Mi chiamo Aminata Gabriella Fall, un nome strano ma non molto se si considera che il mio nome è l’unione dei nomi delle mie nonne e che le mie nonne erano una senegalese e una italiana.
Sono nata in provincia di Brescia nel “lontano” 1979 e sono cresciuta sul lago di Garda.
Mio padre era senegalese e mia madre italiana.
Mi hanno insegnato a non farmi fermare dalle difficoltà e dalla paura e soprattutto dagli altri tanto che il mio nome di battaglia è “war machine”.
Un passo davanti l’altro con determinazione sono sempre riuscita a raggiungere i miei obiettivi, dalla laurea come studente lavoratore, alla mia carriera lavorativa… tutto direi…
Questa volta la sfida è dura, molto dura ma la affronto con tutta la determinazione e la forza di cui sono capace: alla fine, comunque vadano le cose, sarò una persona più forte e saprò sciare bene!
A parte gli scherzi poter portare la bandiera del Paese di mio padre sul petto è omaggiare il suo ricordo e mi permette di avvicinarmi alle mie radici. Essendo cresciuta nella provincia di Brescia so bene quanto possa essere difficile per uno straniero integrarsi avendo, purtroppo vissuto sulla mia pelle , episodi di razzismo e discriminazione.
So anche quanto sia difficile farsi strada in quanto donna e spero, per questo motivo, che essere la prima donna a rappresentare il Senegal nello sci alpino sia un chi aro segnale per chi è scoraggiato a non mollare mai e a credere che un domani migliore può esserci senza barriere e pregiudizi.
In questo periodo di crisi, in un’Italia che viene descritta come demoralizzata e sfiduciata, ho avuto la fortuna di incontrare degli imprenditori, made in Italy, che hanno deciso di sognare con me: Sporting San Lorenzo, Ortholab, Salice, Tecnostar, DMTC, ADV, Lange, Dynastar, sciitalia.it. MI sostengono con entusiasmo ed il pensiero di averli accanto mi sprona ogni giorno.
La mia avventura non potrebbe proseguire senza l’aiuto del mio allenatore Omar Longhi che con pazienza mi allena e mi sprona e senza il sostegno del mio viceallenatore/skiman/autista/spallasucuipaingere mio marito Fabio Brontesi.
Mia madre e i miei fratelli mi appoggiano così come i miei numerosi cugini senegalesi che conosco solo grazie ai social network.
E’ dura, la mattina mi alzo alle 6 e la sera finisco in palestra dopo le 21, nel mezzo c’è il lavoro e tutte le incombenze di una moglie che non sono poche…
Io ci credo e spero di poter raccontare la mia storia a sempre più persone perché non ci sono differenze fisiche o culturali quando è l’impegno ad accomunarci.
Aminata Gabriella Fall
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