi momenti speciali che gli amanti della neve aspettano tutto l’anno. Quindi, preparate sci, snowboard e slittini … la settimana bianca vi aspetta!

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – web media

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Giochi e novità: la Wii

La console Wii della Nintendo è già famosa per aver battuto ogni record di vendita, ma i dirigenti Nintendo non sono intenzionati a fermarsi qui, ma hanno già in cantiere nuovi successi.

Il Wii è riuscito nell’ambizioso compito di estendere i giochi elettronici ad un pubblico che mai prima era stato raggiunto da questa categoria di prodotti. Ma nonostante abbiano già infranto moltissimi record di vendite, i capi della r4 ninendo ds non intendono fermarsi qui, ma puntano a conquistare nuovi traguardi.

Da settembre infatti il prezzo della Wii è sceso a 199 dollari, ma è già in cantiere il suo successore, Wii HD. Il successore di Wii in Nintendo dovrebbe infatti utilizzare la tecnologia Alta Definizione, anche se non sarà pronto prima del 2011, secondo le indiscrezioni. Questo non stupisce chi da anni segue le vicende della casa giapponese, che dalle console ps2 in poi preferisce attendere che i prezzi delle nuove tecnologie si abbassino, fino a diventare alla portata di quasi tutte le tasche, prima di implementarle. Questo comportamento è pertanto conforme alle politiche seguite finora, già col primo modello di Wii. Il primo Wii aveva già un prezzo abbastanza accessibile paragonata alle altre console, e uno dei tratti caratteristici e distintivi era l’offerta di giochi indirizzati ad un pubblico molto vario. Questa politica permette di creare tecnologie ludiche alla portata di tutti, e quindi di allargare il bacino d’utenza e la fetta di mercato corrispondente. In questo modo la nuova console supporterebbe cd dvd di gioco differenti da quelli attuali, con una grafica più definita, ma sempre a prezzi contenuti.

Il Wii HD includerebbe molte funzioni multimediali delle attuali console Sony e Microsoft (riproduzione video, su tutte) e sarebbe basato ancora sull’interazione tramite sensore di movimento, con un controller che probabilmente integrerebbe le funzioni del normale telecomando Wii e dell’accessorio Motion Plus, dotato di giroscopio e rilasciato successivamente per rendere ancora più precisa e versatile la scansione dei movimenti corporei.

Tra le novità della prossima stagione, anche Sony e Microsoft stanno per abbracciare la filosofia dei giochi che si controllano semplicemente e intuitivamente con i movimenti del corpo: la casa della PlayStation con un accessorio simile al telecomando Wii, ma dotato di una tecnologia che dalle prime dimostrazioni sembra più performante, quella dell’Xbox con il suo Project Natal: una tecnologica telecamera che dovrebbe essere in grado di scansionare il nostro corpo in modo da lasciarci interagire con la console in modi mai visti prima.

Anche nel campo dei supporti digitali si attendono grandi novità, soprattutto relativamente a supporti video e TV direttamente collegate in rete. C’è chi pensa che lo scarso successo dei Blu-ray sia dovuto al fatto che molte persone stiano aspettando di vedere che succede, per evitare di spendere parecchi soldi per tecnologie che potrebbero essere superate in un paio d’anni. Secondo molti è meglio aspettare un po’ e vedere se la possibilità di visionare prodotti in streaming o via download possa entro breve attuabile via normale TV.

Più o meno quello che accade nel mondo dei videogiochi, dove esiste già la possibilità di avere la console collegata in rete e di, potenzialmente, dichiarare morto il classico supporto-disco. Questo è quindi certamente un periodo di transizione e con molte trasformazioni.

A cura di Martina Meneghetti
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Ordine, pulizia e sicurezza, a casa e in fabbrica

La tecnologia è entrata in tutti i campi, anche in quello delle pulizie, stravolgendo abitudini radicate, migliorando i risultati e velocizzando il lavoro.

I tempi sono cambiati: non più scope di saggina, ma spazzatrici meccaniche e lavapavimenti industriali; non più pulizia con acqua e sapone, ma prodotti specifici per pulire, detergere e disinfettare, rendendo gli ambienti, di qualunque genere essi siano, sani e puliti.

I prodotti per la pulizia prevedono trattamenti pavimenti specifici a seconda del materiale del pavimento, e ultimamente si cerca anche di diminuire l’impatto ambientale proponendo e utilizzando prodotti ecologici.

Le macchine per la pulizia dei pavimenti proposte dalle aziende produttrici sono diverse a seconda degli ambienti a cui sono destinate: bisogna prendere in considerazione le dimensioni dell’area da pulire, se è all’aperto o al coperto … insomma, informazioni basilari che possono però influire decisamente sulla scelta del macchinario più adatto per pulirla al meglio.

In ambito industriale l’ordine e la pulizia si rivelano fondamentali tanto quanto negli ambienti domestici, se non di più: mentre in casa ordine e pulizia hanno una funzione igienica ed estetica, infatti, nelle fabbriche assumono un ruolo funzionale fondamentale anche dal punto di vista della sicurezza.

Negli ambienti produttivi il fatto di trovare ogni cosa al suo posto, infatti, non è solo una questione di comodità, ma in alcuni casi si può trattare anche di una necessità di sicurezza: in certi casi a causa di una sbadataggine o di una mancanza apparentemente ininfluente si può incorrere in pericoli di vario genere.

Per visualizzare concretamente l’idea, pensiamo ad una fabbrica di materie plastiche: al suo interno è necessario mantenere puliti i rulli sui quali scorrono le materie plastiche incandescenti, ad esempio, e non trovare gli attrezzi giusti al momento giusto, per un operaio, può significare riportare delle ustioni.

Rimanendo ancora nella fabbrica di materie plastiche, avere il pavimento sporco significa compromettere la qualità del prodotto finito, che potrebbe risultare impuro, sporco o addirittura difettato; oppure, anche in questo caso, potrebbe compromettere la sicurezza dei lavoratori, che potrebbero scivolare o inciampare su oggetti, macchie e residui di vario genere.

Avere dei macchinari adatti a provvedere alla pulizia degli ambienti di lavoro, quindi, può rivelarsi fondamentale; per la pulizia di ambienti privati grandi o piccoli, invece, un macchinario moderno può essere d’aiuto per avere un ottimo risultato in tempi ridotti rispetto ai metodi più tradizionali.

Cortili, giardini, viali: per pulire comodamente facendo fare alla macchina spazzatrice la fatica al posto vostro, i macchinari moderni, tra spazzatrici automatiche e meccaniche, sono perfetti; i risultati sono eccellenti e le vecchie scope in saggina ottengono finalmente il loro meritato riposo e un posto d’onore tra gli oggetto in disuso.

Il consiglio e l’appoggio di uno specialista delle pulizie può migliorare di molto il metodo per raggiungere un ordine e una pulizia impeccabili senza sprechi di tempo e di energie, naturalmente senza dimenticare il lato ecologico, che diventa giorno dopo giorno sempre più importante per quella che potremmo considerare la “pulizia del mondo”, della quale, per troppo tempo, ci siamo dimenticati.

A cura di Lia Contesso
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Il vino: come conservarlo e servirlo

Il vino non è solo una bevanda: è cultura, tradizione e storia. Viene prodotto secondo metodi tradizionali, anche se con strumenti e tecnologie moderne che non alterano il procedimento di base.

Nella produzione moderna de vino è previsto l’utilizzo dell’acciaio inox, ovvero una lega a base di ferro; come dice il nome, la sua caratteristica principale è quella di essere inossidabile, rendendolo particolarmente adatto a moltissimi utilizzi. Per lavorare l’acciaio inox sono necessari degli strumenti particolari, come il laser per taglio, che permette un taglio di precisione su lamiere fino a 6 millimetri, dando forma ad accessori inox destinati a diversi utilizzi.

Tra gli accessori per l’enologia in acciaio inox più utilizzati ultimamente ci sono le piscine acciaio e i portabottiglie design: dalla produzione al consumo. Il processo produttivo del vino infatti parte dalla raccolta dell’uva, che viene lavorata con strumenti di vario genere che portano prima al mosto, e successivamente, dopo la fermentazione, al vino.

Gli impianti speciali acciaio inox, che comprendono i carrelli in acciaio utilizzati in vari ambiti e per vari scopi, sono sicuri e molto durevoli, grazie alla certezza che non si il materiale di cui sono fatti non può ossidarsi.

Se gli strumenti in acciaio inox utilizzati per la produzione del vino sono specifici ed utilizzati naturalmente in ambiti specializzati, gli accessori in acciaio inox per il vino utilizzati comunemente sono molti: pensiamo, ad esempio, ai portabottiglie. Utili e resistenti, offrono dei design moderni per tenere le bottiglie; bisogna fare attenzione però a come conservare le varie bevande: mentre alcune, come i liquori, stanno bene conservate in verticale, altre, come il vino, hanno bisogno di essere inclinate, abbastanza da mantenere bagnato il tappo di sughero.

È quando il tappo non è bagnato infatti che l’aria riesce ad infiltrarsi nella bottiglia, sviluppando così dei funghi che creano il classico odore di “tappo”; mantenendolo bagnato, invece, l’aria non può entrare e il vino è salvo. Il sughero, infatti, è soggetto ad un naturale restringimento in assenza dell’umidità di cui ha bisogno: tenere le bottiglie di vino in posizione orizzontale assicura al sughero l’umidità necessaria ad evitare il suo restringimento.

Una conservazione ottimale del vino prevede di accomodare le bottiglie in posizione orizzontale e quanto più vicino al pavimento possibile, in un locale buio, silenzioso, mediamente umido e con una temperatura tra i 14° C e i 15° C: in una parola, la cantina. Se non si dispone di una cantina si può conservare il vino in una stanza nella quale si possa evitare di accendere il riscaldamento, e nella quale sia possibile mantenere un ambiente quanto più possibile buio e silenzioso.

Normalmente, i vini bianchi hanno bisogno di essere consumati freschi; prosecchi e spumanti, in generale, vanno serviti ad una temperatura attorno agli 8° C, tuttavia non devono stare troppo in frigorifero, perché le loro caratteristiche strutturali verrebbero falsate.

Naturalmente i tipi di vino sono così tanti da rendere impossibile l’idea di stabilire una regola generale valida per tutti: queste indicazioni sono generalizzate e si riferiscono perlopiù ai vini che si consumano comunemente. Vini pregiati o particolari possono avere caratteristiche molto diverse: alcuni spumanti, per esempio, vanno serviti a temperature leggermente più alte, come i prosecchi millesimati, che per permettere ai loro particolari aromi di svilupparsi completamente vengono serviti attorno ai 12° C.

Bisogna quindi conoscere le caratteristiche specifiche di ogni bottiglia di vino per indovinare la temperatura che esalta al meglio le sue caratteristiche: per cominciare, è bene fare attenzione alle indicazioni poste sull’etichetta e, soprattutto nel caso di vini rossi invecchiati, aprirli qualche ora prima di servirli perché possano ossigenarsi ed esaltare il loro gusto.

A cura di Lia Contesso
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La Brianza: terra di natura e lavoro

Montagne, laghi e pianura … per chi non sa scegliere il suo paesaggio preferito ci vuole una terra dove si può trovare tutto: la Brianza.

Per scegliere di vivere in Lombardia,immersi in uno scenario naturale a poca distanza da una delle prime città italiane, si può scegliere di appoggiarsi ad un’agenzia immobiliare brianza, dove si potrà fare la propria scelta tra una casa monza o un rustico a Trezzo sull’Adda.

Nelle agenzie in zona si troveranno moltissime proposte di immobili in vendita o in affitto, a seconda dei propri progetti; prima ancora di andare sul posto ci si può fare un’idea navigando in internet, dove si trovano facilmente molte proposte.

Il web infatti aiuta a farsi un’idea delle possibilità, facendo saltare dalle case di lusso Viganò alle case di corte Gessate con un solo click, confrontando metrature, numero di locali, prezzi e disponibilità: si vede tutto a colpo d’occhio, insieme anche alle immagini che danno una prima idea dell’immobile a cui ci si riferisce.

La Brianza non costituisce un ente territoriale; i suoi confini non sono quindi definiti burocraticamente, ma l’area brianzola è comunque limitata a nord dalle valli prealpine, a sud dal Canale Villoresi, a est dal fiume Adda e a ovest dal fiume Seveso.

È un territorio molto popolato, con una densità di popolazione di oltre 1300 abitanti per km quadrato: considerando che la media regionale si aggira attorno ai 400, quella nazionale non supera i 200 e quella europea passa di poco i 100, è facile notare come la densità di popolazione della Brianza sia eccezionalmente alta.

Questo dato probabilmente è dovuto alla fertilità della terra, nella quale ci sono numerosissimi corsi d’acqua che favorirono prima l’agricoltura, poi l’industria tessile e, infine, la produzione di energia elettrica. Un territorio ricco, quindi, che ha sempre attirato emigranti alla ricerca di un lavoro; in effetti, il tasso di disoccupazione nell’area brianzola è tra i più bassi d’Italia.

Cercare casa in Brianza, quindi, significa entrare in un territorio vivo e stimolante, nel quale ci si troverà inseriti in un contesto interessante dal punto di vista lavorativo, ma non solo: le caratteristiche geografiche della zona della Brianza ne fanno una zona completa, dove si possono trovare laghi, pianure e montagne.

Il clima varia a seconda della zona: mentre nella zona di pianura della Brianza la maggiore densità di popolazione e l’inquinamento causano un aumento della temperatura, la collina e le aree meno popolate hanno temperature più basse.

La regione nella sua globalità normalmente è classificata come temperata continentale, con inverni rigidi e piovosi, estate calde e umide, e mezze stagioni brevi e umide; non è quindi il clima ad attrarre gli immigrati, ma piuttosto le possibilità lavorative.

Tutto pronto, quindi: per trasferirsi in Brianza, o, se già si vive lì, per cambiare casa, basta iniziare. E il primo passo, di questi tempi, si può far navigando in internet, per iniziare a farsi un’idea dei luoghi e delle possibilità. Il resto è fatto di volontà, capacità e, perché no?, un pizzico di fortuna.

A cura di Lia Contesso

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La vita all’aria aperta: campeggio, camper e arrampicata

Dopo un’estate che gli appassionati di vacanze sotto le stelle hanno passato in tende e camper, arriva il freddo: ma la vita all’aria aperta continua!

Ora inizia il periodo delle offerte di Natale, che mettono a disposizione degli amanti della vita all’aria aperta tante idee regalo per natale originali e personali. Per esempio, saranno più che mai necessari i sacchi a pelo e le tende per l’inverno, adatte a mantenere una temperatura adeguata al loro interno.

L’attrezzatura e le tende protezione civile sono certamente ottime in questi casi; ci si prepara quindi ad affrontare il freddo e a mettere a riposo le piscine da giardino: è in arrivo una nuova stagione da vivere all’aperto, con l’attrezzatura più adeguata.

Ora il campeggio è un modo economico per trascorrere le vacanze; e pensare che quando è nato, all’inizio del ‘900, essendo legato al possesso di un’automobile, necessaria per raggiungere il luogo in cui si sarebbe piantata la tenda, escludeva un’ampia fetta di popolazione, che non se la poteva permettere.

Il primo a pensare a “dormire sotto le stelle” durante una vacanza è stato T. M. Holding, che nel 1877 fece un giro in canoa per la Scozia sostando in tenda; nel 1901 fu lui stesso a fondare la prima associazione di campeggiatori, The Association of Cycle Campers.

Da allora le cose sono cambiate molto: ora i campeggi sono strutture organizzate, e non è più consentito piantare la tenda in qualsiasi posto; inoltre, non è più riservato a pochi, essendo l’automobile un mezzo che ormai tutti possiedono.

I campeggi moderni sono aree attrezzate e sicure, con bagni e ristoranti, che danno l’emozione della vita all’aria aperta pur concedendo le comodità di un hotel: piscine, bagni, spiaggia riservata, e le tende dei campeggiatori più assidui sono una vera e propria casa, con veranda, fornelletti, griglie, frigoriferi, tavoli e sedie, ma la vita da campeggio rimane pur sempre un po’ spartana.

Lo stesso dicasi per i camper: la vacanza in camper è una scelta che dà la possibilità di vedere luoghi che soggiornando in hotel spesso rimangono segreti. Anche in questo caso, naturalmente, le comodità possono essere molte, ma comunque nella vita da camper non si è serviti e riveriti come in un hotel di lusso: si tratta semplicemente di una scelta dettata da preferenze e attitudini.

Tra le attività per cui l’inverno è la stagione perfetta c’è l’arrampicata su ghiaccio: le cime innevate e ghiacciate si moltiplicano rispetto all’estate, e diventano mete ancora più ambite per chi ama scalarle. Le tecniche di arrampicata su roccia variano a seconda dell’abilità, e si passa dall’arrampicata artificiale, nella quale si fa uso di attrezzi che aiutano la salita sulla parete, a quella libera, nella quale si scala senza nessun ausilio di attrezzi se non la corda e l’imbrago per limitare i danni in caso di caduta.

Nell’arrampicata su ghiaccio normalmente è previsto l’utilizzo di scarponi chiodati e picconi, che aiutano nella salita della parete ghiacciata, che può essere quella di un ghiacciaio o, per esempio, di una cascata gelata.

A cura di Lia Contesso
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Un camino per riscaldare la casa e renderla accogliente

L’inverno è alle porte, e si comincia a pensare a come difendersi dal freddo: vestiti pesanti, cappotti, sciarpe e cappelli, e in casa caminetti e stufe riprendono vita.

Chi si occupa di vendita stufe pellet, termostufe a legna e caminetti di vario genere, lo sa: questo è il periodo in cui chi ha già stufe e camini pensa a metterli in ordine, con pulizie ed eventuali piccoli lavori di miglioramento, e chi invece ancora non ne ha, provvede ad acquistarli.

Ormai le case sono tutte dotate di riscaldamento centrale, con termosifoni in ogni stanza; ma i caminetti bifacciali, a gas, o anche i classici caminetti a legna, moderni o rustici, esercitano sempre un fascino speciale, rendendo l’ambiente caldo e accogliente.

Soprattutto le città del nord Italia, naturalmente, devono affrontare degli inverni più rigidi; il freddo unito alla tipica umidità tipica della pianura padana, dalla quale nascono le proverbiali nebbie, fanno sì che i negozi di caminetti e stufe padova, Milano, Torino e delle altre città del nord siano particolarmente forniti.

Scegliere una stufa a pellet assicura un riscaldamento eccezionale e un risparmio economico sul combustibile utilizzato: il pellet, infatti, si ricava dalla segatura essiccata e compressa in piccoli cilindri che non arrivano a misurare un centimetro l’uno.

Non si utilizzano additivi per legare la segatura, perché è sufficiente la proprietà legante della lignina; un materiale naturale, quindi, e ad alta resa: il suo potere calorifico, infatti, è circa doppio rispetto a quello del legno.

Parlando di caminetti, anche loro mantengono un grande fascino in tutti gli stili: classico o moderno, rustico o elegante, sceglietelo a vostro gusto e inseritelo nello stile della vostra casa, ma qualunque scegliate, anche se da spento non seguirà forse il gusto di tutti, da acceso nessuno resisterà: un caminetto acceso dà sempre un tocco in più alla stanza e alla casa.

Del resto, “una serata attorno al camino” evoca ricordi di serate romantiche a due, oppure con gli amici a fare lunghe chiacchierate, o anche da soli, leggendo un buon libro o ascoltando bella musica … insomma, tutte immagini positive che nascono vedendo o pensando ad un caminetto.

Dire che un caminetto riscalda l’ambiente, in effetti, ha sicuramente un valore fisico, che si riferisce all’effettivo calore che emana; ma c’è anche un altro aspetto, che è quello del valore psicologico, che fa riferimento alla capacità del camino di rendere l’ambiente in cui si trova più accogliente … “caldo”.

L’aggettivo “caldo” infatti può essere utilizzato sia per descrivere una sensazione di calore fisico, sia una sensazione psicologica di benessere che riporta all’idea di protezione che si ha in casa quando fuori fa freddo. Un luogo “caldo” è per definizione accogliente, offre riparo e protezione a chi vi entra, fa sentire “a casa”: concetti di ospitalità relativi non solo al luogo in sé, quindi, ma anche alle qualità di un buon padrone di casa, che è il principale responsabile del “calore” di un luogo e crea la sensazione di un ambiente accogliente per i suoi ospiti facendoli sentire a loro agio. Magari offrendo loro un buon tè caldo davanti al caminetto acceso.

A cura di Lia Contesso
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La scelta della casa

Per cercare casa servono pazienza, tempo e fortuna: che sia un appoggio da studenti o una casa più o meno definitiva, l’importante è che diventi quel luogo speciale in cui si trova rifugio e pace.

Se nell’antichità ci si accontentava di grotte e caverne naturali, con l’andare del tempo si è diventati sempre più esigenti: prima le capanne, poi le case vere e proprie sempre più resistenti, grandi e curate, come si vede guardando un mercatino annunci odierno.

Guardando un giornale con annunci privati case e andando a vedere qualche appartamento, casa o villetta ci si può accorgere di quanto sia importante l’ambiente sia interno sia esterno: la suddivisione interna degli spazi della casa è fondamentale per garantire comodità e funzionalità.

Gli annunci case affitto o in vendita infatti comprendono sempre il numero di stanze e di bagni, descrivendo la cucina, se è abitabile o meno, se è un angolo cottura o una stanza separata, e nominando eventuali sgabuzzini, terrazzini e garage.

La cucina separata dal soggiorno permette di cucinare senza che gli odori della cucina inondino tutta la casa, che è un indiscutibile punto a favore, mentre la funzione dello sgabuzzino è fondamentale per riporre gli oggetti che non si vogliono tenere in vista: una ricchezza, anche (o forse soprattutto) nelle case più piccole.

Il terrazzino, invece, a seconda della grandezza può essere un semplice sfogo esterno della casa, dove si può godere un po’ di aria fresca, o addirittura ospitare tavolo e sedie permettendo di cenare fuori pur non avendo il giardino.

Il garage è uno spazio ambitissimo per chi abita in centro città: parcheggiare può essere spesso un problema, senza contare che il garage offe riparo all’auto (e può anche diventare un ulteriore ripostiglio, eventualmente), che quindi non soffre i danni della grandine e delle manovre affrettate nelle vie del centro.

La scelta, quindi, dipende dalle proprie abitudini, dai propri desideri e, naturalmente, dalla propria disponibilità economica: è superfluo dire che i prezzi cambino in base alle funzionalità e comodità offerte dalla casa e dalla zona in cui si trova, che fa indirettamente parte delle comodità.

Abitare in centro infatti offre vicinanza ai negozi e a tutti gli esercizi commerciali, aiutando quindi a diminuire l’utilizzo dell’auto; la scelta del centro è adatta a chi vuole avere tutto a portata di mano, ma non si infastidisce con la confusione.

La periferia è invece più adatta a chi ama la tranquillità ed è disposto a spostarsi, con la propria auto o con la moto, o meglio ancora con mezzi pubblici o biciclette, per arrivare al centro quando ne ha bisogno. La scelta comporta spesso anche un cambiamento nel prezzo o nelle dimensioni: in centro le case sono spesso più costose, o più piccole, e sono spesso appartamenti in edifici antichi.

Le case in periferia, invece, sono spesso più grandi, o meno costose, e di recente costruzione: danno sicurezza sia in termini di rapine, sia in termini di sistemi elettrici e idraulici ed eventuali sismi. La scelta quindi va fatta seguendo preferenze, abitudini e portafogli, e la ricerca deve essere paziente e capillare.

A cura di Lia Contesso
Prima Posizione srl – promozione turistica

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Riviera Romagnola: ricordo dell’estate 2010

La stagione estiva 2010 nella Riviera Romagnola è stata ricca come sempre di eventi e manifestazioni di vario genere, che entrano in diversi campi suscitando l’interesse di moltissime persone.

La vitalità della Riviera, infatti, è conosciuta in tutta Italia – e anche fuori: sono migliaia i turisti che la scelgono per trascorrervi le loro vacanze, e la prima cosa che viene in mente pensando alla Riviera Adriatica sono le discoteche e i locali di Rimini e riccione . Ma non di sole discoteche è fatta la riviera: mostre, eventi, sagre e feste di ogni genere danno vita alle estati romagnole, accontentando gli appassionati di sport, di arte, di storia, di letteratura, di mare e, naturalmente, anche chi è alla ricerca di puro e semplice relax.

Per gli amanti dello sport le spiagge di Rimini e dintorni, supportate dall’accoglienza dagli hotel viserbella e Viserba verso nord e di Riccione verso sud, sono state costellate di campi da gioco, tra i classici basket, calcetto, beach-volley e il meno usuale tchouckball. Gli appassionati di arte invece hanno potuto assistere a mostre di vario genere; “Le passioni”, a Rimini dal 20 maggio al 4 luglio, è stata una bellissima mostra dedicata a Francesca da Rimini, sfortunata amante di Paolo Malatesta uccisa insieme a lui dal marito, Gianciotto: la vicenda è raccontata da Dante nella Divina Commedia nel V Canto, dove Dante incontrerà Paolo e Francesca, nel girone dei lussuriosi. A francesca da Rimini sono stati dedicati, nel corso dell’evento, seminari, mostre, convegni e concerti.

Chi ama il mare probabilmente si sarà lasciato coinvolgere dalle Spiagge del Benessere, che hanno organizzato eventi di vario genere tra il 14 giugno e il 21 agosto: ginnastica, danza, meditazione, musica, yoga e tanto altro, il tutto in 16 diverse spiagge situate tra Misano Adriatico e Igea Marina. Una bellissima occasione per trascorrere delle ferie all’insegna del mare, approfittando fin dal primo momento dei benefici dell’aria marittima, che mista al relax proposto dalle iniziative delle Spiagge del benessere hanno fatto ringiovanire tutti i partecipanti – almeno nello spirito!

Approfittare di un last minute viserba dà sempre la possibilità di partecipare a numerosissime iniziative, senza dimenticare, tra le altre, quelle gastronomiche: la cucina romagnola, conosciuta per le sue ricette ricche, semplici e genuine, è apprezzata da tutti. Chi si trova in zona alla fine di maggio non può rifiutare un piatto di tagliatelle ai funghi alla Sagra del Fungo Prugnolo, a Pennabilli, nell’entroterra romagnolo: la sagra si tiene in onore di questo fungo raro e prelibato, che si può trovare solo in aprile e maggio nell’Italia centrale e viene celebrato con specialità che lo esaltano, dai primi di tagliatelle ai crostini.

E poi, non può mancare un tributo al mare: la Rimini Tremiti Rimini, una delle regate più lunghe del Mediterraneo, con le sue 400 miglia nautiche, che corrispondono a circa 740 km, che si tiene a fine maggio. Il tragitto è percorso in sicurezza, mantenendo una navigazione costiera vicina ai maggiori porti adriatici, che in caso di evenienza potranno offrire un riparo sicuro.

A cura di Lia Contesso
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Il lusso: ostentazione o eleganza?

C’è chi sostiene il lusso come manifestazione di eleganza e ricchezza, chi lo condanna come ostentazione … ma non confondiamoci: lusso ed eleganza non sono ostentazione.

Le località turistiche più gettonate hanno sempre grandi alberghi di lusso: pensiamo per esempio alla Sardegna, che mantiene uno status di lusso per pochi insieme alla sua natura selvaggia, o alla Riviera Romagnola, che si mischia più facilmente, anche per la posizione geografica, alle vacanze di molti. L’immagine di un ristorante di pesce a Riccione, e magari di un buffet bordo piscina, è senz’altro allettante per molti: è un’immagine che porta sensazioni di riposo, ed entra nei sogni ad occhi aperti di molte persone.

Trascorrere una vacanza in un hotel di lusso, tra cena di gala, piscine e massaggi, è un lusso che non sempre ci si può permettere ma, in fondo, sono sfizi che prima o poi ci si possono togliere: il piacere di essere serviti e coccolati dal personale dell’albergo, in un ambiente bello ed efficiente.

Naturalmente alberghi di questo genere sono molto spesso in grado di offrire gli spazi necessari a viaggi di lavoro, con sale meeting con diverse capacità e funzionalità. Ma la cosa più allettante rimane l’offerta benessere: che si tratti di una cena aziendale, di un coffee break, di una colazione o di una cenetta a due, un ristorante di lusso dà il meglio della cucina.

Ma ci sono altri assi nelle maniche degli hotel di lusso: le zone spa e wellness, che offrono saune, piscine, massaggi, fanghi e quant’altro. E poi ancora servizi aggiuntivi su richiesta, come fiori e champagne, tutto può essere facilmente organizzato. Ma soprattutto il comfort delle camere e delle suite: tutte le comodità a portata di mano, in camere di classe e fornite di tutto ciò di cui potete avere bisogno durante il vostro soggiorno.

Ma cos’è il lusso? È esagerazione, eleganza, bellezza, ricchezza …? Alcuni dizionari ne danno definizioni negative, descrivendolo come un’abbondanza inutile, o tutto ciò che costa molto in proporzione all’utilità, uno sfoggio di ricchezza. In effetti, il lusso per definizione non è mai necessario: non serve al sostentamento, e non è fondamentale per la sopravvivenza.

Si potrebbe dire che il lusso è l’insieme di quelle cose che non sono necessarie, ma la loro funzione è coccolare il loro proprietario dandogli piacere: piacere alla vista, perché sono belle esteticamente, piacere al palato, perché sono leccornie gastronomiche, piacere ai sensi, perché danno comodità.

Da qui si potrebbe arrivare alla conclusione che il lusso è qualcosa di personale, perché ognuno di noi trova piacere in cose differenti; bisogna però aggiungere che il lusso è tipicamente legato alla ricchezza: “concedersi un lusso” significa comprare qualcosa che, normalmente, non ci si può permettere. “Vivere nel lusso”, invece, significa vivere normalmente concedendosi cose che, nella media, sono “in più” rispetto a ciò che si definisce necessario per vivere.

Bisogna ricordare però che il lusso è sì legato alla ricchezza, ma dovrebbe essere altrettanto legato all’eleganza. E l’eleganza, al contrario dello sfoggio volgare e dell’ostentazione, non si fa notare e non si vanta.

A cura di Lia Contesso
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Il re del blues: B.B. King e la sua chitarra

B.B. king è un mostro sacro del blues, in attività dalla fine degli anni ’40; ha avuto svariate chitarre, ma tutte, dal 1949 ad oggi, si sono chiamate Lucille.

Sappiamo che la musica è una successione di note che, poste una dopo l’altra, formano una melodia. Può essere orecchiabile, cacofonica, piacevole, rilassante o aggressiva, ma la melodia scaturisce dalle note formando canzoni, ballate, arie, pezzi strumentali e quant’altro: il primo passo, comunque, si fa nei negpozi di strumenti musicali vendita, come successe a Riley B. King, meglio conosciuto come B.B. King, ovvero Blues Boy King.

Nacque nel 1925, e da piccolo lavorava come mezzadro in Mississippi: raccoglieva cotone nei campi con la madre e la nonna, ma aveva una passione per la musica che coltivò fin da piccolo cantando gospel in chiesa. Poi nacque la sua passione per le chitarre classiche, ma possiamo dire delle chitarre in generale; a 12 anni comprò la prima, si esercitò e affinò la sua tecnica quando decise, nel 1943, di trasferirsi in Tennessee, a Memphis, dove suo cugino Bukka White, che suonava la chitarra nel country blues, lo aiutò.

Si dotò anche di microfoni audio, e iniziò a suonare in radio e a registrare cantando e suonando la chitarra, che con l’andare del tempo dotò dei vari effetti musicali tipici dello strumento. Sempre accompagnato dalla sua chitarra, B.B. King iniziò la sua scalata verso il successo, che oggi, all’età di 85 anni, è ancora al top: è ormai un mostro sacro del blues, e con la sua chitarra gira il mondo per far ascoltare la sua musica.

L’amatissima Lucille di B.B. King è una Gibson ES-335, e la Gibson ha chiamato un modello Lucille, proprio in onore del maestro del Blues: è una semi-acustica che riesce a seguire quello che è considerato il più grande bluesman vivente nelle sue invenzioni e prodigi musicali. Proprio al suo genio musicale è attribuita la creazione della tecnica del vibrato, che nella chitarra si effettua “incrociando” le corde tra loro, ovvero avvicinando la corda a cui si sta dando l’effetto alla corda vicina; questo effetto è stato battezzato “hummingbird”, ovvero colibrì.

Il motivo per cui B.B. King chiama tutte le sue chitarre Lucille risale ad una serata d’inverno del 1949 in cui stava suonando in una sala da ballo in Arkansas. Faceva freddo, e capitava spesso di riscaldare i locali accendendo un barile di kerosene. Purtroppo però in quell’occasione ci fu una lite tra due uomini, e il barile cadde e il kerosene infuocato si rovesciò sul pavimento, dando fuoco al locale.

Naturalmente tutti scapparono fuori, ma il giovane B.B. King rientrò nel locale per salvare la sua chitarra. Il giorno dopo scoprì che la lite tra i due uomini era scoppiata per una donna di nome Lucille, e decise di chiamare così la sua chitarra (e le successive) per ricordarsi di non fare mai più una cosa del genere.

B.B. King, che ha compiuto 85 anni da poco, continua a suonare sempre tutto il blues che c’è in lui. Non possiamo fare altro che ringraziarlo per tutto il blues che ci ha regalato e ancora ci regala … un applauso al re del blues!

A cura di Lia Contesso
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Le “sardee in saor”: gastronomia veneziana

Le “sardee in saor” sono sicuramente uno dei piatti più tipici e rappresentativi di Venezia: diffusa in laguna fin dal Trecento, questa pietanza viene citata anche da Carlo Goldoni nella commedia “Le donne de casa soa”, ed è considerata come il piatto principe della festa del Redentore.

Le sardee in saor (sardine in sapore) sono un piatto antico e gustoso, che pur nella sua semplicità possiede alcune delle caratteristiche principali della cucina veneziana e che potrete gustare durante il vostro soggiorno in un hotel venezia. Innanzitutto, si tratta di un piatto salato e molto gustoso: anche se la cucina veneziana annovera anche dolci famosissimi, come le “fritoe”, solo per citare l’esempio più celebre, possiamo senza dubbio dire che i piatti più conosciuti della tradizione veneziana sono salati e dal gusto forte e deciso. Il nome stesso delle sardee in saor ci suggerisce che si tratta di una pietanza molto saporita (“saor” è il termine veneziano per “sapore”, e parafrasando il nome del piatto potremmo dunque parlare di “sardine immerse nel sapore”), e infatti l’ingrediente base di questo piatto, oltre al pesce, è la cipolla, usata per preparare il condimento (ossia il “saor”) delle sardine. Come vi accorgerete conoscendo la gastronomia della città grazie alle offerte alberghi venezia, proprio per l’uso di questo ingrediente le sardee in saor rappresentano bene la cucina veneziana, che usa grandi quantità di cipolla in molti suoi piatti tipici, come il “figà alla venessiana” (fegato alla veneziana) e i “bigoli in salsa” (spaghetti grossi con salsa di sardine e cipolla). Il motivo del largo uso di cipolla nella cucina veneziana è facilmente spiegabile: la cipolla ha la capacità di neutralizzare i batteri che causano il deterioramento del cibo, e per questo motivo ha sempre svolto un’importante funzione di conservazione. A Venezia, città di mare e di marinai, che potevano rimanere in mare per lunghi periodi, e avevano dunque bisogno di conservare il cibo, la cipolla era particolarmente utile. Ultimo, ma non meno importante, le sardee in saor sono un piatto di pesce, e per questo ben rappresentano la cultura marinara e la tradizione peschereccia della città lagunare che potrete conoscere grazie ad un albergo venezia centro.

Essendo un piatto tipico, le sardee in saor si possono facilmente trovare in tutti i ristoranti della città, ma essendo anche un piatto semplice, che non necessita di molti ingredienti, lo si può preparare anche a casa propria. Prima di tutto, sappiate che la preparazione del piatto è abbastanza veloce, ma non pensiate che, una volta preparato il piatto, lo si possa mangiare subito: bisogna infatti aspettare qualche giorno, quindi se volete preparare le sardee in saor per qualche occasione particolare organizzatevi per tempo e calcolate bene i tempi. Ecco gli ingredienti che servono per preparare le sardee in saor: 500 g di sarde fresche (non troppo grandi), 500 g di cipolle bianche, 1 bicchiere di aceto bianco, 1 cucchiaio di zucchero, farina bianca 00, sale, olio di oliva. Partite dalla pulizia delle sarde: togliete la testa e le interiora, lasciando però la lisca, lavatele e squamatele, poi infarinatele e friggetele nell’olio, stando attenti che si cuociano da entrambi i lati. Toglietele dall’olio e fatele asciugare su della carta assorbente. Aggiungete un po’ di sale. Tagliate le cipolle a fette e fatele appassire in una pentola con dell’olio, aggiungendo un po’ alla volta l’aceto e un po’ d’acqua. Verso fine cottura potete aggiungere un cucchiaino di zucchero per dare un sapore agrodolce. A piacere potete aggiungere anche dell’uvetta e dei pinoli, che contrastano il sapore forte della cipolla (in passato tali ingredienti si aggiungevano solo in inverno per aumentare l’apporto calorico del piatto). A questo punto prendete una teglia di ceramica o in vetro, stendete uno strato di sarde, poi uno di saor e così via fino a che non avete terminato gli ingredienti (l’ultimo strato deve essere di cipolle). Ed ecco che il piatto è pronto, ma per gustarlo al meglio dovete lasciarlo riposare in frigorifero per almeno 24 ore, anche se l’ideale sarebbe aspettare 5 giorni. Ma vedrete che ne varrà la pena!

A cura di Francesca Tessarollo
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Il Cadore, tra settimane bianche e storia

La fine della stagione estiva segna l’inizio di una nuova stagione per le zone montane: ora è tempo di iniziare a pensare a settimane bianche e ferie invernali, alla scoperta delle meraviglie delle comunità montane!

Le comunità montane sono enti territoriali che si prefiggono di valorizzare la loro zona, unendo comuni fisicamente vicini tra di loro, che hanno quindi caratteristiche e bisogni simili. Le comunità montane in Italia sono moltissime; nel Veneto quelle più frequentate sono quelle delle Dolomiti, tra le quali ricordiamo la Magnifica Comunità di Cadore e la Comunità Montana Valle del Boite, dove potrete trascorrere le vostre vacanze cadore nella bellissima San Vito di Cadore.

Le stagioni della montagna si susseguono una dopo l’altra, ciascuna offrendo delle attività specifiche a cui gli appassionati si dedicano durante il periodo che tanto hanno atteso durante l’anno: la frescura e le passeggiate primaverili ed estive, la raccolta dei funghi autunnali, le sciate invernali. La magnificenza delle Dolomiti, in particolare, attrae turisti e amanti della montagna grazie alla loro unicità: in molti infatti scelgono di controllare le offerte vacanze in montagna per trascorrere la loro settimana bianca sulle Dolomiti.

La formazione delle Dolomiti è dovuta ad accumuli di conchiglie, alghe e coralli, formatisi circa 250 milioni di anni fa, quando la zona era bagnata dal mare: centinaia di metri di accumuli che, sotto il loro stesso peso e grazie alle perdite dei loro fluidi interni, si sono trasformati in roccia, emersa poi in seguito allo scontro tra la placca africana e quella europea. I last minute negli hotel dolomiti 3 stelle, appartamenti e altre sistemazioni, quindi, sono da cogliere al volo per ammirare la bellezza e l’unicità di queste montagne: è un’occasione per immergersi nella bellezza di montagne che offrono viste irripetibili e riempiono gli occhi con la loro magnificenza.

Scegliendo di trascorrere la settimana bianca a San Vito di Cadore, nella Comunità Montana Valle del Boite, si potranno ammirare le bellezze del piccolo e accogliente paesino di montagna, che conta circa 1700 abitanti. Ricordiamo le due chiese, la Pievenale e la chiesetta della Difesa, costruite rispettivamente nel XII e XV secolo: mentre la prima racchiude una pala d’altare di Francesco Vecellio, fratello del celebre Tiziano, nella seconda troverete un’abside nella quale si raffigura l’invasione asburgica.

Naturalmente, però, l’interesse per San Vito di Cadore non è dovuto solo alla bellezza del paese in sé, che rimane comunque molto apprezzabile, ma anche (o, per alcuni, soprattutto) alla ricchezza naturale che lo circonda: le attività sportive invernali attraggono ogni anno migliaia di sciatori, che la scelgono come destinazione per immergersi nella bellezza di quelle montagne, trovando anche un’organizzazione ricettiva pronta a soddisfare le richieste dei turisti.

Le Dolomiti per gli amanti della montagna sono quindi una meta immancabile per ferie invernali, siano quelle di Natale o Capodanno, oppure una settimana bianca che ci si concede per rilassarsi: sono senz’altro uno dei fiori all’occhiello tra le destinazioni montane, e vanno inserite tra le mete da visitare … se ancora non lo si è fatto!

A cura di Lia Contesso
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Quando un turista non sa la lingua …

Dai tempi del celebre “noio vulevan savuar” di Totò sono passati parecchi anni, ma la tendenza degli italiani rimane sempre la stessa: si è ben felici di parlare con gli stranieri di tutto il mondo, ma in italiano.

Per uno straniero arrivare in Italia è spesso complicato perché sono pochi i posti, che si parli di hotel pesaro, Latina o Riccione, in cui un turista che non conosce la lingua può arrivare senza dover ricorrere alla fantasia per esprimersi.

Data la bellezza delle terre italiane, sono poche le lamentele che può avanzare un turista straniero dopo aver soggiornato in un hotel cattolica, Cervia o in qualsiasi altro posto: sul paesaggio non c’è nulla da dire, e nemmeno sulla ricchezza storica e artistica. Qualcosa da dire lo si può quindi trovare solamente sugli sforzi che gli italiani fanno per rendere più facile la vita ai turisti stranieri che non parlano italiano.

Non si tratta solo di cortesia: la filosofia del “qui siamo in Italia e si parla Italiano” allontana i turisti in difficoltà, e i risultati a fine stagione ne risentono: non solo hotel milano marittima e Gabicce, ma anche altre mete turistiche molto gettonate hanno risentito dell’allontanamento degli stranieri. La motivazione principale è che i turisti iniziano a lamentarsi di quella che è vista come una mancanza di buona volontà da parte degli italiani di fare uno sforzo per esprimersi, se non nella lingua madre del turista, almeno in un inglese decente, che dia la possibilità a tutti di capirsi grazie a quella che ormai è una lingua che non conosce frontiere. Del resto, l’inglese è la lingua ufficiale di 53 Paesi nel mondo, mentre l’Italiano è ufficiale in Italia, San Marino, Vaticano, Svizzera e alcune zone della Croazia e della Slovenia.

Ci sono altri numeri a cui ci si può riferire e che parlano altrettanto chiaramente: il 75% dei turisti stranieri, ovvero tre su quattro, si è dichiarato insoddisfatto delle facilitazioni linguistiche offerte dagli albergatori, dai ristoratori e dai commercianti in genere. Inoltre, parlando della Riviera Romagnola, si può dire anche che la provenienza degli stranieri sta cambiando molto: se prima la popolazione turistica estiva era prevalentemente tedesca e francese, ora le spiagge romagnole sono affollate da turisti russi, il che complica ulteriormente le cose, essendo la lingua russa meno diffusa nelle scuole e università italiane, oltre ad avere radici più lontane dal nostro italiano.

Quello che si richiede alle città turistiche, ma a tutti gli albergatori in genere, quindi, è non solo di offrire gli ottimi servizi professionali di cui sono già capaci: si richiede loro uno sforzo linguistico, perché i turisti stranieri non siano costretti a parlare italiano per visitare il nostro Bel Paese.

In effetti, non è niente più di quanto noi ci aspettiamo andando all’estero: il minimo che speriamo di trovare è qualcuno che parli inglese. Si possono capire, quindi, le proteste dei turisti; per attirarli di nuovo nelle nostre terre dovremo dare loro una certa tranquillità linguistica, che tradurrà i nostri sforzi in numeri positivi nei resoconti di fine stagione.

A cura di Lia Contesso
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Arte, tradizione e forza nel ferro battuto

Come è capitato per molti altri materiali, anche la scoperta del ferro battuto pare sia dovuta ad un caso: ma dal caso è nato un metodo di lavorazione artistica del ferro resistente e molto adatta ad essere forgiata ottenendo le forme più disparate.

Probabilmente la possibilità di avere soprammobili e complementi ferro battuto nelle nostre case è dovuta, infatti, ad un caso: la prima produzione di ferro battuto potrebbe essere stata ottenuta casualmente durante la produzione del rame.

Grazie al caso che ha portato alla scoperta di questo tipo di acciaio a basso contenuto di carbonio, quindi, ora possiamo imbandire un tavolo da pranzo o sederci su una sedia ferro battuto, scegliendo la forgia che più ci piace tra le tantissime presenti nel mercato: l’offerta è molto ampia, e viene da una tradizione antica.

La lavorazione del ferro battuto interessa una varietà di oggetti enorme, che va dai letti singoli o matrimoniali alle pareti attrezzate, passando per soprammobili e oggetti di varia forma e dimensione: essendo molto duttile, il ferro battuto ha molta facilità a piegarsi, durante la sua lavorazione, e l’abilità degli artigiani esperti riesce a dare forme che mai si penserebbe di poter associare al ferro. Petali di rosa, piante, fiori: forme fini e delicate a cui normalmente un elemento duro e forte come il ferro non viene avvicinato. Il ferro battuto però è diverso: si lascia modellare, prendendo la forma che gli si vuole dare e mantenendola con la fermezza tipica del ferro.

Tra gli utilizzi più comuni del ferro battuto, comunque, ci sono i cancelli e le testiere dei letti: il ferro battuto infatti è duttile durante la lavorazione, ma una volta finito diventa molto resistente e durevole, tanto che è facile trovare anche inferriate in ferro battuto, che vengono utilizzate soprattutto al piano terra degli edifici come protezione.

In Italia, una regione in cui la lavorazione del ferro battuto è particolarmente sentita è quella delle Marche: molti edifici in quella zona infatti presentano lavorazioni fatte con questo materiale, e i paesi marchigiani che maggiormente si distinguono nella lavorazione del ferro battuto sono Force e Comunanza, verso il sud della regione, nella provincia di Ascoli Piceno.

La lavorazione del ferro battuto naturalmente è rimasta artigianale: i mastri ferrari uniscono, con la loro arte, forza, delicatezza e precisione. Il ferro battuto infatti coniuga in un modo particolare la forza e la durezza del ferro con la delicatezza di una scultura.

Gli oggetti in ferro battuto, quindi, sono pari a dei veri e propri oggetti d’arte, con lavorazioni complicate e forme ricercate, per ottenere le quali è necessaria la mano di un maestro. Tradizione ed esperienza sono gli ingredienti principali, accompagnati da materiali di qualità: il risultato sono gli oggetti forti e belli con i quali possiamo ornare le nostre case, che possono avere funzioni semplicemente estetiche, si pensi, ad esempio, ad un candelabro o un soprammobile, come anche svolgere delle effettive funzioni all’interno della casa, come nel caso dei letti, dei portabottiglie o dei cancelli esterni.

A cura di Lia Contesso
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Pregi e utilizzi delle lavorazioni della plastica

La plastica è un materiale resistente ed economico, e può essere lavorata in modo da essere utilizzata in moltissimi ambiti.

La lavorazione delle materie plastiche porta a prodotti finali che possono essere utilizzati in ambiti che vanno dalla produzioni di oggetti per la casa agli impianti irrigazione, dall’edilizia all’idraulica: una varietà di utilizzi che fa di quella che comunemente viene chiamata “plastica” un materiale tanto economico quanto prezioso.

Per esempio, per le fognature e per l’idraulica in generale si utilizzano le vasche in pvc, mentre in campo edile, agricolo e altri ancora si possono utilizzare, tra le altre cose, raccordi pvc. Le costruzioni e gli impianti, quindi, sono in parte costruiti in materiale plastico di vario tipo, consapevoli del fatto che è un materiale molto resistente, le cui qualità lo rendono adatto a determinati scopi.

Anche in alcune parti del campo fognario la plastica ha assunto un ruolo fondamentale: i moderni pozzetti in polietilene sono molto utilizzati, mentre negli impianti discarica l’utilizzo della plastica è necessario per impermeabilizzare l’area, in modo da evitare l’inquinamento delle acque circostanti, e anche per riuscire a captare il biogas e recuperarne l’energia.

Insomma, gli utilizzi del materiale plastico hanno anche uno sfondo ecologico, grazie alle loro nota proprietà di impermeabilità: riescono infatti a racchiudere elementi inquinanti di vario genere evitando che si disperdano per il territorio. Questo, naturalmente, accade su grande scala nelle discariche, ma se pensiamo ai sacchetti di plastica che utilizziamo ogni giorno per gettare la spazzatura in modo che questa non si disperda liberamente, il ragionamento rimane lo stesso anche su scala molto ridotta.

Inoltre, il riutilizzo della plastica evita sprechi inutili: i sacchetti della spesa possono essere riutilizzati come sacchetti dell’immondizia, evitando sia un utilizzo inutile della plastica gettandoli senza riutilizzarli, sia un risparmio economico, visto che riutilizzandoli si evita l’acquisto dei sacchetti appositi.

La plastica, insomma, ha centinaia di utilizzi nella nostra vita quotidiana, alcuni dei quali sono evidenti, altri invece rimangono più nascosti, in piccoli oggetti o grandi impianti. Se pensiamo a tutti gli oggetti in plastica che utilizziamo in casa l’elenco potrebbe risultare molto lungo: elettrodomestici, alcuni utensili da cucina, penne, bottiglie, telefoni e tanto altro ancora, ma se andiamo a fondo alla ricerca di ciò che non si vede, allora vedremo anche una rete di tubature in plastica e coperture di vario genere in pvc e materiali simili.

La lavorazione della plastica, quindi, porta alla produzione di una varietà pressoché infinita di oggetti grazie al fatto che è perfettamente deformabile a caldo, e una volta raffreddata mantiene saldamente la forma raggiunta. Inoltre, è economica, colorabile, è un isolante elettrico, termico, acustico e meccanico, resistente alla corrosione e inattaccabile dalle muffe.

A seconda del ruolo che andranno a ricoprire, gli oggetti in plastica saranno fatti con materie termoplastiche, che sono malleabili quando si riscaldano e possono essere riportate ad una consistenza malleabile semplicemente riscaldandole quando serve, oppure termoindurenti, che hanno una sola possibilità di essere deformate, dopodiché il calore invece di renderle deformabili le carbonizzerà.

A cura di Lia Contesso
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La carta e i suoi utilizzi: scrittura e non solo

I primi materiali utilizzati per scrivere furono il papiro, dagli antichi Egizi, già nel 3000 a.C., e la pergamena, ottenuta da pelli di animali. In Cina, invece, si utilizzavano il bambù, molto ingombrante, e la seta, troppo costosa.

E poi arrivò la carta. Se ne ha notizia dal 105, grazie ad una descrizione di un ufficiale cinese, Ts’ai Lun, che in Cina è ritenuto, per tradizione, l’inventore della carta. Ma nel 1986 venne ritrovata una tomba piena di carta, risalente alla prima metà del II secolo a.C., anticipando così la data che si attribuiva alla prima fabbricazione di carta.

Inizialmente per la produzione della carta veniva utilizzata la corteccia del gelso da carta, trattata e filtrata; per diversi secoli la produzione rimase un’esclusiva della Cina, fino al 610, quando iniziò anche in Giappone e, attorno al 750, in Asia centrale. Bisogna attendere l’800 per vedere l’inizio della fabbricazione della carta in Egitto, e gli arabi la portarono, finalmente, in Europa.

La prima cartiera italiana fu instaurata a Fabriano, diffondendosi quindi in tutta l’Europa centrale: le successive invenzioni, come la stampa a caratteri mobili, resero la scrittura sempre più agevole e diffusa; per vedere la prima macchina automatica, tuttavia, bisognerà aspettare il 1798, quando il francese Nicholas-Louis Robert la ideò.

Da allora, la produzione di carta trovò metodi sempre più economici per arrivare all’obiettivo, fino a raggiungere i processi della sfibratura del legno e della pasta chimica, a metà del XIX secolo.

Al giorno d’oggi la carta è utilizzata negli ambiti più svariati: se il primo utilizzo che viene in mente è la scrittura, poi si può pensare alle carte regalo, alle carte uv e a una quantità di altri utilizzi per cui la carta ha un ruolo fondamentale. Tuttavia, il fatto che per la sua produzione venga utilizzato il legno spinge ad un utilizzo oculato e al riciclo di qualsiasi genere di carta, che siano carte da imballo o carte per ortofrutta : tutte possono essere riciclate per evitare l’abbattimento di altri alberi per la produzione di nuova carta.

Gli utilizzi della carta sono tanti e i tipi di carta sono almeno altrettanti: per ogni utilizzo esiste una vastas celta di tipi diversi di carta, più sottile (come per le carte da calzature) o più grossa (si pensi ai cartoni, o alle carte da disegno), opaca, lucida (alcune carte personalizzate o carte da banco), grezza (alcuni tipi di carte da biglietto), raffinata, liscia, ruvida, trasparente o coprente, tutto per tutte le esigenze e i gusti. Alcuni utilizzi possono addirittura sembrare incredibili: dopo il terremoto del 1995 in Giappone fu costruita una chiesa in cartone, la Takatori Catholic Church, poi spostata a Taiwan nel 2006.

Anche tenendo da parte gli utilizzi estremi come l’architettura di una chiesa, la carta fa comunque parte della vita quotidiana di tutti: anche se molti fogli sono stati sostituiti da file, sia al lavoro sia nella vita privata, la carta rimane comunque un materiale insostituibile, che, se mantenuto con le cure che richiede (suoi nemici sono l’umidità, il sole, la polvere e, ovviamente, strappi e pieghe) si conserva molto a lungo.

A cura di Lia Contesso
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Tappeti: annodati, kilim, classici o design, sempre con stile e gusto

Arreda, riscalda l’ambiente, si adatta allo stile della casa, dà un tocco in più alla stanza: un tappeto può fare tutto questo, se scelto con gusto e tenuto con cura.

I tappeti seguono lo stile che si è scelto per arredare la casa: ne esistono svariati tipi, con forme, materiali, stili e colori diversi, da scegliere seguendo il proprio gusto e lo stile della propria casa – che, in fondo, coincidono. Per cui, tappeti decorativi o design saranno adatti, per esempio, ad una casa moderna: le linee nette e semplici dell’arredo saranno completate da tappeti dallo stile moderno, con forme più e meno fantasiose – con i tappeti design si scatena al fantasia: uova all’occhio di bue, erba, luna, sole, fiori e tantissimo altro.

Poi, i materiali: mentre i tappeti classici sono fatti di lana o tessuti misti, tra quelli moderni si possono trovare tappeti moderni in pelle, e la loro forma può essere quella classica del tappeto, rettangolare, oppure rotonda o anche a forma di pelle di animale, come nel caso dei tappeti di mucca.

Chi invece preferisce mantenere uno stile tra il classico e l’antico, uscendo però dagli schemi dei tappeti persiani, cinesi o di altra provenienza, può dirigersi verso i tappeti sumak o kilim: la loro particolarità è quella di non essere annodati, a differenza del tappeto nell’immaginario comune.

La differenza tra kilim e sumak sta nel fatto che i kilim sono reversibili, mentre i sumak hanno un dritto e un rovescio: le trame dei sumak infatti sono attorcigliate sull’ordito, lasciando liberi sul rovescio i fili in corrispondenza di ogni cambio di colore, prendendo quattro fili dell’ordito e tornando poi indietro di due. Ciò li rende molto consistenti e, quindi, molto resistenti; i kilim sono comunque resistenti, ma la loro trama è più sottile, perché il filo passa semplicemente sopra e sotto all’ordito, in modo da non creare differenze tra un lato e l’altro.

La scelta del tappeto dipende quindi dall’arredamento, dall’utilizzo che si fa della stanza nella quale si intende posizionare il tappeto, dai colori, dall’effetto che si intende dare alla stanza e, naturalmente, dal proprio gusto. Una volta entrato a far parte dell’arredo, il tappeto sarà parte integrante della stanza, diventandone un silenzioso e discreto protagonista: togliendolo la stanza sembrerà vuota.

La cura dei tappeti naturalmente è fondamentale per mantenerli in buono stato: a seconda del tipo di tappeto, del materiale, e anche della sua età ci si dovrà prendere cura del proprio tappeto in maniera diversa, per cui la cosa migliore è informarsi al momento dell’acquisto direttamente dal rivenditore, che saprà consigliare il modo migliore per mantenere il nuovo acquisto in ottimo stato.

Nel caso in cui sia necessario un restauro, è bene rivolgersi a negozi specializzati, o allo stesso rivenditore; lo stesso dicasi a proposito del lavaggio che, soprattutto parlando di tappeti annodati, deve essere effettuato da professionisti per evitare di danneggiarlo.

La bellezza di un tappeto ha bisogno di alcune cure perché rimanga tale; ma prendendosi cura del proprio tappeto si avrà in cambio la sua presenza accogliente e calda a riempire la stanza.

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Dalla padella ai macchinari di produzione: i rivestimenti antiaderenti

I rivestimenti antiaderenti che tutti conosciamo nelle padelle di casa hanno in realtà decine di altri utilizzi in macchinari per vari tipi di produzione; e tutto è nato, come spesso accade, da un caso.

Il rivestimento antiaderente, che ora può essere di plastica, di alluminio antiaderente, di ceramica o di altro materiale, qualunque sia la sua destinazione, è nato per caso: Roy Plunkett, nel 1938, notò la resistenza agli agenti chimici aggressivi che c’era all’interno di una bombola di tetrafluorotene. Da allora si cominciarono a vedere le possibilità di utilizzo del teflon, che venne introdotto in svariati campi.

Le proprietà per le quali i rivestimenti plastici, di alluminio e di altri materiali antiaderenti sono utilizzati sono molteplici; parlando del teflon, per esempio, tra le sue proprietà più apprezzate nell’utilizzo industriale c’è l’inerzia chimica, per cui l’oggetto protetto è salvo dalle aggressioni degli agenti chimici, fatta eccezione di alcuni come i metalli alcalini fusi, il fluoro ad alta pressione. Ma non possiamo non nominare anche l’insolubilità in acqua e nei solventi, la resistenza al fuoco, le qualità elettriche, la scorrevolezza superficiale e l’antiaderenza.

Inoltre, utilizzandoli per i macchinari nel settore produttivo, si può parlare di rivestimenti antiusura, perché rivestendo il macchinario lo proteggono dall’uso, quindi basterà cambiare periodicamente il rivestimento senza essere costretti a sostituire l’intero macchinario. Pensando agli utilizzi casalinghi del rivestimenti antiattrito, invece, è chiaro come questo sia utile in cucina per limitare l’utilizzo di grassi, rendendo la cucina più leggera e digeribile. Naturalmente la visione domestica dell’utilizzo del materiale antiaderente può far pensare a quanto sia fondamentale in alcuni macchinari che entrano a contatto con materiali quali colle, vernici, alimenti e altri ancora: tutti questi sono casi nei quali l’antiaderenza è fondamentale per la buona riuscita delle operazioni.

Tra i materiali utilizzati per questo scopo ci sono l’alluminio, la plastica, la ceramica, l’acciaio: sono materiali resistenti, ognuno dei quali è indicato per utilizzi specifici. A seconda del materiale con cui il rivestimento dovrà entrare in contatto, infatti, si sceglierà il rivestimento più adatto, certi che il rivestimento scelto sarà utile a rendere più agevole la produzione, a migliorare la qualità del prodotto finale e ad allungare la vita del macchinario rivestito.

I trattamenti antiusura per i macchinari possono rivelarsi molto utili per allungare la vita di macchinari che entrano in contatto con agenti chimici che, non trovando materiali in grado di resistere, corrodono e rendono inutilizzabili i macchinari in pochissimo tempo.

Vogliamo vedere alcuni esempi di utilizzo del teflon? Nell’industria chimica ad esempio rivestimenti in teflon sono assolutamente fondamentali per la protezione dagli agenti chimici, con i quali il teflon non ha nessuna reazione. Nell’industria elettrica è usato come materiale isolante, mentre in liuteria è utilizzato come additivo nella produzione dei capotasti sintetici per ridurre l’attrito tra corde e capotasto.

Pensando ai rivestimenti antiaderenti e antiusura, quindi, non pensiamo solo alle padelle: tra i macchinari per la produzione di colle, vernici o spaghetti, gli isolanti elettrici e le chitarre, i rivestimenti fanno parte della vita quotidiana di tutti, molto più di quanto si immagini.

A cura di Lia Contesso
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Storia, geografia e stagioni nelle ricette

Oggi un pasto, perché possa rimanere tra i ricordi piacevoli, deve finire con un dolce. È curioso che, attorno all’anno 1000, fosse il contrario: i banchetti cominciavano con il dolce per poi continuare con il salato. E bisognava arrangiarsi senza zucchero né cacao …

Lo zucchero di barbabietola e il cacao, infatti, arrivarono in Europa solo dopo il 1492, con il viaggio verso le “Indie” di Cristoforo Colombo: prima si utilizzava il miele, affiancato dallo zucchero di canna, il quale arrivò dalle zone arabe come spezia attorno al 900. È facile intuire, quindi, che i dolci fossero molto diversi da quelli con cui oggi concludiamo i nostri pasti: non erano soffici e sapori zuccherosi venivano spesso accostati a salato e agre. Era molto comune l’uso della frutta cotta vicino alla carne, cosa che in effetti si usa ancora oggi nella produzione dolciaria dei paesi anglosassoni e scandinavi: le salse a base di frutta erano molto apprezzate.

La scoperta dell’America quindi ebbe una grossa influenza nei dolci europei, il che coincide anche all’incirca con l’inizio della redazione di ricettari: nel periodo precedente, fino al 1000-1200, la cucina era nominata più in negativo come peccato di gola che in positivo, e i libri che trattavano argomenti di cucina elencavano per lo più gli ingredienti per condurre una vita sana. Il primo ricettario che risulta essere redatto con indicazioni di ricette vere e proprio, per ironia della sorte, è opera della badessa benedettina Ildegarda di Bingen, e risale al XII secolo.

Andando avanti nel tempo, i ricettari divennero sempre più diffusi, diffondendosi anche l’alfabetizzazione, che prima era cosa rara; inoltre, anche l’avvento della barbabietola da zucchero influenzò non poco la produzione. Infatti, mentre alcuni dolci hanno origini molto antiche – Cicerone cita un “rotolo di pastella di farina, molto dolce, preparato con latte buono da mangiare” che fa pensare ai cannoli alla siciliana – altri nascono dopo l’arrivo di zucchero e cacao.

Da sempre, e ancora di più da quando gli ingredienti iniziarono a dare stimoli nuovi alla fantasia dei cuochi e delle cuoche, la cucina aveva caratteristiche proprie di zona in zona: se a Torino ci si è concentrati con il cioccolato, a Catania granite e cannoli fanno da padroni; i dolci napoletani variano tra i soffici babà e le croccanti sfogliatelle, mentre Verona e Milano si sono consacrate al Natale, l’industria dolciaria verona con i pandori e quella milanese con i panettoni.

E quindi vediamo come non solo la zona in sé faccia la differenza, ma questa vada mischiata anche al periodo: mentre capodanno a Napoli è associato agli struffoli e la Pasqua alle pastiere, a Catania le olive di Sant’Agata si trovano solo alla festa della Santa e le frappe romane – come i galani veneziani e le chiacchiere napoletane – si trovano solo a carnevale. I dolci tipici pasquali e i dolci natalizi tradizionali sono forse quelli più conosciuti, insieme a quelli di carnevale, a livello nazionale: ma un tour gastronomico è sempre interessante, e bisogna ricordare di farlo in diversi periodi dell’anno per assaggiare tutte le leccornie.

Insomma, si può dire che i dolci abbiano conquistato i palati più esigenti, tanto da giocare un ruolo importantissimo nella buona riuscita di una cena: dopotutto, quello che rimane in mente – e in bocca – è l’ultimo sapore gustato.

A cura di Lia Contesso
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Leggende veronesi, tra realtà e fantasia

Verona è una città ricca di storia, cultura e leggende: l’arena che la rende celebre sarebbe stata costruita in una notte, mentre nel Castello di Montorio sarebbe nascosto uno degli ultimi “libri del comando”.

Trascorrere qualche giorno in uno degli alberghi economici verona è un ottimo modo per tuffarsi nella sua storia e conoscere le sue leggende: ci sono storie che hanno già fatto il giro del mondo, come quella di Giulietta e Romeo, e altre che invece i veronesi raccontano volentieri ai turisti di passaggio, curiosi di conoscere la città che stanno visitando.

Sia nel centro che nella vicina periferia si possono sentire storie interessanti: soggiornando in un albergo a san michele extra, per esempio, si potrà sentire la storia del Castello di Montorio, che nasconderebbe tra le sue mura un libro del comando, mentre le leggende che si sentiranno negli hotel a verona centro racconteranno la storia dell’arena e di altri luoghi storici.

I libri del comando sono stai molto diffusi un tempo, ma si racconta che siano stati distrutti, nel corso dei secoli, dai preti, che pare organizzassero roghi di questo genere di libri: si dice infatti che contenessero formule magiche, e venendone in possesso si sarebbe stati in grado di comandare gli elementi, volare, scovare tesori … in breve, sarebbe come acquisire dei superpoteri. Uno degli ultimi libri del comando sottratti ai roghi, quindi, sarebbe nascosto nei sotterranei del castello; i sotterranei nasconderebbero però anche un passaggio che porta, si dice, all’arena in centro alla città: un passaggio lungo diversi chilometri, di cui non si conosce l’entrata né il costruttore.

Le leggende del centro città prendono di mira, naturalmente, la maestosa arena, raccontando nientemeno che sarebbe stata costruita in una sola notte: i veronesi, infatti, desideravano molto un’arena nella loro città, e un condannato a morte, nella sua ultima notte, ricevette la visita del diavolo, che si propose di costruire l’arena in quella notte in cambio della sua anima. Ciò sarebbe servito a salvargli la vita, e l’uomo accettò: ma appena vide i demoni al lavoro si pentì, e passò la notte a pregare la Madonna perché gli salvasse l’anima. Poco prima dell’alba la Madonna, sentendo il sincero pentimento dell’uomo, ascoltò la sua preghiera e fece suonare l’Angelus con le campane: a quel suono i demoni si dispersero, ma ancora non avevano finito il loro lavoro. L’arena quindi rimase incompiuta, cosicché il diavolo non poté avere l’anima dell’uomo, ma il lavoro fatto prima dell’alba fu abbastanza per salvargli la vita.

C’è poi l’enorme costola appesa ad un arco in Piazza delle Erbe, che non si sa a chi possa essere appartenuta: forse ad un animale preistorico? Per ultima, ma solo perché è la più conosciuta di tutte, teniamo al leggenda di Giulietta e Romeo, che narra lo sfortunato amore di due giovanissimi, figli di famiglie rivali e morti per amore: la vicenda si confonde tra storia e leggenda, tramandando racconti e continuando ancor oggi a mostrare i luoghi nei quali si sarebbe svolta la storia d’amore più conosciuta del mondo.

A cura di Lia Contesso
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