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Giuliano Frosini lancia una proposta. Intervista su Elementi

L’Italia in predicato di diventare hub del gas, ma perché no, anche elettrico. Un sistema che ha bisogno di infrastrutture di rete per la gestione del boom rinnovabile e abbattere i costi elettrici zonali. Giuliano Frosini, direttore divisione Public Affairs di Terna, ne parla con “Elementi” e lancia una proposta: le amministrazioni che si oppongono alle opere si assumano la responsabilità di dire ai cittadini che in quei territori l’energia costerà di più.

E: Calo dei consumi, overcapacity, crisi economica: quali le prospettive per il sistema elettrico?

GF: Dal 2003 è iniziato un percorso di crescita infrastrutturale sia sul versante della generazione sia su quello della rete di trasmissione, che ha contribuito ad aumentare la sicurezza elettrica del Paese: oggi disponiamo di una capacità installata di oltre 120 mila MW, più che doppia rispetto alla domanda alla punta. Quindi, se continuiamo a importare energia è solo perché all’estero costa meno. Le sfide sono molteplici: risparmio ed efficienza energetica, sviluppo sostenibile, riduzione dei costi per imprese e famiglie. Occorre riequilibrare il mix di combustibili per la produzione di energia elettrica, oggi troppo sbilanciato sul gas, puntare sul carbone pulito e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Inoltre, dobbiamo continuare a sviluppare infrastrutture, ambientalmente sostenibili e tecnologicamente avanzate.

E: Servono infrastrutture reali, ma spesso c’è il freno della burocrazia o della sindrome Nimby: come superare l’impasse?

GF: Noi oggi abbiamo un meccanismo di mercato tale per cui il prezzo dell’energia è unico in tutto il Paese, calcolato come media dei prezzi zonali. Ora, se c’è un prezzo unico nazionale, allora si deve anche poter decidere dove è più necessario fare le opere. Se, invece, in nome del federalismo le amministrazioni si oppongono alle opere fino al punto di bloccarle, allora ritengo che debbano assumersi anche la responsabilità di chiedere a cittadini e imprese di quei territori se sono disposti a pagar di più l’energia. Esempio concreto il caso dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi tra Sicilia e Calabria, opera già autorizzata e in corso di realizzazione ma soggetta a contestazioni locali, il cui ritardo è già costato agli italiani oltre 3 miliardi e mezzo di euro.

E: La diffusione delle rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, sta trasformando il paradigma della rete elettrica. Quali le mosse di Terna di fronte al nuovo scenario?

GF: La rapida crescita delle rinnovabili – da 1.000 MW installati nel 2005 ai quasi 25.000 MW a fine 2012 – ha avviato una fase di trasformazione importante del nostro sistema energetico, ma non senza problemi: dall’eccesso di produzione rispetto ai consumi a livello locale, all’esigenza di un elevato e flessibile livello di riserva per bilanciare la variabilità dei livelli di produzione. Terna ha proposto varie azioni per integrare le rinnovabili nel sistema: il rafforzamento, il controllo e il monitoraggio della rete, con investimenti nell’automazione del mantenimento dell’equilibrio fra domanda e offerta; la gestione coordinata delle reti di trasmissione e distribuzione; l’adeguamento del parco di generazione da fonti rinnovabili. Inoltre, abbiamo già investito 1,3 miliardi di euro per il pieno sfruttamento delle rinnovabili e ne sono previsti ulteriori 2,5 entro il 2016 per far evolvere la rete elettrica in sincronia con questo nuovo sistema.

E: Italia “hub del gas”, ma potrebbe anche diventare “hub elettrico”. E’ ragionevole questa prospettiva?

GF: L’Italia per la sua posizione geografica è certamente candidata al ruolo di hub elettrico del Mediterraneo. In un’ottica di mercato europeo dell’energia, infatti, l’obiettivo è realizzare una rete più diffusa e integrata tra i Paese, compresi quelli del Nord Africa. Terna ha già previsto di incrementare le interconnessioni con gli Stati confinanti: alle 22 “autostrade dell’energia” che oggi collegano l’Italia a Svizzera, Francia, Slovenia, Austria e Grecia, presto se ne aggiungeranno altre, di cui una con il Montenegro e un’altra con la Francia. In un recente Piano di Sviluppo rientra, inoltre, l’interconnessione con la Tunisia, di fatto il primo collegamento elettrico tra Italia e Nord Africa.

E: Terna, quindi, guarda all’estero.

GF: Le interconnessioni transfrontaliere sono un fattore strategico per accrescere la sicurezza del sistema elettrico nazionale e internazionale, diversificare il mix dei combustibili, diminuire la dipendenza da un numero ristretto di Paesi fornitori di energia e ridurre i costi per cittadini e imprese. Con i nuovi progetti, l’Italia potrà incrementare la capacità di interconnessione di ulteriori 3.000-5.000 MW: quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà diventare esportatore strutturale di energia, in misura maggiore rispetto ad ora, con importanti benefici per i produttori nazionali. Potremo giocare un ruolo centrale nel “sistema Europa” con una strategia mirata alla realizzazione nel tempo della Super Smart Grid, che consentirà di trasmettere in Europa l’energia “verde” prodotta in Medio Oriente e Nord Africa.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo: Bei, 570 milioni a Terna per rete sud Italia

Energia, a Roma è stato perfezionato il contratto di finanziamento della Banca europea per gli investimenti al piano 2012-2016 di Terna, la società guidata dall’AD Flavio Cattaneo. Tra le priorità dell’intervento: il rafforzamento del network italiano di trasmissione, la riduzione dei costi e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Il piano è suddiviso in 14 progetti localizzati in tutta Italia, con attenzione particolare a: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Il progetto principale è l’interconnessione Sorgente-Rizziconi che collegherà la Sicilia alla Calabria.

Energia: Bei, 570 milioni a Terna per rete sud Italia

E’ focalizzato sugli investimenti in Sud Italia il contratto di finanziamento di 570 milioni di euro perfezionato a Roma tra la Banca europea per gli investimenti (Bei) e Terna, la società di gestione della rete elettrica del Paese. La Bei era rappresentata da Dario Scannapieco, vice presidente responsabile per Italia, Malta e Balcani Occidentali mentre Terna dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo. Nel dettaglio, il prestito contribuisce al piano quinquennale 2012-2016 di Terna, del valore superiore al miliardo di euro, per il rafforzamento del network italiano di trasmissione di energia elettrica. Il piano è suddiviso di 14 progetti specifici localizzati in tutta Italia, ma con una attenzione particolare alle cosiddette Regioni Convergenza: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Il 69% del totale del finanziamento della Bei, infatti, è rivolto ai progetti basati in queste regioni. Il principale progetto, sia per dimensioni sia per rilevanza strategica, è l’interconnessione Sorgente-Rizziconi, il tratto di rete che collega la principale isola italiana, la Sicilia, alla Calabria. Questo progetto, per la sua valenza, è anche destinatario di una sovvenzione dell’Unione Europea di 110 milioni all’interno dell’Eerp (European energy programme for recovery). Il prestito a Terna nel suo complesso rientra tra le priorità di intervento della Banca dell’Unione europea, principalmente per due aspetti. Da una parte l’attenzione per il sostegno che la Bei da’ ai piani di miglioramento delle reti elettriche, fondamentali per la riduzione dei costi dell’energia elettrica e i differenziali di prezzo tra le diverse aree, e la cui efficacia è rivolta anche alla miglior connessione alla rete dei sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Con il risultato finale di una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. Dall’altra, la localizzazione geografica nel Mezzogiorno d’Italia di oltre i due terzi degli investimenti si inserisce nel filone di interventi fondamentali, sin dalla sua nascita, della Bei: il finanziamento delle Regioni meno sviluppate per una crescita socio-economico armoniosa dell’Unione europea.

Fonte: AGI

Terna: prestito Bei di 570 mln per sviluppo rete elettrica al Sud

E’ focalizzato sugli investimenti in Sud Italia il contratto di finanziamento di 570 milioni di euro perfezionato a Roma tra la Banca europea per gli investimenti e Terna. La BEI era rappresentata da Dario Scannapieco, Vice presidente responsabile per Italia, Malta e Balcani Occidentali; Terna dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo. Nel dettaglio, spiega la Bei, il prestito contribuisce al piano quinquennale 2012-2016 di Terna, del valore superiore al miliardo di euro, per il rafforzamento del network italiano di trasmissione di energia elettrica. Il piano è suddiviso di 14 progetti specifici localizzati in tutta Italia, ma con una attenzione particolare alle cosiddette Regioni Convergenza: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Il 69% del totale del finanziamento della BEI, infatti, è rivolto ai progetti basati in queste regioni. Il principale progetto, sia per dimensioni sia per rilevanza strategica, è l’interconnessione Sorgente-Rizziconi, il tratto di rete che collega la principale isola italiana, la Sicilia, alla Calabria. Questo progetto, per la sua valenza, è anche destinatario di una sovvenzione dell’Unione Europea di 110 milioni all’interno dell’EERP (European energy programme for recovery). ”Il prestito a Terna nel suo complesso – sottolinea la Bei – rientra tra le priorità di intervento della Banca dell’Unione europea, principalmente per due aspetti. Da una parte l’attenzione per il sostegno che la BEI da’ ai piani di miglioramento delle reti elettriche, fondamentali per la riduzione dei costi dell’energia elettrica e i differenziali di prezzo tra le diverse aree, e la cui efficacia è rivolta anche alla miglior connessione alla rete dei sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Con il risultato finale di una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. Dall’altra, la localizzazione geografica nel Mezzogiorno d’Italia di oltre i due terzi degli investimenti si inserisce nel filone di interventi fondamentali, sin dalla sua nascita, della BEI: il finanziamento delle Regioni meno sviluppate per una crescita socio-economico armoniosa dell’Unione europea”.

FONTE: Asca

Terna: da Bei finanziamento 570 mln per rete nel sud Italia

E’ focalizzato sugli investimenti in Sud Italia il contratto di finanziamento di 570 milioni di euro perfezionato a Roma tra la Banca europea per gli investimenti e Terna, la società di gestione
della rete elettrica del Paese. Il prestito, si legge in una nota, contribuisce al piano quinquennale
2012-2016 di Terna, del valore superiore al miliardo di euro, per il rafforzamento del network italiano di trasmissione di energia elettrica. Il piano è suddiviso di 14 progetti specifici localizzati in tutta Italia, ma con una attenzione particolare alle cosiddette Regioni Convergenza: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Il 69% del totale del finanziamento della Bei, infatti, è rivolto ai progetti basati in queste regioni. Il principale progetto, sia per dimensioni sia per rilevanza strategica,
è l’interconnessione Sorgente-Rizziconi, il tratto di rete che collega la principale isola italiana, la Sicilia, alla Calabria.

FONTE: Milano Finanza

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Flavio Cattaneo a Piazza Affari Terna big tra le utilities (CorrierEconomia)

Piazza Affari, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo si colloca tra le azioni con cedole da record, con rendimenti sopra il 5% che permettono di staccare il dividendo più volte l’anno.

Il 3% in Piazza Affari non è un miraggio. Anzi. Con gli investitori sempre più alla ricerca di alti rendimenti per i propri risparmi schiacciati dalla politica monetaria espansiva della Bce, la Borsa di Milano si presenta come un interessante terreno di caccia. Sono decine le società che promettono cedole con un rendimento superiore al 3%, circa tre volte l’inflazione.

Una pattuglia che, a sorpresa, non comprende solamente la categoria dei titoli tradizionalmente generosi con i propri azionisti come le utilities e le società che operano in mercati regolamentati ma anche quelle appartenenti al segmento industriale, finanziario e del mondo media. Il campione dell’alto rendimento è Sias, azienda di proprietà della famiglia Gavio che gestisce concessioni autostradali tra cui la Torino-Milano, che promette quasi l’8%, alle sue spalle Snam ed Eni con oltre il 7%. CorrierEconomia ha messo in rassegna tutte le società di Piazza Affari selezionando quelle con una capitalizzazione superiore al miliardo di euro e con uno yield calcolato sugli utili di competenza 2013, superiore al 3%. Una scelta che riduce la muta a una trentina di titoli ma che presentano un livello di liquidità paragonabile a quello di un Titolo di Stato.

È necessario però tenere sempre presente che investire in Borsa presenta un grado di rischio superiore a quello di attività finanziarie che si allineano all’inflazione, come nel caso dei Bot. Ecco perché lo yield a un anno delle azioni ad alto rendimento viaggia intorno al 4% rispetto all’1,2% del costo della vita e all’1% dei titoli a breve termine. Il differenziale è una sorta di cuscinetto rispetto al rischio delle oscillazioni dei prezzi di Borsa. Evento a cui si sta assistendo con una certa frequenza anche su mercati poco volatili. Ma le oscillazioni giovano a volte brutti scherzi proprio a coloro che sono alla ricerca di alti redimenti. Accade infatti che più il prezzo di un titolo scende, maggiore sia il livello dello yield, a parità di dividendo atteso. Salvo poi scoprire che i ribassi trovano corrispondenza a distanza di qualche mese in un peggioramento dei risultati di bilancio e quindi un taglio della cedola che annulla o quasi la generosità attesa.

Questa è la ragione che dovrebbe sempre spingere un investitore a domandarsi quanto siano prevedibili o stabili nel tempo le cedole anche a dispetto della congiuntura. La stabilità è certamente una caratteristica delle società che operano in mercati regolamentati come Sias, Snam, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo e Atlantia. Tutti titoli i cui rendimenti sono abbondantemente sopra il 5% e che si possono anche permettere di staccare il dividendo più volte l’anno. Meno scontata invece la ripetitività di cedole come quelle di Fiat Industrial, Pirelli & C., Impregilo o STMicroelectronics che tuttavia promettono, i prezzi attuali, oltre il 3% con punte del 4,72% per la società franco italiana attiva nell’industria dei semiconduttori. Della muta dei titoli ad alto rendimento fanno parte anche diversi finanziari. Il più generoso è Banca Generali, la prima compagnia assicurativa è invece Unipol 5,2%.

FONTE: Corriere

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Terna EMTN: Cattaneo Flavio Programma Euro Medium Term Note Programme

Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, rinnova il proprio programma di emissioni obbligazionarie denominato ‘Euro Medium Term Note Programme’ incrementandone l’importo da 5 a 6 miliardi di euro. Deutsche Bank e Citigroup hanno svolto il ruolo di Joint Arrangers del programma, a cui è stato assegnato il rating A-/A-2 da parte di Standard & Poor’s, Baa1/P-2 da parte di Moody’s e A- da parte di Fitch. Terna avrà la possibilità di lanciare obbligazioni e di cogliere ogni opportunità che si presentasse sul mercato. Le risorse verrebbero destinate ad un ulteriore sviluppo della rete elettrica.

 

Terna: rinnova e incrementa da 5 a 6 mld programma emissione bond

Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, ha rinnovato il proprio programma di emissioni obbligazionarie denominato ‘Euro Medium Term Note Programme’ (EMTN) incrementandone l’importo da 5 a 6 miliardi di euro come deliberato dal consiglio di amministrazione del 14 maggio 2013. Lo comunica la società, aggiungendo che Deutsche Bank e Citigroup hanno svolto il ruolo di Joint Arrangers del programma, a cui è stato assegnato il rating A-/A-2 da parte di Standard & Poor’s, Baa1/P-2 da parte di Moody’s e A- da parte di Fitch. Con questo aggiornamento, secondo fonti di settore, Terna avrà la possibilità di lanciare obbligazioni sul mercato e di cogliere tempestivamente ogni opportunità che si presentasse sul mercato. Le risorse, nell’eventualità, verrebbero destinate ad un ulteriore sviluppo della rete elettrica.

FONTE: Corriere


Terna: rinnova programma obbligazioni

Come deliberato dal cda del 14 maggio

Terna-Rete elettrica nazionale ha rinnovato il proprio programma di emissioni obbligazionarie denominate ‘Euro Medium Term Note Programme’ (Emtn) incrementandone l’importo da 5 a 6 miliardi di euro, come deliberati dal cda del 14 maggio 2013. Lo comunica la società, precisando che Deutsche Bank e Citigroup hanno svolto il ruolo di joint arrangers del programma, cui è stato assegnato il rating A-/A-2 da parte di Standard & Poor’s Baa1/P-2 da Moody’s e A- da Fitch.

FONTE: Ansa

Terna: rinnova e incrementa da 5 a 6 mld programma emissione bond

Terna ha rinnovato il proprio programma di emissioni obbligazionarie denominato ‘Euro Medium Term Note Programme’ (EMTN) incrementandone l’importo da 5 a 6 miliardi di euro come deliberato dal consiglio di amministrazione del 14 maggio 2013. Lo comunica la società, aggiungendo che Deutsche Bank e Citigroup hanno svolto il ruolo di Joint Arrangers del programma, a cui è stato assegnato il rating A-/A-2 da parte di Standard & Poor’s, Baa1/P-2 da parte di Moody’s e A- da parte di Fitch. Con questo aggiornamento, secondo fonti di settore, Terna avrà la possibilità di lanciare obbligazioni sul mercato e di cogliere tempestivamente ogni opportunità che si presentasse sul mercato. Le risorse, nell’eventualità, verrebbero destinate ad un ulteriore sviluppo della rete elettrica.

FONTEIl Sole 24 Ore

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Hub Elettrico Europeo: Flavio Cattaneo, Terna verso ruolo da Leader

Terna crede nell’integrazione europea e si prepara ad assumere un ruolo fondamentale nel futuro hub elettrico europeo. L’AD di Terna Flavio Cattaneo: “Le nostre priorità: completare il rinnovo e il potenziamento della rete, rafforzando le linee di interconnessione senza trascurare le nuove opportunità in attività non tradizionali in Italia e all’estero”. “Grazie ai 6,5 miliardi di opere realizzate è stato azzerato il gap infrastrutturale nei confronti degli altri Paesi europei e oggi siamo il 1° operatore di rete indipendente in Europa e 6° al mondo con infrastrutture il cui valore è raddoppiato ad oltre 10 miliardi”.

Terna sempre più impresa infrastrutturale che crede nell’integrazione europea. L’azienda guidata da Flavio Cattaneo, come riporta molto bene “Affari & Finanza” di Repubblica, ha infatti in animo di realizzare nell’immediato futuro un potenziamento della rete elettrica italiana attraverso ingenti investimenti infrastrutturali (7,9 miliardi di euro complessivi nell’arco di un decennio, di cui 4,1 entro il 2017 per la sola componente tradizionale), ma anche di dar vita ad un vero e proprio hub elettrico europeo.

Un programma ambizioso che, come sottolinea la Lettera all’Investitore riportata dall’inserto economico, vede Terna prepararsi a chiudere il 2013 con un utile a 480 milioni grazie a una crescita del 4,3% dell’Ebitda, atteso in prossimità di 1,45 miliardi, salvo eventi oggi non ipotizzabili. I debiti dovrebbero collocarsi al di sotto di 6,6 miliardi in presenza di 1,2 miliardi di investimenti e grazie ad una generazione di cassa attesa a un miliardo. Non solo: il gruppo dovrebbe confermare una politica di dividendi generosa ma sostenibile.

Come rimarca l’amministratore delegato Cattaneo le priorità cui l’azienda sta lavorando sono racchiuse in queste parole: “Completare il rinnovo e il potenziamento della rete di trasmissione italiana, rafforzando nel contempo le linee di interconnessione con l’estero in una logica di hub europeo senza trascurare le nuove opportunità in attività non tradizionali sia in Italia che all’estero”. Una strategia che va nel solco delle direttrici del piano al 2017 e “del nuovo volto assunto da Terna dal 2005 ad oggi; otto anni nel corso dei quali si è concretizzata la trasformazione da impresa elettrica ad una società infrastrutturale con un approccio strategico che ha saputo affiancare al core business lo sviluppo di progetti in attività non tradizionali”.

Ma per far tutto ciò è essenziale “che tutti contribuiscano a far scendere i prezzi delle materie prime, poi, grazie anche alle nuove interconnessioni che stiamo costruendo, l’eccesso di capacità lo si potrà esportare a favore di Francia e Germania che, con la componente nucleare — in parte in via di dismissione come in Germania — non hanno un parco flessibile come il nostro. Naturalmente non possiamo fare tutto da soli, è anzi necessario che l’Europa faccia la sua parte favorendo l’apertura dei mercati. Ma l’Italia ha tutte le carte in regola per essere protagonista nel mercato energetico europeo”.

Terna è insomma pronta a questo ruolo di capofila europeo, forte anche di una situazione italiana molto efficiente e proficua. “Grazie ai 6,5 miliardi di opere realizzate – afferma sempre Cattaneo -, con un impegno di spesa annua che è quintuplicato sino a toccare quota 1,24 miliardi, è stato azzerato il gap infrastrutturale nei confronti degli altri Paesi europei e oggi siamo il 1° operatore di rete indipendente in Europa e 6° al mondo con infrastrutture il cui valore è raddoppiato ad oltre 10 miliardi”.

Il mercato intanto continua a premiare Terna. Il titolo ha chiuso in ripresa una settimana negativa (venerdì a +0,71%, recuperando parzialmente sui sette giorni che restano sul segno -) ma che non scalfisce le performance realizzate nell’arco dei 3 mesi (+5.79%), sei mesi (17,63%) e un anno (23,55%). Risultati importanti se si considera che stiamo parlando di un titolo fondamentalmente difensivo i cui ricavi sono pressoché tutti regolati da tariffe che di fatto isolano ricavi e reddito dai volumi del business in quanto dipendono essenzialmente dagli investimenti.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo: Terna corre allineata alla prestazione del Dax

La Commissione Ue ha varato la Road Map 2020 nel campo dell’energia per creare un mercato completamente interconnesso. Terna è capofila tra le società interessate a partecipare alla costruzione delle infrastrutture. In borsa l’azienda, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, ha corso allineata alla prestazione del Dax, l’indice principale di Francoforte, toccando il suo massimo storico e raddoppiando il suo valore di quotazione. Dal 2005 il gruppo ha investito 6,5 miliardi ‘in opere concrete’ e per i prossimi 10 anni il piano di sviluppo prevede ulteriori 7,9 miliardi.

Non chiamatele più attività regolate, definizione riduttiva che non risponde più alle trasformazioni del settore. Soprattutto in vista della rivoluzione a livello europeo che sta per investire le società delle reti. E mentre Piazza Affari arranca (quando gli altri mercati volano ai massimi), tra le blue chip italiane c’è chi si stacca dal resto del gruppo. E’ il caso delle società che gestiscono infrastrutture, dalle reti elettriche alle reti del gas, a cui si possono aggiungere autostrade e aeroporti. Ma anche di quelle aziende in cui una quota dei margini è comunque coperta da attività assimilabili. Sono tutte società le cui performance di Borsa hanno battuto il mercato. E le cui prospettive potrebbero essere ancora più interessanti per gli investitori se sapranno sfruttare l’occasione che viene ora offerta loro da Bruxelles. La Commissione Ue ha varato la Road Map 2020 nel campo dell’energia, per creare un mercato completamente interconnesso. Un’ operazione da centinaia di miliardi di investimenti per cui sono previsti incentivi e finanziamenti a tassi agevolati.

A tirare il gruppo delle società potenzialmente interessate è Terna, la società che gestisce la rete di alta tensione e che garantisce la trasmissione dell’energia elettrica in tutto il paese. In Borsa, l’azienda guidata dall’ex direttore generale della Rai Flavio Cattaneo, di fatto, ha corso allineata alla prestazione del Dax, l’indice principale di Francoforte, che di recente ha toccato il suo massimo storico: ha guadagnato sul listino il 30 per cento nell’ultimo anno e ha raddoppiato il suo valore dalla quotazione del 2004. Lo stesso ha fatto Terna.

Un guadagno per chi ha investito nel titolo cui bisogna aggiungere la cedola, che ha garantito ai soci un rendimento attorno al 5 per cento l’anno. Mai venuto meno, neppure con l’introduzione della Robin Hood Tax, imposta dal governo Berlusconi alle società dell’energia, reti e rinnovabili comprese. Questo, in realtà, spiega solo in parte il boom di Terna.

La società della rete elettrica, nel periodo 2009-2012 ha realizzato quasi 2,3 miliardi di utile netto. Ma di questi, oltre 700 milioni li ha realizzati da attività non tradizionali o non regolamentate. In altre parole, oltre agli investimenti incentivati, il management si è sempre inventato qualche attività collegata (dall’operazione sulle reti in Brasile agli investimenti nel fotovoltaico, entrambi venduti con plusvalenza) che hanno aumentato il monte dividendi. Questo vale anche per Snam, il gruppo che ha appena ottenuto la sua indipendenza dall’ex controllante Eni passando sotto la Cassa Depositi Prestiti. Il suo core business è la gestione delle reti che assicurano la distribuzione del gas, in particolare le dorsali principali che si collegano poi alle reti locali e cittadine. Nei dieci anni di quotazione Snam ha sempre distribuito dividendi ai suoi investitori, per un ammontare totale di 5,8 miliardi, pari a circa all’80 per cento dell’utile netto, con una crescita media all’anno del 4 per cento. Tutto ciò si è tradotto in un rialzo negli ultimi dodici mesi del 15 per cento del valore del titolo. Ma la gestione delle reti è uno dei settori che può vantare una redditività in crescita per un gigante in crisi come Enel, che può vantare un milione di chilometri di elettrodotti che raggiungono 30 milioni di clienti e 55mila chilometri di metanodotti gestiti per 3,8 milioni di utenti serviti in 2mila comuni. La gestione delle reti rappresenta una voce positiva anche nel bilancio delle utility locali quotate in Borsa. Fattori positivi che hanno fatto del settore delle società che gestiscono “servizi pubblici”, secondo la definizione che ne dà la Borsa Italiana, uno dei più ricercati da parte dei fondi internazionali. E che, non a caso, ha messo a segno le migliori performance di Piazza Affari. Ma cosa ha portato a risultati in crescita e come mai proprio in questo periodo di recessione profonda per l’economia italiana? Il calo della domanda di energia e di gas non avrebbe dovuto portare un risultato opposto? Tutto ruota attorno al meccanismo della remunerazione degli investimenti. Detto molto in sintesi, lo Stato riconosce alle società infrastrutturali quanto speso per l’ammodernamento, l’efficientamento e l’espansione delle reti. Nel caso di elettricità e gas è una delle voci della bolletta pagata dai consumatori. Nelle autostrade lo si trova nell’aggiornamento tariffario. E ancora: per gli aeroporti abbiamo appena visto come il governo Monti abbia dato il via libera ai nuovi accordi di programma dei principali scali italiani – ultimo in ordine di tempo Fiumicino – che hanno previsto l’aumento delle tariffe aeroportuali in cambio di un piano di investimenti per i prossimi 20-30 anni. Ecco perché si chiamano attività regolate e perché la sicurezza delle entrate, in cambio di investimenti certi nel tempo, piace ai fondi.

Prendiamo il caso di Terna: dal 2005 il gruppo ha investito 6,5 miliardi ‘in opere concrete’ e per i prossimi 10 anni il piano di sviluppo prevede ulteriori 7,9 miliardi. Lo steso vale per Adr, la società di gestione di Fiumicino: l’accordo di programma sottoscritto con il governo prevede, sino alla fine della concessione (prevista nell’anno 2044), complessivamente investimenti per 12 miliardi di euro, inclusa l’espansione a nord dell’aeroporto della capitale. Per il periodo 2013-2016 gli investimenti saranno pari a 1,2 miliardi, con un incremento rispetto alle previsioni iniziali di piano fissate in 900 milioni di euro. Non è un caso che il fondo F2i guidato da Vito Gamberale, dedicato proprio alle infrastrutture, abbia investito soprattutto sulle reti locali del gas (di cui è diventato uno dei principali operatori italiani) e ora sta espandendo la sua presenza negli aeroporti: controlla Napoli Capodichino e Torino Caselle, oltre ad avere una quota di minoranza di Linate-Malpensa. Secondo gli analisti finanziari, le reti rappresentano – in un periodo di crisi come quello attuale una sorta di approdo sicuro in termini di rendimenti, abbastanza costante nel tempo. Certo, nel lungo periodo, i rendimenti e i dividendi delle società di produzione che ora soffrono il calo della domanda – potrebbero essere più generosi, visto che quando l’economia tira gli utili sono maggiori. Ma il momento attuale non premia le società che producono e vendono energia. Come si vede dai corsi di Borsa dove molti dei colossi europei, a cominciare dall’Enel, sono vicini ai minimi storici delle quotazioni azionarie. Inoltre, per le principali società infrastrutturali del Vecchio Continente ora si aprono le porte degli incentivi a livello europeo per la realizzazione di reti transfrontaliere. Con tutta probabilità si tratterà di erogazioni a fondo perduto e di prestiti agevolati della Bei. Il progetto è quello di creare una grande rete continentale dell’energia, in modo da sfruttare al meglio le potenzialità degli impianti produttivi. L’Italia, ad esempio, ha il parco centrali a gas più efficiente d’Europa, molte delle quali ora quasi ferme per il calo della domanda, quando invece potrebbero assicurare gli approvvigionamenti nelle ore di punta in Francia, nelle fasi in cui le centrali nucleari non riescono a soddisfare la domanda. Oppure garantire quella dei paesi nordici, ricchi di impianti eolici, nelle giornate scarsamente ventose. Un obiettivo che l’Unione Europa vorrebbe raggiungere entro il 2020 e che si estende anche alla rete del gas.

E l’Italia, grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo è destinata a diventare un ponte sia con i paesi del Maghreb a sud, sia con la penisola balcanica a est.

FONTE: Repubblica

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Terna, Luxottica, Snam e Tenaris le lepri del listino

Reti di trasmissione energetica, occhiali o tubi in acciaio. Chiunque avesse puntato sulle aziende leader di questi settori raccoglierebbe a Piazza Affari un investimento più che raddoppiato. Secondo Il Sole 24 Ore a garantire il miglior rendimento è ancora Terna, la società guidata da Flavio Cattaneo, che mette a segno un ritorno complessivo dell’investimento del 163% con un andamento sui listini che segna +68%.

Reti di trasmissione energetica, occhiali o tubi in acciaio. Chiunque avesse puntato sulle aziende leader di questi settori quando la crisi era ancora lontana raccoglierebbe a Piazza Affari un investimento più che raddoppiato. Basta guardare i dati (su fonte Bloomberg) che indicano il total shareholder return (misura del valore creato da un’impresa per i propri azionisti che somma i guadagni della performance di Borsa ai dividendi pagati) da gennaio 2006 ad oggi per le maggiori quotate: a garantire il miglior rendimento è Terna, la società, guidata da Flavio Cattaneo, che gestisce la rete elettrica nazionale e che mette a segno un ritorno complessivo dell’investimento del 163% con un andamento sui listini che segna +68%. Cresce del 119%, invece, un leader del made in Italy come Luxottica (aiutato da un +90% in Borsa), mentre poco più sotto (ma garantendo comunque il raddoppio dell’investimento) ci sono Snam (106% di Tsr con +30% sui listini) e Tenaris (100% con un +73% di performance in Borsa).

Insomma in sei anni e mezzo certamente turbolenti chi ha creato maggior valore per gli azionisti sono le eccellenze della moda e le reti e i servizi per l’energia, come dimostra anche il buon posizionamento di Saipem (82% di total shareholder return con una crescita del 55% sui listini). Una tendenza evidenziata non solo nel lungo periodo – capace di depurare i risultati dalle fluttuazioni di borsa e dalla crisi finanziaria – ma anche nel breve. Certo se analizziamo i dati del solo 2013 si vede come il recupero borsistico di alcuni settori abbia trainato titoli più penalizzati in un arco lungo di tempo (i big bancari come Unicredit e Intesa a fronte di un ritorno totale negativo dal 2006 ad oggi, segnato rispettivamente un +20 e un +16% da inizio anno), ma il settore amplio dell’energia e delle utility tiene: escludendo infatti il +33% nella creazione di valore totale messo a segno ancora una volta da Luxottica (grazie a un +31% sui listini da inizio anno), troviamo di seguito titoli come Enel GP (+18% di ritorno complessivo grazie al +16% di Borsa) e ancora una volta Terna che fa segnare +16,3% sia a Piazza Affari che in termini di total shareholder return.

La società del resto si posiziona fra le prime in termini di rendimento di Borsa e di creazione di valore per gli azionisti anche se si guarda al 2012, quando il gestore della rete elettrica ha fatto segnare un Tsr del 25%, dato superiore a quello di altri big del settore energetico: Enel per esempio conta con un total shareholder return del 6,9% nel 2012 con un dato che diventa negativo del 6,2% nel 2013; Eni, invece passa dal 22% dello scorso anno al 3,8% di quest’anno.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Flavio Cattaneo, Terna procede Piano Investimenti decennale (Il Sole24Ore)

Procede la realizzazione del piano decennale di investimenti infrastrutturali per 8 miliardi di euro di Terna. Conclusi i lavori l’Italia disporrà della più moderna e tecnologicamente avanzata rete d’Europa. Dal 2007 il prezzo dell’energia è sceso grazie al miglioramento della rete: complessivamente il programma di sviluppo della Spa ha prodotto 4,8 miliardi di minori costi per il sistema. Le opere che Terna sta realizzando produrranno 1.200 km di nuova rete high-tech e sostenibile. Flavio Cattaneo: “L’Italia ha tutte le carte in regola per essere soggetto attivo nel mercato europeo. Disponiamo di una rete di trasmissione flessibile e di alta tecnologia”.

Procede a passo spedito la realizzazione del piano di investimenti infrastrutturali di Terna Spa, operatore italiano di rete per la trasmissione di energia elettrica. Il piano decennale, avviato nel 2005, prevede investimenti per quasi 8 miliardi e a conclusione lavori l’Italia disporrà della più moderna e tecnologicamente avanzata rete d’Europa. Non solo. La costruzione di nuove interconnessioni con le reti estere e il potenziamento di quelle esistenti, permetteranno all’Italia di poter essere un attore di primo piano nel mercato europeo dell’energia elettrica. Tra i progetti di Terna spiccano infatti i ponti elettrici con il Montenegro e con la Francia, due opere già cantierate che si aggiungono alle 22 linee di collegamento con l’estero esistenti e che rientrano nella strategia di Terna di fare della rete italiana l’hub elettrico dell’Europa e del Mediterraneo.

«Ora, dal punto di vista tecnologico e produttivo – spiega Flavio Cattaneo, l’amministratore delegato di Terna – l’Italia ha tutte le carte in regola per essere soggetto attivo nel mercato europeo. Abbiamo un parco generazione moderno e più equilibrato nel mix. Abbiamo le centrali a gas più avanzate d’Europa. Disponiamo di una rete di trasmissione flessibile e di alta tecnologia. Ma dobbiamo anche ridurre il costo delle materie prime. Adesso è l’Unione europea che deve superare i vincoli normativi per aprire il mercato. Soprattutto in un momento come quello attuale, con una capacità di generazione superiore alla domanda anche a causa del rallentamento dell’attività industriale. Inoltre Francia e Germania, con la componente nucleare, non hanno quella flessibilità che l’Italia potrebbe fornire. Abbiamo bisogno di sistemi di accumulo dell’energia e il quadro normativo europeo deve porre ancora più attenzione su questo. Noi siamo pronti e l’Italia è in buona posizione».

Tra gli obiettivi del programma c’è la riduzione dei costi per il sistema, già in parte centrato. Solo considerando le sei maggiori opere realizzate dal 2005 (San Fiorano-Robbia, Matera-Santa Sofia, Laino-Rizziconi, Chignolo Po-Maleo, Turbigo-Rho e Sapei), dall’entrata in esercizio ad oggi il risparmio per il sistema è stato di circa 1,7 miliardi. In pratica – sottolineano a Terna – il benefico generato ha già ripagato l’intero costo sostenuto e, per ogni milione di euro investito, il ritorno in termini di minor costo per il sistema è di circa cinque milioni. Se a ciò si aggiungono i 3,1 miliardi di euro di minori costi generati dall’ottimizzazione nella gestione dei flussi di energia, il cosiddetto dispacciamento, si ha che complessivamente il programma di sviluppo della Spa ha prodotto 4,8 miliardi di minori costi per il sistema.
Dal 2007 a oggi, inoltre, l’ammodernamento della rete ha contribuito a un calo del Prezzo unico nazionale (Pun), sceso a 64 euro per Megawattora dai 71 euro del 2007, mentre il prezzo minimo è passato da 68 a 59 euro del periodo gennaio-febbraio 2013.

Nella situazione attuale di pesante crisi per le imprese del settore tecnologico e per i cantieri, il programma di Terna rappresenta un forte generatore di lavoro: a oggi sono infatti 209 i cantieri aperti e in attività in Italia, che coinvolgono 750 imprese dell’edilizia civile e dell’elettromeccanica e oltre 4mila lavoratori. Le opere che Terna sta realizzando produrranno 1.200 chilometri di nuova rete high-tech e sostenibile, 850 chilometri di vecchie linee saranno dismessi e 60 nuove stazioni saranno attivate. Il 40% dei 3 miliardi in fase di realizzazione è destinato al pieno sfruttamento delle energie rinnovabili.

Il programma – come spiega Cattaneo – è totalmente finanziato dal mercato e dalla Bei (Banca europea per gli investimenti) che «nella persona del vicepresidente Dario Scannapieco, ha acceso una luce là dove prima c’era il buio. È grazie all’impegno di Scannapieco – dice Cattaneo – che la Bei ha focalizzato il suo interesse sul piano di sviluppo della rete italiana e sta sostenendo il progetto con grande lungimiranza».

Sette i progetti top in fase di realizzazione (altri due partiranno entro il 2013), che da soli consentiranno un risparmio di costi a carico del sistema elettrico valutato in 340 milioni l’anno: l’elettrodotto Italia-Francia (365 milioni di investimenti per la parte italiana); l’interconnessione Italia-Montenegro (un miliardo l’investimento); elettrodotto Trino-Lacchiarella (300 milioni); elettrodotto Dolo-Camin (290 milioni); elettrodotto Foggia-Benevento (90 milioni); elettrodotto Feroleto-Maida (10 milioni); elettrodotto Sorgente-Rizziconi (700 milioni, realizzato al 55%). Quest’ultima opera in particolare collegherà Sicilia e Calabria e contribuirà a un deciso risparmio in bolletta elettrica valutato in oltre 600 milioni l’anno.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Cattaneo Flavio: Il Sole24Ore, trimestrale 2013, profitti record per Terna

Trimestrale 2013, risultati record per Terna, come riportato da “Il Sole 24 Ore”, si tratta di maxiprofitti (utile 142 milioni di euro). Terna è premiata dai grandi investimenti, dalla solidità finanziaria e la gestione equilibrata tra business regolamentato e attività non tradizionali. L’Ad Flavio Cattaneo, “Questi risultati ci consentono di impegnarci con maggiore robustezza sulle due grandi sfide del sistema elettrico in evoluzione: l’integrazione europea con un ruolo centrale per le interconnessioni dell’Italia e il continuo sviluppo degli investimenti infrastrutturali in aree fondamentali del Paese”.

Il risultato record ottenuto da Terna nel primo trimestre 2013 è stato sottolineato dalla stampa nazionale: come titola infatti “Il Sole 24 Ore”, si tratta di maxiprofitti (l’utile sale a 142 milioni di euro, con un incremento del 24,6 per cento) e soprattutto di grandi investimenti.

Il primo trimestre 2013 per l’azienda guidata da Flavio Cattaneo si è chiuso all’insegna del “+” (ed è il 30esimo trimestre positivo consecutivo), con un ebitda di 381 milioni di euro (+12,1%) e ricavi a quota 470 milioni di euro (+8,8%). Il giornale degli industriali evidenzia come questo risultato non sia ovviamente frutto del caso ma la giusta fusione di un mix di ingredienti essenziali: gli investimenti messi in campo dal Gruppo (1235 miliardi di euro nel 2012), l’attenzione a costi e alla solida struttura finanziaria, l’efficace equilibrio tra business regolamentato e attività non tradizionali.

Al di là di quello che sarà il futuro e che lo stesso Cattaneo ha tenuto a rimarcare (“Questi risultati ci consentono di impegnarci con maggiore robustezza sulle due grandi sfide del sistema elettrico in evoluzione: l’integrazione europea con un ruolo centrale per le interconnessioni dell’Italia e il continuo sviluppo degli investimenti infrastrutturali in aree fondamentali del Paese”), la performance di Terna è globale perchè rispetto allo stesso periodo del 2012 sono migliorati sia l’Ebit (+15,1%) che il patrimonio netto, salito a 2943 miliardi di euro contro 2788. Non preoccupa poi lo scarto dell’indebitamento finanziario (5924 miliardi, più 69 rispetto alla fine del 2012) in quanto il costo del debito a fine 2013 si attesterà sotto il 2,7% del 2012. E gli azionisti? Soddisfatti anche loro, visto che grazie ad un dividendo di 20 centesimi di cui 7 già avuti in acconto il principale azionista di Terna, la Cassa Depositi e Prestiti, si “porta via” qualcosa come 120 milioni di euro. Ma le acquisizioni internazionali al momento possono attendere.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo, Dolo-Camin, Terna innovazione e sostenibilità ambientale

Dolo-Camin, Terna mette in campo la linea high tech. Proseguono, all’insegna dell’innovazione e della massima sostenibilità ambientale, i lavori per la realizzazione dei primi sostegni monostelo a ridotto impatto ambientale in Veneto. Con questo intervento, un investimento di 290 milioni di euro, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, produrrà un risparmio complessivo per cittadini e imprese di oltre 40 milioni di euro l’anno. La bonifica ambientale dell’area permetterà di liberare 720 ettari di terreno. 35 mila le tonnellate di CO2 in meno annualmente emesse nell’aria.

 

Continua il restyling hi-tech della rete elettrica in alta tensione. E l’operazione nel caso dell’elettrodotto Dolo-Camin, tra Venezia e Padova, prosegue all’insegna dell’innovazione e della massima sostenibilità ambientale. Sono stati infatti avviati i lavori delle fondazioni per la realizzazione dei primi sostegni monostelo a ridotto impatto ambientale in Veneto, che permetteranno la demolizione di oltre 100 chilometri di vecchie linee (oggi interferenti con 275 abitazioni) e l’interramento di oltre 60 km di tracciato a fronte di soli 33 km di nuova rete in linea aerea. Si tratta di un’opera prevista sin dall’inizio della Dolo-Camin del 10 dicembre 2012.

Con questo intervento, per un investimento di 290 milioni di euro, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, conta di produrre notevoli benefici economici per l’intero sistema con un risparmio complessivo per cittadini e imprese di oltre 40 milioni di euro l’anno. Inoltre, la bonifica ambientale dell’area legata all’intervento permetterà di liberare 720 ettari di terreno e 1.800 edifici dagli elettrodotti che verranno smantellati. Infine, ammonteranno a 35 mila le tonnellate di CO2 in meno annualmente emesse nell’aria.

Nello specifico, questi sostegni monostelo, permetteranno di ridurre di 15 volte l’area di territorio occupata dalla linee e l’ingombro al suolo (da 150 mq di un traliccio tronco-piramidale a 10 mq). La collocazione avverrà lungo i terreni demaniali già asserviti all’Idrovia. Per quanto concerne i terreni privati su cui insisterà il resto della linea Dolo-Camin, proseguono i contatti con i proprietari per le procedure di asservimento ed esproprio. Nelle prossime settimane, inoltre, verrà avviato anche il cantiere per l’interramento delle linee esistenti nel Vallone Moranzani, parte integrante dell’intervento “Razionalizzazione della rete elettrica ad alta tensione tra Venezia e Padova” a cui appartiene anche l’elettrodotto Dolo–Camin. L’interramento delle linee rientra nell’accordo con la Regione Veneto, il cosiddetto “accordo Moranzani”, che prevede la realizzazione da parte della Regione Veneto di una discarica debitamente isolata per smaltire “in loco” i fanghi scavati dai canali e dai terreni di Porto Marghera.

Da ricordare poi che l’elettrodotto a 380 kV Dolo-Camin, rientra nelle 6 ‘opere top’ (elettrodotto 380 kV Sorgente-Rizziconi, tra Sicilia e Calabria; elettrodotto 380 kV Foggia-Benevento, tra Puglia e Campania; elettrodotto 380 kV Trino-Lacchiarella, tra Lombardia e Piemonte; interconnessioni con Francia e Montengero) alle quali sta lavorando Terna, per un investimento complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro, che prevedono il coinvolgimento di 210 imprese e 340 lavoratori mediamente impegnati nelle attività di cantiere. E una volta realizzate, queste infrastrutture, produrranno minori costi per il sistema di 340 milioni di euro l’anno.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo, “Italia-Montenegro”, Terna realizza il primo ponte elettrico tra il nostro Paese e i Balcani

“Italia-Montenegro”, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, sta realizzando una connessione elettrica diretta con il sud est europeo, una piattaforma di scambi di elettricità tra l’Italia, l’Unione Europea e l’Europa sudorientale per favorire l’integrazione del mercato elettrico nel sud est dell’Europa. 1 miliardo di euro di investimento complessivo, 415 km di lunghezza e fino a 1.000 MW di energia trasportata da una sponda all’altra dell’Adriatico, questi i dati relativi alla realizzazione di quest’infrastruttura di rilevanza strategica comunitaria.

Terna, Flavio Cattaneo.

L’infrastruttura, infatti, servirà a creare una connessione elettrica diretta con il sud est europeo, regione attualmente caratterizzata da un importante potenziale energetico: una piattaforma di scambi di elettricità tra l’Italia, l’Unione Europea e l’Europa sudorientale.

Nei prossimi anni, in Montenegro è previsto un forte incremento degli investimenti negli impianti di generazione, in particolar modo quelli da fonti rinnovabile, che permetterà di vendere all’estero l’elettricità in eccesso: si parla di un surplus energetico pari a oltre 10 TWh annui, da sfruttare a partire dal 2016 con la costruzione di 70 nuovi impianti nella regione balcanica.

Una volta realizzata l’opera contribuirà a diversificare le fonti di approvvigionamento, con conseguente aumento della competitività nel mercato elettrico italiano, nonché a migliorare sicurezza ed efficienza della fornitura e della trasmissione elettrica in situazioni di emergenza.

Per far sì che si concretizzi l’obiettivo di realizzare una rete regionale interconnessa più affidabile, è necessario innanzitutto valorizzare la rete elettrica montenegrina e rafforzare le relative interconnessioni con paesi limitrofi, attraverso la costruzione di nuove infrastrutture energetiche così che il Montenegro possa diventare l’hub elettrico dei Balcani.

Altresì è essenziale dotarsi, per il Montenegro, di un contesto normativo stabile e istituire norme e procedure armonizzate nella regione che creino gradualmente un mercato regionale da integrare in quello europeo. La costituzione del CAO, l’Ufficio d’Aste Coordinato, e l’adozione del Terzo Pacchetto Energia della Ue nel contesto del Trattato della Comunità dell’Energia, rappresentano già dei passi nella direzione giusta.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo, Terna a Piazza Affari pioggia di dividendi

Pioggia di dividendi in arrivo a Piazza Affari, oltre 13,5 miliardi di euro (per un rendimento medio del 3,7% circa). Tra i migliori titoli spicca ancora Terna, guidata da Flavio Cattaneo, che staccherà il saldo pari a 0,13 euro (che da solo rende il 3,6%) su un dividendo complessivo di 0,2 euro.

Pioggia di dividendi in arrivo a Piazza Affari, oltre 13,5 miliardi di euro (per un rendimento medio del 3,7% circa). A maggio, infatti, insieme alle rose, fioriscono anche la maggioranza delle cedole. Il 2012, in realtà, è stato un anno di magra ma, nonostante questo, la maggior parte delle società non ha resistito al richiamo dei propri rispettivi azionisti di riferimento (enti locali, noccioli duri o Fondazioni).

Anche per questo sono ancora molte le azioni che battono l’inflazione e, di sicuro, i rendimenti dei titoli di Stato. Certo, partire oggi per la caccia alla cedola è piuttosto tardi (una volta annunciato il dividendo, i titoli, in genere, quotano incorporando la cedola), ma complice qualche eventuale scivolone di Borsa, potrebbe comunque rivelarsi proficuo tener davanti date e importi degli stacchi, per eventuali, anche rapide, incursioni.

Il «cedola-day» è fissato il 20 maggio quando a staccare saranno circa 55 società, un quinto di Piazza Affari. Come da tradizione, i dividendi più generosi sono quelle riconosciuti dalle regine dei cash cow, società che operano in regime di concessione o in mercati regolamentati (prevalentemente quindi reti e utility).

Brilla Hera che stacca il 3 giugno e offre un rendimento del 5,8%. Non sono da meno anche alcuni volti noti come Enel (0,15 euro, rende il 5%) e A2a (0,026 euro, rende il 4,1%). Tra chi tra maggio e giugno salda, rimangono interessanti: Eni che pagherà 0,54 euro su una cedola complessiva di 1,08 (il solo saldo rende quasi tre punti percentuali), Atlantia che riconoscerà sul 2012 altri 0,391 euro su un totale di 0,746 euro (il solo saldo rende il 2,9%), Snam che pagherà 0,15 euro al netto dell’acconto di 0,1 euro (il solo saldo rende poco meno di quattro punti percentuali), Terna, guidata da Flavio Cattaneo, che staccherà il saldo pari a 0,13 euro (che da solo rende il 3,6%) su un dividendo complessivo di 0,2 euro.

Certo, stupisce che in un anno di recessione e con previsioni non particolarmente ottimistiche, la stragrande maggioranza di Piazza Affari abbia in ogni caso optato per distribuire gli utili (o riserve quando, come per Buzzi Unicem, il risultato netto è in rosso).

«Si consideri che il prezzo sull’utile del Ftse Mib è negativo, ovvero il risultato netto delle diverse società presenti sull’indice è in rosso. Il fatto stesso, quindi, che ci sia un dividend yield (rendimento-ndr) è una contraddizione», sostiene Corrado Caironi, investment strategist di R&Ca, secondo cui «le aziende dovrebbe investire sullo sviluppo e destinare gli utili a capitale, piuttosto che utilizzare le riserve straordinarie per pagare cedole».

FONTE: Il Giornale

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Flavio Cattaneo: Nuovo record storico per Terna a Piazza Affari

Nuovo record storico per Terna a Piazza Affari. La società, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, ha chiuso la seduta a 3,544€/azione (+2,13%), aggiornando così per la seconda volta nelle ultime tre sedute il massimo storico.

Terna, Flavio Cattaneo.

L’azionista che avesse investito in Terna dalla quotazione (effettuata ad un prezzo di 1,70€/azione) ad oggi non solo avrebbe visto più che raddoppiare il valore del suo titolo, ma avrebbe ricevuto oltre 1,37 €/azione di dividendi cumulati, ottenendo così un rendimento complessivo in termini di TSR (Total Shareholder Return) del 252%, nettamente superiore rispetto al 70% dell’indice europeo di riferimento (DJ Utilities) e in netta controtendenza rispetto ad un TSR del mercato Italiano negativo di quindici punti percentuali (-15%).

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo: Borsa, Terna tocca i nuovi massimi storici

A Piazza Affari, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, supera i precedenti massimi storici toccati a 3,486 l’11 maggio 2011. La forza dell’uptrend sale a 2,50 euro.

Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, ha superato nella seduta di giovedì i precedenti massimi storici toccati a 3,486 l’11 maggio 2011 lasciando chiaramente intendere la forza dell’uptrend che sale dai minimi dello scorso luglio a 2,50 euro. Da notare anche che il top del 25 aprile a 3,51 forza il lato alto del canale che sale dai minimi di luglio 2012. Flessioni correttive restano possibili ma la direzione dominante viene confermata al rialzo con target a 3,62, 3,71 e 3,86 euro. Solo sotto 3,40 rischio di cali estesi fino a 3,15, base del citato canale crescente e media mobile a 100 giorni. Supporto intermedio a 3,34, base del gap del 18 aprile.

FONTE: La Stampa

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Flavio Cattaneo: L’interconnessione tra Italia e Montenegro, primo ponte elettrico

Terna, guidata da Flavio Cattaneo, sta realizzando tra il nostro Paese e i Balcani l’interconnessione “Italia e Montenegro”, un’opera di rilevanza strategica comunitaria per l’integrazione del mercato elettrico nel sud est dell’Europa. 415 km di lunghezza, tutti sottomarini e in cavo interrato, circa 1 miliardo di euro di investimento complessivo, fino a 1.000 MW di energia trasportata da una sponda all’altra dell’Adriatico. L’infrastruttura diventerà una piattaforma di scambi di elettricità tra l’Italia, l’Unione Europea e l’Europa sudorientale. Previsto un forte incremento degli investimenti in fonti rinnovabili.

Terna, Flavio Cattaneo.

L’infrastruttura, infatti, servirà a creare una connessione elettrica diretta con il sud est europeo, regione attualmente caratterizzata da un importante potenziale energetico: una piattaforma di scambi di elettricità tra l’Italia, l’Unione Europea e l’Europa sudorientale.

Nei prossimi anni, in Montenegro è previsto un forte incremento degli investimenti negli impianti di generazione, in particolar modo quelli da fonti rinnovabile, che permetterà di vendere all’estero l’elettricità in eccesso: si parla di un surplus energetico pari a oltre 10 TWh annui, da sfruttare a partire dal 2016 con la costruzione di 70 nuovi impianti nella regione balcanica.

Una volta realizzata l’opera contribuirà a diversificare le fonti di approvvigionamento, con conseguente aumento della competitività nel mercato elettrico italiano, nonché a migliorare sicurezza ed efficienza della fornitura e della trasmissione elettrica in situazioni di emergenza.

Per far sì che si concretizzi l’obiettivo di realizzare una rete regionale interconnessa più affidabile, è necessario innanzitutto valorizzare la rete elettrica montenegrina e rafforzare le relative interconnessioni con paesi limitrofi, attraverso la costruzione di nuove infrastrutture energetiche così che il Montenegro possa diventare l’hub elettrico dei Balcani.

Altresì è essenziale dotarsi, per il Montenegro, di un contesto normativo stabile e istituire norme e procedure armonizzate nella regione che creino gradualmente un mercato regionale da integrare in quello europeo. La costituzione del CAO, l’Ufficio d’Aste Coordinato, e l’adozione del Terzo Pacchetto Energia della Ue nel contesto del Trattato della Comunità dell’Energia, rappresentano già dei passi nella direzione giusta.

FONTE: Terna

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Terna Authority Energia: via libera alla certificazione come gestore di rete

La via l’ha indicata il Terzo Pacchetto Energia che ha chiesto agli Stati membri di designare e certificare, con il coinvolgimento di Bruxelles e dei regolatori nazionali, i gestori dei sistemi di trasmissione. Un iter lungo e complesso che è appena arrivato a traguardo per Terna. L’Autorità per l’Energia ha infatti pubblicato la delibera che assegna alla spa dell’alta tensione la “patente” richiesta dall’Europa, ma chiede anche al gruppo guidato da Flavio Cattaneo una serie di impegni, alcuni dei quali già messi in cantiere.

Lo statuto andrà adeguato alla direttiva europea
Il grosso riguarderà le modifiche da apportare allo statuto della società. L’Autorità per l’Energia sollecita un adeguamento rispetto al modello della separazione proprietaria, mentre gli altri soggetti che detengono porzioni di rete di trasmissione sono considerati meri proprietari (la rete di questi soggetti di fatto viene gestita da Terna) e pertanto non devono essere certificati ma garantire il rispetto di alcune condizioni minime. In sostanza, il gruppo sarà chiamato a fissare norme più stringenti sui compiti del gestore (per assicurare l’allineamento con le prescrizioni fissate dall’articolo 12 della direttiva comunitaria) nonché in materia di controllo societario e di indipendenza degli amministratori.

Gli uffici legali al lavoro per definire l’iter
Una indicazione volutamente generica perché, come spiega il regolatore nelle dodici pagine della delibera, la scelta di «non indicare con esattezza il testo da inserire nello statuto è coerente con l’esigenza di limitare gli interventi compressivi dell’autonomia di impresa allo stretto indispensabile al fine di raggiungere lo scopo». Tradotto: sarà l’azienda a decidere come modificare le norme statutarie per recepire lo spirito del Terzo Pacchetto Energia e dovrà farlo entro quindici mesi dalla pubblicazione della delibera. Terna ha inizialmente obiettato all’Authority che il combinato disposto tra l’attuale statuto e la disciplina delle società quotate rendesse superflua qualsiasi correzione, ma alla fine, dopo un lungo confronto con l’Aeeg, si è resa disponibile a cambiare lo statuto. Gli uffici legali del gruppo sono già al lavoro. Di norma, per le quotate, le modifiche statutarie devono essere sottoposte all’assemblea degli azionisti, ma i vertici della spa dell’alta tensione stanno cercando di capire, con il supporto degli avvocati, se invece sia sufficiente un passaggio in cda visto che la correzione è messa in campo per dare seguito a una direttiva europea. Se dunque il responso fosse positivo, i tempi per le modifiche potrebbero essere brevi e l’adeguamento potrebbe arrivare già sul tavolo del primo board utile.

Lo “schermo” tra l’azionista di maggioranza e la spa dell’alta tensione
Quanto alle altre richieste, manca solo la formalizzazione all’Authority, ma la società ha già raccolto la documentazione necessaria. L’Aeeg ha infatti chiesto a Terna e ai suoi azionisti (Cdp e Romano Minozzi, il principale socio privato con il 5,4% del capitale sociale) di attestare l’inesistenza di qualsiasi conflitto di interesse nonché la presenza di uno “schermo” tra l’azionista di maggioranza e la stessa società. In particolare, Cdp, che possiede il 29.9% della società, è stata chiamata a dimostrare che non può influenzare in alcun modo il processo decisionale del gruppo – al di là, ovviamente, del legittimo esercizio connesso alla propria quota azionaria – né ha incentivi di tipo finanziario connessi alle partecipazioni attribuite alla gestione separata nelle imprese che operano nella produzione e nella vendita di elettricità e gas.

Nessun conflitto di interesse in capo ai soci privati
Gli azionisti privati, invece, hanno dovuto attestare l’assenza di conflitti di interesse. Così prima Assicurazioni Generali – che da febbraio, però, è sceso sotto la quota di rilevanza, passando dal 2,002% all’1,926% – ha escluso il possesso di partecipazioni di controllo in imprese attive nella produzione o vendita di elettricità e gas. Poi, anche Romano Minozzi – attualmente al 5,4% – è stato chiamato a documentare che non esercita poteri di nomina di consiglieri di società attive negli stessi settori. L’ultima prescrizione riguarda infine il consigliere di Terna, Fabio Buscarini, ad e direttore generale di Ina Assitalia e consigliere di Burgo Group. Proprio quest’ultima carica ha attirato l’attenzione perché l’azienda possiede un parco generazione e dunque si potrebbe creare un potenziale conflitto. Buscarini dovrà quindi decidere a stretto giro tra i due ruoli. Ed è molto probabile che, alla fine, dica addio al board della società creata nel lontano 1905 da Luigi Burgo.

FONTE: ilsole24ore.com

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Flavio Cattaneo (Terna): Dopo i tralicci le nuove piante nel Parco nazionale del Gran Sasso

Si è concluso il progetto realizzato da Terna, guidata da Flavio Cattaneo, in collaborazione con il Wwf, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, per ricomporre la continuità paesaggistica e vegetazionale in luoghi interessati dalle linee elettriche. Al centro dell’intervento otto tralicci per la trasmissione dell’energia elettrica, lungo una fascia larga 200 metri e lunga 29 km della tratta Bolognano-Bussi (linea Popoli-Alanno) in prossimità delle suggestive Gole di Popoli, recentemente ricostruita per ragioni di sicurezza. Messi in atto interventi di ingegneria naturalistica, come l’utilizzo di “biostuoie” in fibra di cocco e tela di juta.

Un’equipe specializzata ha ricreato con tecniche di ingegneria naturalistica la copertura vegetazionale delle aree interessate dai sostegni, una zona quanto mai impervia caratterizzata da pendenze elevate in condizioni di rischio di erosione e dissesto idrogeologico. Oltre all’intervento effettuato con il Wwf sono stati montati, nei tratti che potevano interessare delle rotte migratorie dei volatili, dei dispositivi per l’avifauna, per impedire la collisione degli uccelli con la linea.

«L’ambiente rupestre oggetto dell’intervento», come riporta il quotidiano il Centro da una nota di Terna, «è uno dei più sfavorevoli alla vita vegetale, per le condizioni micro-climatiche dei luoghi, per le sollecitazioni esercitate dal movimento superficiale dei detriti e per l’accentuato dilavamento che le acque di origine piovana possono arrecare su suoli non più integri. Per questo, le specie vegetali utilizzate sono state selezionate in base alla loro capacità di colonizzazione del suolo e anzi derivate appositamente da piante del Parco». Su indicazione dell’ Ente Parco è stato infatti eseguito uno sfalcio delle piante già presenti nell’area e nelle zone attigue, per raccogliere i semi e mettere a dimora nuove piccole piante autoctone, come rosa canina, ginestra, ginepro, fusaggine, terebinto e albero di Giuda «Per facilitare l’attecchimento delle nuove piantine», aggiunge Terna, «sono stati messi in atto interventi di ingegneria naturalistica, come l’utilizzo di “biostuoie” in fibra di cocco e tela di juta, per proteggere il substrato dal dilavamento e favorire l’accumulo di terra necessario per la semina e il successivo attecchimento delle giovani piante».

FONTE: Terna

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Europa, Cattaneo Flavio, Terna sarà l’hub elettrico del Mediterraneo

Terna, la società che gestisce la rete elettrica italiana sarà l’hub elettrico del Mediterraneo. «Il futuro dell’energia italiana e di Terna sono rivolti all’Europa e questa è una richiesta che arriva da tutto il sistema nazionale e internazionale. Quando saranno realizzate maggiori interconnessioni con il resto d’Europa, il Paese potrà diventare un esportatore strutturale di energia» – ha dichiarato l’AD della società Flavio Cattaneo. Il piano per la realizzazione di questo progetto è già partito e prevede, al momento, la costruzione di un cavo che collegherà l’Italia al Montenegro e la realizzazione di una centrale sulla costa della Tunisia sia l’interconnessione con le coste siciliane.

E’ una delle pochissime società della Borsa ad aver non solo recuperato quanto perso dopo il crollo del 2008, ma ad aver raggiunto una quotazione addirittura superiore. Una corsa verso l’alto stoppata solo dalla Robin Hood Tax, l’aumento delle aliquote volute dal governo Berlusconi nel 2011 – e confermato dall’esecutivo Monti – che ha colpito le società dell’energia. Ma fino a un certo punto, visto che dopo la presentazione dei conti del 2012, Terna “vede” ormai riavvicinarsi i massimi raggiunti nel maggio del 2011 a quota 3,47 euro. Non per nulla, il gruppo nato da uno spin off dell’Enel nel 2005, è uno dei titoli che più piace agli analisti. Soprattutto per la sua capacità di ripagare gli investitori: ecco spiegato perché Terna si è aggiudicata per il terzo anno consecutivo il premio delle utility europee dall’americano Edison Electric Institute per il miglior rendimento totale del titolo: nell’ultimo triennio, tra andamento di Borsa e dividendo, gli azionisti hanno visto il loro investimento salire del 24%, un livello più alto sia dei titoli di settore sia dell’indice italiano (nello stesso periodo il Dj Stoxx ha perso il 10% e il Ftse Mib il 21%). Numeri che piacciono al mercato: degli ultimi 22 report, 14 consigliano di acquistare il titolo, 6 suggeriscono di tenerlo in portafoglio e solo due pensano che sia da vendere.

Convincono i conti, ma soprattutto convince il modello impostato dall’AD Flavio Cattaneo con il piano industriale 2017, che garantisce un payoutal 60% e dividendi in crescita. Ma quanto potrà crescere ancora la società e garantire rendimenti così elevati? E cosa c’è nel futuro di Terna, dopo che avrà completato il piano di investimenti al 2017 in cui verranno spesi oltre 4 miliardi. Serviranno per “sbottigliare” la rete e rendere più efficiente il sistema, e per realizzare 300 milioni di batterie dove immagazzinare l’energia prodotto dalle rinnovabili che altrimenti andrebbe sprecata. Terna è pronta a realizzarne per 75 Mw, l’authorty ne ha autorizzati 51Mw. Così come sta già accadendo per Snam, l’altra grande rete di proprietà pubblica tramite la Cassa Depositi Prestiti, anche Terna dovrà uscire dai confini nazionali.

Come spiega l’AD Cattaneo: «Il futuro dell’energia italiana e di Terna sono rivolti all’Europa e questa è una richiesta che arriva da tutto il sistema nazionale e internazionale. Quando saranno realizzate maggiori interconnessioni con il resto d’Europa, e solo quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà diventare un esportatore strutturale di energia, molto più di quanto non lo sia ora con un importante beneficio ai generatori italiani. Ad esempio la Francia, avendo molta produzione nucleare, fatica di più tecnicamente ad inseguire i picchi di freddo e l’energia dei cicli combinati italiani potrebbe essere usata a supporto. Stessa cosa potrebbe avvenire per motivi diversi in Germania. Del resto, l’Italia è già oggi esportatore nelle ore di massima richiesta di energia».

Un progetto su cui Terna, di fatto, ha già cominciato a lavorare. Con due cantieri: uno già partito, l’altro ancora molto di prospettiva. Nel primo caso, si tratta del cavo che collegherà l’Italia al Montenegro, 415 chilometri, di cui 390 sottomarini per un costo di 800 milioni. Servirà sia per importare energia a basso costo, vista l’alta componente di idroelettrico presente nel paese balcanico, dove l’ex monopolista è controllato al 42 per cento dall’utility lombarda A2a. Il secondo progetto si chiama, invece, Elmed e prevede sia la realizzazione di una centrale sulla costa della Tunisia sia l’interconnessione con le coste siciliane. Quando entrambe le opere saranno in esercizio, l’Italia potrà replicare il ruolo che vuole giocare anche nel settore del gas: diventare una sorta di hub del Mediterraneo per la trasmissione dell’energia elettrica, ponendosi come ponte sia verso l’est Europeo, sia collegandosi ai vari progetti delle rinnovabili che nasceranno in Africa. Una prospettiva per i prossimi anni, s’intende.

Prioritario per Terna è realizzare le opere che ancora fanno della rete italiana un sistema incompleto. A cominciare dalla priorità numero uno: il nuovo cavo tra Sicilia e Calabria, denominato Sorgente-Rizziconi. Per un costo di 700 milioni, farà risparmiare al sistema 600 milioni all’anno, visto che ora la Sicilia ha un prezzo dell’energia nettamente superiore al resto d’Italia, a causa dell’arretratezza dei collegamenti. Con la differenza che viene pagata però da tutti i consumatori italiani. Perché se un’accusa viene mossa a Terna, non è di investire poco sulla rete. Anzi. Ma di non concentrarsi abbastanza sulle opere strategiche. Per rassicurare gli operatori, l’Autorità per l’energia ha previsto un tasso di remunerazione maggiorato del 2% «per accelerare la realizzazione di interventi particolarmente rilevanti ». Mentre si lavora per la rete italiana, però, nulla vieta, di lavorare all’espansione nel resto del continente. E anche su questo Cattaneo sembra avere le idee chiare: «Non credo che Terna debba crescere tramite acquisizioni in giro per l’Europa ma attraverso una crescita organica. Credo che in futuro debba, innanzi tutto candidarsi a un ruolo centrale nel “sistema Europa” sfruttando la posizione geografica naturale dell’Italia, al centro del Mediterraneo. Come ponte da una parte verso i Balcani, dall’altra verso il continente africano. Se, invece, guardiamo al progetto di Bruxelles per la creazione di una rete europea, è chiaro che la spinta decisiva non debba venire dalle società che gestiscono le reti, ma dai governi, che, tra l’altro, in molti casi ne sono anche azionisti diretti o indiretti di riferimento».

FONTE: Repubblica

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Flavio Cattaneo, nei prossimi anni Terna sarà l’Hub Elettrico del Mediterraneo

Terna, hub elettrico del Mediterraneo. Nei prossimi anni la società si pone come ponte sia verso l’est europeo, sia verso progetti in Africa per le energie rinnovabili. Flavio Cattaneo, AD di Terna, dichiara: «Il futuro dell’energia italiana e di Terna sono rivolti all’Europa, una richiesta che arriva da tutto il sistema nazionale e internazionale. Quando saranno realizzate maggiori interconnessioni con il resto d’Europa, il Paese potrà diventare un esportatore strutturale di energia, con un importante beneficio ai generatori italiani. L’Italia è già oggi esportatore nelle ore di massima richiesta di energia».

E’ una delle pochissime società della Borsa ad aver non solo recuperato quanto perso dopo il crollo del 2008, ma ad aver raggiunto una quotazione addirittura superiore. Una corsa verso l’alto stoppata solo dalla Robin Hood Tax, l’aumento delle aliquote volute dal governo Berlusconi nel 2011 – e confermato dall’esecutivo Monti – che ha colpito le società dell’energia. Ma fino a un certo punto, visto che dopo la presentazione dei conti del 2012, Terna “vede” ormai riavvicinarsi i massimi raggiunti nel maggio del 2011 a quota 3,47 euro. Non per nulla, il gruppo nato da uno spin off dell’Enel nel 2005, è uno dei titoli che più piace agli analisti. Soprattutto per la sua capacità di ripagare gli investitori: ecco spiegato perché Terna si è aggiudicata per il terzo anno consecutivo il premio delle utility europee dall’americano Edison Electric Institute per il miglior rendimento totale del titolo: nell’ultimo triennio, tra andamento di Borsa e dividendo, gli azionisti hanno visto il loro investimento salire del 24%, un livello più alto sia dei titoli di settore sia dell’indice italiano (nello stesso periodo il Dj Stoxx ha perso il 10% e il Ftse Mib il 21%). Numeri che piacciono al mercato: degli ultimi 22 report, 14 consigliano di acquistare il titolo, 6 suggeriscono di tenerlo in portafoglio e solo due pensano che sia da vendere.

Convincono i conti, ma soprattutto convince il modello impostato dall’AD Flavio Cattaneo con il piano industriale 2017, che garantisce un payoutal 60% e dividendi in crescita. Ma quanto potrà crescere ancora la società e garantire rendimenti così elevati? E cosa c’è nel futuro di Terna, dopo che avrà completato il piano di investimenti al 2017 in cui verranno spesi oltre 4 miliardi. Serviranno per “sbottigliare” la rete e rendere più efficiente il sistema, e per realizzare 300 milioni di batterie dove immagazzinare l’energia prodotto dalle rinnovabili che altrimenti andrebbe sprecata. Terna è pronta a realizzarne per 75 Mw, l’authorty ne ha autorizzati 51Mw. Così come sta già accadendo per Snam, l’altra grande rete di proprietà pubblica tramite la Cassa Depositi Prestiti, anche Terna dovrà uscire dai confini nazionali.

Come spiega l’AD Cattaneo: «Il futuro dell’energia italiana e di Terna sono rivolti all’Europa e questa è una richiesta che arriva da tutto il sistema nazionale e internazionale. Quando saranno realizzate maggiori interconnessioni con il resto d’Europa, e solo quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà diventare un esportatore strutturale di energia, molto più di quanto non lo sia ora con un importante beneficio ai generatori italiani. Ad esempio la Francia, avendo molta produzione nucleare, fatica di più tecnicamente ad inseguire i picchi di freddo e l’energia dei cicli combinati italiani potrebbe essere usata a supporto. Stessa cosa potrebbe avvenire per motivi diversi in Germania. Del resto, l’Italia è già oggi esportatore nelle ore di massima richiesta di energia».

Un progetto su cui Terna, di fatto, ha già cominciato a lavorare. Con due cantieri: uno già partito, l’altro ancora molto di prospettiva. Nel primo caso, si tratta del cavo che collegherà l’Italia al Montenegro, 415 chilometri, di cui 390 sottomarini per un costo di 800 milioni. Servirà sia per importare energia a basso costo, vista l’alta componente di idroelettrico presente nel paese balcanico, dove l’ex monopolista è controllato al 42 per cento dall’utility lombarda A2a. Il secondo progetto si chiama, invece, Elmed e prevede sia la realizzazione di una centrale sulla costa della Tunisia sia l’interconnessione con le coste siciliane. Quando entrambe le opere saranno in esercizio, l’Italia potrà replicare il ruolo che vuole giocare anche nel settore del gas: diventare una sorta di hub del Mediterraneo per la trasmissione dell’energia elettrica, ponendosi come ponte sia verso l’est Europeo, sia collegandosi ai vari progetti delle rinnovabili che nasceranno in Africa. Una prospettiva per i prossimi anni, s’intende.

Prioritario per Terna è realizzare le opere che ancora fanno della rete italiana un sistema incompleto. A cominciare dalla priorità numero uno: il nuovo cavo tra Sicilia e Calabria, denominato Sorgente-Rizziconi. Per un costo di 700 milioni, farà risparmiare al sistema 600 milioni all’anno, visto che ora la Sicilia ha un prezzo dell’energia nettamente superiore al resto d’Italia, a causa dell’arretratezza dei collegamenti. Con la differenza che viene pagata però da tutti i consumatori italiani. Perché se un’accusa viene mossa a Terna, non è di investire poco sulla rete. Anzi. Ma di non concentrarsi abbastanza sulle opere strategiche. Per rassicurare gli operatori, l’Autorità per l’energia ha previsto un tasso di remunerazione maggiorato del 2% «per accelerare la realizzazione di interventi particolarmente rilevanti ». Mentre si lavora per la rete italiana, però, nulla vieta, di lavorare all’espansione nel resto del continente. E anche su questo Cattaneo sembra avere le idee chiare: «Non credo che Terna debba crescere tramite acquisizioni in giro per l’Europa ma attraverso una crescita organica. Credo che in futuro debba, innanzi tutto candidarsi a un ruolo centrale nel “sistema Europa” sfruttando la posizione geografica naturale dell’Italia, al centro del Mediterraneo. Come ponte da una parte verso i Balcani, dall’altra verso il continente africano. Se, invece, guardiamo al progetto di Bruxelles per la creazione di una rete europea, è chiaro che la spinta decisiva non debba venire dalle società che gestiscono le reti, ma dai governi, che, tra l’altro, in molti casi ne sono anche azionisti diretti o indiretti di riferimento».

FONTE: Repubblica

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Flavio Cattaneo: sviluppo infrastrutture fattore strategico per ridurre costi energia

“L’esperienza di Terna dimostra che lo sviluppo delle infrastrutture è un fattore strategico per ridurre i costi dell’energia” – ha dichiarato Flavio Cattaneo, AD di Terna, durante i lavori odierni del Forum Confcommercio “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”. “Per ogni milione di euro che abbiamo investito sulle principali opere di sviluppo della rete, il beneficio in termini di risparmi per cittadini e imprese è di circa 5 milioni di euro. Il contributo della sola Terna alla riduzione del costo dell’energia può essere calcolato in oltre 12 miliardi di euro in 10 anni”.

“L’esperienza di Terna dimostra che lo sviluppo delle infrastrutture è un fattore strategico per ridurre i costi dell’energia” – ha dichiarato il numero di Terna, Flavio Cattaneo, durante i lavori odierni del Forum Confcommercio “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”.
L’energia, con lo scenario economico internazionale, il credito, il lavoro e la legalità sono i cardini su cui puntare per la ripresa dell’Italia. E sono anche i temi del dibattito in corso al Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000” – organizzato da Confcommercio e The European House – Ambrosetti a Cernobbio.

“Per ogni milione di euro che abbiamo investito sulle principali opere di sviluppo della rete, il beneficio in termini di risparmi per cittadini e imprese è di circa 5 milioni di euro, quindi con un rapporto di 1 a 5”, ha proseguito Cattaneo. “Il contributo della sola Terna alla riduzione del costo dell’energia può essere calcolato in oltre 12 miliardi di euro in 10 anni, dei quali 4,8 miliardi sono i risparmi già generati dai benefici delle opere realizzate e dal lavoro di ottimizzazione nella gestione dei flussi di energia sulla rete, e 7,5 miliardi sono i risparmi che arriveranno nei prossimi anni.

Per questo – ha approfondito il top manager – occorre andare avanti ed accelerare ulteriormente nella realizzazione degli interventi strategici necessari per aumentare l’efficienza del mercato elettrico rimuovendo gli ultimi colli di bottiglia sulla rete, e per creare nuovi collegamenti elettrici con l’estero attraverso i quali poter esportare l’energia in eccesso, fermo restando che il problema numero uno resta il costo della materia prima, cioè il gas, che pesa per il 45% sulle bollette.”

“La Strategia energetica nazionale (SEN) di recente varata dal governo è un buon punto di partenza, ma serve una road map operativa per mettere nero su bianco le cose da fare nel breve termine, perché i problemi da affrontare sono tanti e urgenti. A partire dalla modernizzazione del sistema di governance, per cui è quanto mai necessario riformare il Titolo V della Costituzione riportando in capo allo Stato la competenza esclusiva sulle materie energetiche. Non possiamo permetterci il lusso che infrastrutture strategiche vengano ostacolate da veti, ostracismi e lungaggini burocratiche. La regolazione e le decisioni del governo avranno un ruolo cruciale, insieme ad un rinnovato impegno di tutti gli attori del sistema energetico italiano”.

“Di strada da fare ce n’è ancora molta – ha concluso Cattaneo – ma l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo fondamentale in ambito europeo e mediterraneo, diventando un hub energetico continentale. Terna è pronta e continuerà a fare la sua parte. Tecnologia e investimenti sono il motore principale per favorire la crescita e il lavoro”

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo, Terna, un’azienda da record. 2012, per l’ottavo anno consecutivo bilancio in crescita

Terna, un’azienda da record da ben 8 anni. “Il Sole 24 Ore” rimarca il bilancio 2012 chiuso con ricavi e profitti in aumento. Flavio Cattaneo: “Sono risultati molto buoni, che testimoniano l’eccellenza professionale raggiunta dalla squadra di Terna. Questo ottavo anno consecutivo di crescita ci gratifica del lavoro svolto, i cui obiettivi sono stati e restano una rete elettrica sempre più efficiente e sicura e la creazione di valore, con un approccio strategico che affianca al core business lo sviluppo di progetti in attività non tradizionali. Il livello record degli investimenti (1,235 miliardi di euro) e il dividendo 2012 confermano l’attenzione di Terna verso il sistema elettrico e gli azionisti”.

Un’azienda italiana che di questi tempi chiude il bilancio 2012 con ricavi e profitti in aumento è sicuramente una perla rara. Soprattutto se si tratta poi dell’ottavo esercizio consecutivo in crescita. Si tratta di Terna, l’azienda che gestisce la rete elettrica nazionale guidata da Flavio Cattaneo, la cui performance è stata ben sottolineata da un articolo del “Sole 24 Ore”. Nel dettaglio si tratta di cifre davvero importanti. Terna ha infatti archiviato l’anno passato con un incremento del 5,5% a quota 464 milioni e ricavi in linea con quanto annunciato con il preconsuntivo di inizio febbraio, a 1,806 miliardi di euro, a fronte degli 1,6 miliardi registrati a fine 2011 (+10,4%). Crescita anche per l’Ebitda, che tocca gli 1,39 miliardi di euro con un +12% rispetto al dato dell’esercizio precedente (1,23 miliardi di euro). Risultati che consentono alla spa dell’alta tensione di proporre un dividendo di 20 centesimi, di cui 7 centesimi già pagati come acconto e 13 di saldo a giugno prossimo.

“Sono risultati molto buoni, che testimoniano l’eccellenza professionale raggiunta dalla squadra di Terna – ha commentato l’amministratore delegato Flavio Cattaneo -. Questo ottavo anno consecutivo di crescita ci gratifica del lavoro svolto, i cui obiettivi sono stati e restano una rete elettrica sempre più efficiente e sicura e la creazione di valore, con un approccio strategico che affianca al core business lo sviluppo di progetti in attività non tradizionali. Il livello record degli investimenti (1,235 miliardi di euro in crescita dell0 0,5% sul 2011, ndr) e il dividendo 2012 confermano l’attenzione di Terna verso il sistema elettrico e gli azionisti”.

Un aspetto importante arriva anche dai giudizi positivi degli analisti finanziari. Sia Jp Morgan che Kepler parlano di risultati finali migliori delle aspettative e di quando annunciato nei preliminari. Un successo derivante questo anche dalla solida struttura finanziaria del Gruppo. Il patrimonio netto del gruppo è del resto di ben 2,79 miliardi di euro (a fronte dei 2,75 miliardi di euro del 2011), mentre l’indebitamento netto che ha toccato i 5,855 miliardi di euro (a fronte dei 5,123 miliardi di euro segnati a fine 2011) non desta preoccupazione in quanto il rapporto debito fisso e variabile è a 78-22% considerando anche una maturità di esposizione che è di 8 anni.

E poi c’è ottimismo per il futuro, dove Terna prosegue il piano strategico presentato a febbraio che punta ad aumentare gradualmente il “peso” delle attività non tradizionali e mira a consolidare il suo business di riferimento investendo ancora sulla rete per ridurre le criticità (da segnalare l’of definitivo del ministero per lo Sviluppo economico per la realizzazione dell’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia), proseguendo la realizzazione dell’interconnessione con l’estero (Francia e Montenegro) e sviluppando i progetti sui piani di accumulo.

FONTE: Terna

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Cattaneo Flavio, Terna chiude il 2012 con Utile oltre le attese

“Chiudiamo anche il 2012 con risultati molto buoni, che testimoniano l’eccellenza professionale raggiunta dalla squadra di Terna”, ha commentato L’Ad di Terna Flavio Cattaneo. “Questo ottavo anno consecutivo di crescita ci gratifica del lavoro svolto, i cui obiettivi sono stati e restano una rete elettrica sempre più efficiente e sicura e la creazione di valore, con un approccio strategico che affianca al core business lo sviluppo di progetti in attività non tradizionali. Il livello record degli investimenti (1,235 miliardi) e il dividendo 2012 confermano l’attenzione di Terna verso il sistema elettrico e gli azionisti”.

Crescono i profitti di Terna, che nel 2012 ha realizzato un utile netto di gruppo pari a 464 milioni, il 5,5% in più rispetto al risultato 2011. Due anni fa, inoltre, nel risultato erano inclusi 113 milioni di euro derivanti dalle attività operative cessate.

In linea con la politica dei dividendi, il consiglio di amministrazione ha annunciato che proporrà all’assemblea degli azionisti (convocata per il 14 maggio) l’approvazione di un dividendo ordinario complessivo per l’intero esercizio 2012 pari a 20 centesimi di euro per azione e la distribuzione dei rimanenti 13 centesimi per azione (24 giugno stacco cedola, 27 giugno pagamento) dopo l’acconto da 7 cent pagato a fine novembre.

Nelle righe più alte del conto economico, dati per la verità già resi noti con il preconsuntivo, i ricavi sono cresciuti del 10% a 1,8 miliardi e il risultato operativo del 15,9% a 969 milioni. Quanto al fatturato, Terna ha specificato che la crescita di 170 milioni rispetto al 2011 è riconducibile al “corrispettivo per il trasporto di energia sulla rete di trasmissione nazionale” e ai risultati conseguiti dalle “attività non tradizionali.

“Chiudiamo anche il 2012 con risultati molto buoni, che testimoniano l’eccellenza professionale raggiunta dalla squadra di Terna”, ha commentato l’amministratore delegato Flavio Cattaneo. “Questo ottavo anno consecutivo di crescita ci gratifica del lavoro svolto, i cui obiettivi sono stati e restano una rete elettrica sempre più efficiente e sicura e la creazione di valore, con un approccio strategico che affianca al core business lo sviluppo di progetti in attività non tradizionali. Il livello record degli investimenti (1,235 miliardi) e il dividendo 2012 confermano l’attenzione di Terna verso il sistema elettrico e gli azionisti”. In Borsa l’azione Terna si muove in terreno positivo, seppure con variazioni frazionali. Pochi giorni fa la società italiana controllata dalla Cdp è stata premiata con l’International Utility Award: in sei anni ha battuto il mercato del 97%.

FONTE: Repubblica

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Terna miglior utility europea per ritorno agli azionisti. A Flavio Cattaneo il prestigioso International Utility Award 2013 dell’EEI.

Terna è stata incoronata miglior utility europea per rendimento totale del titolo degli ultimi tre anni. A ricevere il prestigioso International Utility Award 2013 dell’Edison Electric Institute di Washington, l’Ad Flavio Cattaneo, che ha dichiarato: “Il premio ottenuto rappresenta un grande riconoscimento, non solo per me ma anche per tutta la squadra di Terna, per il lavoro svolto a beneficio del sistema elettrico, del Paese e dei nostri azionisti”.

Terna è stata incoronata come la migliore tra le utilities europee per rendimento totale del titolo (Total Shareholder Return o TSR) degli ultimi tre anni.

A ricevere il prestigioso International Utility Award 2013 dell’Edison Electric Institute (EEI) di Washington DC (US), Flavio Cattaneo, Amministratore Delegato di Terna.

Nel triennio 2010-2012 il rendimento di Terna si è infatti attestato al 24%, contro rendimenti medi del settore e dell’indice italiano decisamente negativi (DJ Stoxx -10%, Ftse Mib -21%).
Il premio di quest’anno consente così a Terna – che già nel 2010 aveva ottenuto lo stesso riconoscimento per il triennio 2007-2009 – di attestarsi in cima alla classifica delle utility elettriche europee nel periodo 2007-2012, avendo consolidato negli ultimi 6 anni un rendimento complessivo di circa il 73%, sovraperformando, nello stesso arco temporale, del 97% il settore europeo (DJ Stoxx -24%) e di oltre il 120% il mercato italiano (Ftse Mib -49%).

“Il premio ottenuto oggi – ha commentato l’AD Cattaneo – rappresenta un grande riconoscimento, non solo per me ma anche per tutta la squadra di Terna, per il lavoro svolto a beneficio del sistema elettrico, del Paese e dei nostri azionisti. Ci è stato riconosciuto che il nostro azionista, per sei anni consecutivi, è stato tra quelli remunerati meglio.

Tutto ciò grazie ad una competenza unica nel settore e ad una gestione strategica orientata alla creazione di valore, affiancando al business tradizionale uno spirito imprenditoriale che ha consentito lo sviluppo di nuovi progetti in attività non tradizionali”.

FONTE: Repubblica

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Flavio Cattaneo: Piazza Affari, nel casting dei buoni dividendi spicca Terna

Piazza Affari, ecco 24 titoli con cedole elevate e sostenibili nel tempo, tra i quali spicca Terna, la società che gestisce la rete elettrica, guidata dall’AD Flavio Cattaneo. Il “casting” dei buoni dividendi ha tenuto conto di un giudizio qualitativo sulla visibilità e di alcuni parametri numerici relativi al rendimento per dividendo medio degli ultimi due esercizi, alla crescita della cedola e al pay out, cioè la percentuale di utile complessivo che l’azienda decide di distribuire agli azionisti.

Un buon dividendo mette d’accordo investitori grandi e piccoli. Purché sia munifico, sostenibile e in crescita. Con il ritorno dell’incertezza dopo le elezioni, Piazza Affari soffre ancora di volatilità, ma resta un luogo dove si possono cogliere cedole interessanti. Da Eni ad Azimut, da Snam Rete Gas, a Terna, la società guidata da Flavio Cattaneo, da Intesa Sanpaolo a Pirelli o Lottomatica, da Recordati a Iren passando per Telecom risparmio ecco 24 società scelte tra i 40 big, e tra un campione di pesi medi con un certo requisito di liquidità negli scambi.

Il loro dividendo medio 2012-2013 va da un minimo del 3,7% (Azimut e Pirelli) a un massimo del 9,1% (Iren). La selezione di Equita sim, proposta nella tabella, non si limita però alla segnalazione dei dividendi più alti, ingigantiti dall’endemica sottovalutazione del nostro mercato e, in questi giorni, dall’ulteriore caduta dei prezzi legata al complesso risultato delle urne. «Abbiamo fatto una sorta di casting, che tiene conto di alcuni parametri numerici e di un giudizio qualitativo sulla visibilità», spiega Matteo Ghilotti, responsabile della ricerca azionaria della società. Risultato Il risultato finale è una classifica dove il primo della lista, Unipol privilegio, non è necessariamente il titolare del dividendo più alto ma la società che ha totalizzato il punteggio più elevato (indicato nella prima colonna della tabella) mettendo insieme tutti i parametri.

Nel caso di Unipol, addirittura, il 2012, l’anno della fusione con Fondiaria, sarà senza cedola con una consistente rivincita, a giudizio di Equita, nel prossimo anno. Ed ecco, punto per punto, la logica delle scelta. La prima valutazione è sul rendimento per dividendo medio degli ultimi due esercizi, vale a dire il 2012 che va in pagamento tra un paio di mesi e il 2013, che staccherà la cedola nella primavera 2014. «Da solo però non basta ? dice Ghilotti ?. A volte un dividendo elevato placa la fame degli azionisti di maggioranza ma non è sostenibile nel tempo». Il secondo parametro è la crescita della cedola, non solo tra il 2012 e il 2013, ma anche proiettando stime e potenzialità fino al 2014-2015. E ancora: il pay out, cioè la percentuale di utile complessivo che l’azienda decide di distribuire agli azionisti. «In genere più elevato è, più il dividendo è a rischio di sostenibilità», spiega Ghilotti.

Nel panel delle 24 società ci sono situazioni molto diverse, che vanno da percentuali molto basse, inferiori al 30%, fino al 90% di Beni Stabili ed Hera. Valutazione Per ogni azienda poi è stato evidenziato un parametro che simboleggi la solidità di bilancio. Per le banche è il Core Tier 1, espresso in percentuale, ovvero il termometro della patrimonializzazione, diventato una sorta di ossessione dopo il crac di Lehman Brother dell’autunno 2008. Per i titoli più industriali, invece, viene indicato il rapporto tra debiti e margine operativo lordo (Ebitda), dove valori superiori a 4 volte sono accettabili in un ranking di eccellenza solamente per le utilities, cioè per società con business regolamentato. Anche per le assicurazioni si utilizza un criterio simile con la «solvency», il rapporto tra capitale reale e capitale minimo richiesto. Per Mediolanum, in quanto conglomerata finanziaria che controlla una banca e un’assicurazione, si calcola invece l’eccesso di capitale rispetto al minimo regolamentare: 150% significa che ha 50% di capitale in più del minimo necessario. Per Azimut si utilizza invece il rapporto tra debito e patrimonio netto (debt/equity): la società non ha debiti e quindi la dizione cash sta ad indicare la sua posizione di cassa netta. L’ultimo voto è, appunto, quello dell’analista di riferimento che si esprime sulla visibilità futura delle cedole: se è molto buona vale «5», un dividendo nebbioso vale invece «1».

FONTE: Corriere Economia

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Cattaneo Flavio: Terna Dolo-Camin, continua il restyling hi-tech

Terna prosegue il suo impegno a favore dell’innovazione e della sostenibilità ambientale. Per la prima volta in Veneto a Dolo-Camin, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, mette in campo la linea high tech con pali monostelo a basso impatto ambientale. Un investimento di 290 milioni di euro, che produrrà notevoli benefici economici per l’intero sistema con un risparmio complessivo per cittadini e imprese di oltre 40 milioni di euro l’anno. Inoltre saranno emesse nell’aria 35 mila le tonnellate di CO2 in meno.

Continua il restyling hi-tech della rete elettrica in alta tensione. E l’operazione nel caso dell’elettrodotto Dolo-Camin, tra Venezia e Padova, prosegue all’insegna dell’innovazione e della massima sostenibilità ambientale. Sono stati infatti avviati i lavori delle fondazioni per la realizzazione dei primi sostegni monostelo a ridotto impatto ambientale in Veneto, che permetteranno la demolizione di oltre 100 chilometri di vecchie linee (oggi interferenti con 275 abitazioni) e l’interramento di oltre 60 km di tracciato a fronte di soli 33 km di nuova rete in linea aerea. Si tratta di un’opera prevista sin dall’inizio della Dolo-Camin del 10 dicembre 2012.

Con questo intervento, per un investimento di 290 milioni di euro, Terna, guidata dall’AD Flavio Cattaneo, conta di produrre notevoli benefici economici per l’intero sistema con un risparmio complessivo per cittadini e imprese di oltre 40 milioni di euro l’anno. Inoltre, la bonifica ambientale dell’area legata all’intervento permetterà di liberare 720 ettari di terreno e 1.800 edifici dagli elettrodotti che verranno smantellati. Infine, ammonteranno a 35 mila le tonnellate di CO2 in meno annualmente emesse nell’aria.

Nello specifico, questi sostegni monostelo, permetteranno di ridurre di 15 volte l’area di territorio occupata dalla linee e l’ingombro al suolo (da 150 mq di un traliccio tronco-piramidale a 10 mq). La collocazione avverrà lungo i terreni demaniali già asserviti all’Idrovia. Per quanto concerne i terreni privati su cui insisterà il resto della linea Dolo-Camin, proseguono i contatti con i proprietari per le procedure di asservimento ed esproprio. Nelle prossime settimane, inoltre, verrà avviato anche il cantiere per l’interramento delle linee esistenti nel Vallone Moranzani, parte integrante dell’intervento “Razionalizzazione della rete elettrica ad alta tensione tra Venezia e Padova” a cui appartiene anche l’elettrodotto Dolo–Camin. L’interramento delle linee rientra nell’accordo con la Regione Veneto, il cosiddetto “accordo Moranzani”, che prevede la realizzazione da parte della Regione Veneto di una discarica debitamente isolata per smaltire “in loco” i fanghi scavati dai canali e dai terreni di Porto Marghera.

Da ricordare poi che l’elettrodotto a 380 kV Dolo-Camin, rientra nelle 6 ‘opere top’ (elettrodotto 380 kV Sorgente-Rizziconi, tra Sicilia e Calabria; elettrodotto 380 kV Foggia-Benevento, tra Puglia e Campania; elettrodotto 380 kV Trino-Lacchiarella, tra Lombardia e Piemonte; interconnessioni con Francia e Montengero) alle quali sta lavorando Terna, per un investimento complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro, che prevedono il coinvolgimento di 210 imprese e 340 lavoratori mediamente impegnati nelle attività di cantiere. E una volta realizzate, queste infrastrutture, produrranno minori costi per il sistema di 340 milioni di euro l’anno.

FONTE: Terna

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Flavio Cattaneo, Terna, leadership europea per investimenti e performance di Borsa

Perfezionamento del mercato, integrazione delle rinnovabili e sicurezza degli approvvigionamenti. Questi gli obiettivi indicati da Entso-E, l’associazione che raggruppa tutti gli operatori di rete. In questo scenario spiccano le ottime performance di Terna. La spa guidata da Flavio Cattaneo ha messo in campo, dopo aver realizzato opere per 6,5 miliardi, ulteriori 4,1 miliardi di euro di investimenti, avendo già raddoppiato la Rab della rete elettrica italiana, dai 5 miliardi circa del 2005 agli oltre 10 attuali.

I capisaldi li ha indicati, poco meno di un anno fa, il piano decennale di sviluppo delle reti elettriche europee, messo a punto da Entso-E, l’associazione che raggruppa tutti gli operatori di rete: perfezionamento del mercato, integrazione delle rinnovabili e sicurezza degli approvvigionamenti. Anche perché molti dei “colli di bottiglia” individuati in Europa sono legati all’integrazione delle energie verdi e quindi il potenziamento dei network elettrici è uno snodo fondamentale per il futuro energetico del Vecchio Continente. Senza contare poi che – segnalano gli ultimi report di Ubs e Deutsche Bank – le grandi utility europee dovranno fare i conti con un calo della domanda di energia, legato alla recessione, e con la concorrenza crescente delle rinnovabili che ha messo alle corde l’intero sistema, peraltro sviluppatosi in modo disomogeneo.

Lo sforzo dei Tso
L’impegno ad accelerare lo sviluppo i 51.500 chilometri di linee di trasmissione elettrica in Europa, con una stima di 104 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni, non è dunque un imperativo categorico da declinare solo in chiave nazionale. Ma è da considerarsi una mission fondamentale per i gestori di rete in Europa (Tso, transmission sistem operator) che stanno potenziando gli sforzi nonostante la congiuntura non favorevole – le infrastrutture sono state penalizzate dall’accordo Ue siglato venerdì – e i diversi modelli esistenti lungo il Continente: dal Tso indipendente (Terna, National Grid o Red Electrica Espana), all’operatore ancora integrato nella produzione e spesso pubblico (è il caso della Francia, con Rte controllato da Edf), fino all’esperienza tedesca con quattro diversi gestori, indipendenti sì, ma non integrati tra loro (tanto che il governo sta pensando a un piano di investimenti nazionale).
Assetti in parte o del tutto differenti, quindi, ma obiettivi identici. Per i quali la spa guidata da Flavio Cattaneo ha messo in campo, dopo aver realizzato opere per 6,5 miliardi, ulteriori 4,1 miliardi di euro di investimenti, avendo già raddoppiato la Rab della rete elettrica italiana, dai 5 miliardi circa del 2005 – quando era ancora sotto il controllo dell’Enel – agli oltre 10 attuali, annullando la distanza con l’omologo francese in termini di “peso” degli asset. E, garantendo nello stesso arco di tempo, la migliore redditività europea in termini di total shareholder return. Segno che il modello di gestore della rete indipendente dalla produzione, unito all’impegno sulle attività non tradizionali, ha assicurato investimenti e creazione di valore.

La sfida delle utilities
Quanto alle società non regolate dovranno fronteggiare uno scenario mutato in cui, come evidenzia Ubs, le centrali a gas cresciute a dismisura subito dopo le grandi privatizzazioni, soffrono ora di un cronico problema di sovraccapacità tanto che, secondo Ubs, il 45% degli impianti andrebbe spento per stabilizzare i profitti. Così, dopo il grande shopping passato, ora le parole d’ordine per i “big” dell’energia sono tagliare il debito, dismettere gli asset non strategici e fare efficienze sui costi (fino al 15% sui base) con inevitabili riflessi su dividendi e investimenti. Tutte criticità che scontano anche le multiutility italiane: come Iren, che a luglio ha toccato i minimi storici in Borsa, e come la stessa A2A, che è a tutti gli effetti il secondo produttore italiano dietro Enel dopo avere comprato Edipower. Entrambe le ex municipalizzate stanno risalendo la china, sul conto economico e in Borsa, ma la medicina imposta dai nuovi piani industriali non è tanto diversa da quella dei big europei: il payout sui dividendi è stato abbassato al 60-65% e le risorse aggiuntive verranno dedicate soprattutto al miglioramento della posizione finanziaria netta. Più critica è la situazione di Sorgenia, che nel 2012 registrerà il primo rosso della storia e punta a ridurre il debito.
In Germania, poi, Rwe ed E.On stanno affrontando anche la “rottamazione” del nucleare. Proprio E.On, a fine gennaio, ha previsto che i profitti 2013 caleranno del 15% dopo che nei mesi scorsi erano stati annunciati 11mila esuberi. Già a dicembre, Gdf Suez aveva invece rivisto al ribasso l’utile 2013 e 2014 spingendo l’acceleratore sulle dismissioni con la cessione, in Italia, dei parchi eolici a Erg per 860 milioni. E uno sforzo, segnala Ubs, sarà poi chiesto anche all’Enel che potrebbe essere costretta a vendere asset per migliorare la redditività e ridurre l’esposizione, sebbene abbia rispettato i target 2012 su Ebitda e indebitamento.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Flavio Cattaneo: Terna investirà 4,1 miliardi nella rete al 2017

“La società punta a completare il rinnovo e potenziamento della rete di trasmissione nazionale ed esplorare nuove opportunità di business in attività non tradizionali, in Italia e all’estero, che stanno già dando un loro importante contributo”, ha affermato Flavio Cattaneo, AD della società, aggiungendo che su questo doppio binario strategico Terna continuerà a perseguire efficienza, sicurezza e minor costo del sistema elettrico, a beneficio di tutti, e a creare “valore per i nostri azionisti ai quali, ne siamo convinti, daremo ancora molte soddisfazioni”.

Un dividendo minimo di 19 centesimi di euro e investimenti per 4,1 miliardi. Questi i punti salienti del nuovo piano industriale 2013-2017 di Terna che non solo, come previsto dagli analisti, ha confermato la sua politica di dividendo con una cedola base derivante dalle attività tradizionali, pari a 19 centesimi di euro per azione, a cui si aggiungerà il contributo delle attività tradizionali (pay out del 60% sui risultati), ma ha anche mantenuto elevati gli investimenti: 4,1 miliardi di euro di cui l’83% sarà destinato allo sviluppo della rete. Gli analisti si aspettavano investimenti minori a 3,6 miliardi.

Solo lo scorso anno Terna ha realizzato investimenti record per 1,240 miliardi di euro. Ora di questi 4,1 miliardi circa 300 milioni saranno destinati alla realizzazione dei sistemi di accumulo. Mentre sul fronte delle attività non tradizionali, la strategia del gruppo ha permesso di consolidare una pipeline di circa 400 milioni di euro, sviluppando attività nell’ambito dell’ingegneria, dell’operation and maintenance e dell’housing di fibra ottica, a cui si potrebbero aggiungere ulteriori 900 milioni potenziali, attualmente non inclusi nelle previsioni di piano.

E’ chiaro quindi che il dividendo base di 19 centesimi di euro potrà essere migliorato grazie al contributo delle attività non tradizionali. Piano che in un orizzonte di medio-lungo termine, ovvero 10 anni, prevede investimenti per 7,9 miliardi di euro. Le priorità saranno l’incremento della capacità di interconnessione con l’estero e la riduzione delle congestioni nazionali. Attualmente, infatti, Terna ha oltre 150 cantieri aperti su tutto il territorio nazionale, per un valore di 3 miliardi di euro.

Tra gli obiettivi dell’utility quello più ambizioso è sicuramente il raggiungimento di un ebitda margin a fine piano a oltre l’80%, dall’attuale 76% grazie all’aumento dei ricavi e al controllo dei costi che si tradurranno in un’ulteriore crescita della profittabilità. Lo stesso ad di Terna, Flavio Cattaneo, ha ammesso che il nuovo piano continua ad avere obiettivi ambiziosi.

“La società punta a completare il rinnovo e potenziamento della rete di trasmissione nazionale ed esplorare nuove opportunità di business in attività non tradizionali, in Italia e all’estero, che stanno già dando un loro importante contributo”, ha affermato Cattaneo, aggiungendo che su questo doppio binario strategico Terna continuerà a perseguire efficienza, sicurezza e minor costo del sistema elettrico, a beneficio di tutti, e a creare “valore per i nostri azionisti ai quali, ne siamo convinti, daremo ancora molte soddisfazioni”.

Il piano dovrebbe anche consentire di ridurre di 600 milioni l’incremento dell’indebitamento finanziario rispetto al precedente piano (un miliardo contro 1,6 miliardi). La struttura del capitale rimarrà dunque solida: il rapporto fra indebitamento netto e Rab si manterrà inferiore al 60% in tutti gli anni e si prevede che il rapporto fra indebitamento netto ed ebitda scenda sotto le 4 volte al 2017. Un aspetto, quest’ultimo, apprezzato dagli analisti che invece si aspettavano un aumento del debito dai 5,9 miliardi del 2012 a 7,1 miliardi di euro.

Il titolo comunque a Piazza Affari resta poco mosso (+0,13% a 3,05 euro). Per Terna il 2013 “sarà un anno positivo nonostante il difficile scenario macroeconomico”, ha previsto Cattaneo, concludendo che la società finora ha “fatto quello che doveva fare e che ha promesso di fare”.

FONTE: Milano Finanza

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Flavio Cattaneo, Terna Piano Strategico 2013-2017 obiettivi ambiziosi

Terna, per il 2012 dati di bilancio record. Il gruppo ha visto crescere i ricavi a oltre 1,8 miliardi di euro (+10%). “Il nuovo piano continua ad avere obiettivi ambiziosi”, ha spiegato l’AD Flavio Cattaneo presentando le strategie del gruppo dal 2013 al 2017. La società punta a “completare il rinnovo e potenziamento della Rete di Trasmissione Nazionale, ed esplorare nuove opportunità di business in attività non tradizionali, in Italia e all’estero, che stanno già dando un loro importante contributo”.

Conti d’oro/ Terna, Cattaneo mette le ali ai ricavi e conferma la cedola da 19 centesimi

Il colosso della rete elettrica alza il velo sul consolidato del 2012, bilancio con numeri record, come anticipato da Affaritaliani.

Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo (nella foto) ha visto infatti i ricavi crescere di due cifre a oltre 1,8 miliardi di euro (+10%) e il margine operativo lordo salire del 12% a 1,38 miliardi.

Nell’ultima gestione, l’Ebitda margin supera per la prima volta il 76%, in crescita rispetto al 75,2% del 2011. Nel 2012 le attività non tradizionali hanno generato un Ebitda pari a oltre 60 milioni di euro, in linea con le previsioni.

In aumento, secondo quanto fissato dal precedente piano industriale, anche gli investimenti, al livello record di 1,24 miliardi. Voce che, secondo quanto ha fatto sapere la società, ha spinto l’Indebitamento finanziario a 5.9 miliardi di euro (5,123 nel 2011). Nel comunicare al mercato le nuove strategie della società, con l’aggiornamento del piano industriale (al 2017), Cattaneo ha confermato la politica dei dividendi, con una cedola base derivante dalle attività tradizionali, pari a 19 centesimi di euro per azione, a cui si aggiungerà il contributo delle attività non tradizionali (pay out del 60% sui risultati). In crescita anche gli investimenti complessivi che al termine del piano industriale raggiungeranno un livello complessivo di 4,1 miliardi per la manutenzione e lo sviluppo della rete, di cui circa 300 milioni in sistemi di accumulo.

“Il nuovo piano continua ad avere obiettivi ambiziosi”, ha spiegato Cattaneo presentando le strategie del gruppo dal 2013 al 2017. La società punta a “completare il rinnovo e potenziamento della Rete di Trasmissione Nazionale, ed esplorare nuove opportunità di business in attività non tradizionali, in Italia e all’estero, che stanno già dando un loro importante contributo”. Secondo il manager “su questo doppio binario strategico continueremo a perseguire efficienza, sicurezza e minor costo del sistema elettrico, a beneficio di tutti, imprese e cittadini, e la creazione di valore per i nostri azionisti ai quali, ne siamo convinti, daremo ancora molte soddisfazioni”.

“Le infrastrutture elettriche”, ha proseguito Cattaneo, “sono una priorità del Paese anche in chiave europea e mediterranea e costituiscono un volano fondamentale per la crescita, lo sviluppo e il lavoro: dal 2005 6,5 miliardi già investiti in opere concrete da Terna sono la tangibile testimonianza che si può fare bene alla collettività e contemporaneamente alla propria azienda e ai propri azionisti. Abbiamo ancora una volta superato un anno molto difficile con risultati in crescita che premiano l’eccellente lavoro svolto dalla squadra di Terna”.

Positiva la reazione del mercato ai numeri di Terna. Secondo gli analisti del broker americano Berenberg, il titolo ha mostrato una tendenza storica di medio termine molto rialzista. Gli esperti hanno in conseguenza fissato per il gruppo di Cattaneo un giudizio hold (azione da tenere) ed un target price (prezzo obiettivo) a 3,15 euro. A Piazza Affari, il titolo si è apprezzato dello 0,15% a 3,05 euro.

FONTE: Affari Italiani

Terna: Cattaneo, su investimenti fatti no promesse, sempre rispetto tempi

I numeri di Terna sugli investimenti “sono investimenti fatti, non promesse. La società ha fatto il suo dovere”.

L’amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, durante la conferenza stampa dopo la presentazione del piano strategico 2013-2017 replica ai rilievi di Antitrust e Autorità per l’energia sugli investimenti nella rete di trasmissione, snocciolando i numeri: 6,5 miliardi di investimenti complessivi realizzati negli ultimi anni e investimenti annui nel triennio 2010-2012 quasi 5 volte superiori a quelli del 2005, anno di separazione dall’ex monopolista.

A chi gli chiedeva se ci sia un qualche impatto negativo dal sistema di incentivi/penalità previsto dall’Autorità, Cattaneo ha precisato: “Il sistema può essere incentivante o penalizzate e per noi è stato incentivante. Abbiamo sempre rispettato i tempi di consegna e di realizzazione, non ci spaventa più di tanto”. Cattaneo ha indicato che “non ci sono impatti negativi dal sistema dell’Autorità, precisando che “il sistema incentivi/penalità esiste dal 2010, lo hanno solo pitturato a nuovo”.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Strategie Comunicazione Elettorale, Umberto Malusà su Formiche

Da molte elezioni si registra un costante abbandono di questi “fondamentali” che hanno lasciato il passo quasi sempre alla mediocre creatività di pubblicitari di basso profilo (quando non è lo stesso candidato a cimentarsi nella scelta dello slogan e dell’immagine) che interpretano il loro ruolo esclusivamente in una chiave emozionale attraverso l’utilizzo di immagini e di frasi ad effetto. Esempi, nomi, cognomi e partiti. Umberto Malusà su Formiche.net.

Le nostre città cominciano a riempirsi dei manifesti elettorali e, fra poco, è presumibile che anche le televisioni private saranno invase dai messaggi elettorali dei candidati, a meno che il clima del Paese non induca a un salutare taglio di questi investimenti.

Chiediamoci da un punto di vista tecnico a cosa servono questi momenti e strumenti di comunicazione: la risposta è a informare e a motivare verso una scelta.

  1. Innanzi tutto informano che Mario Rossi è candidato in una determinata lista
  2. Dovrebbero aiutare a identificare Mario Rossi, al di là della foto: chi è, cosa fa, ma soprattutto quali contenuti propone…
  3. Dovrebbero contenere un messaggio che aiuti l’elettore a scegliere quel candidato facendo riferimento ai suoi valori e al programma cui aderisce.

Da molte elezioni a questa parte dobbiamo registrare un costante abbandono di questi “fondamentali” che hanno lasciato il passo quasi sempre alla mediocre creatività di pubblicitari di basso profilo (quando non è lo stesso candidato a cimentarsi nella scelta dello slogan e dell’immagine) che interpretano il loro ruolo esclusivamente in una chiave emozionale attraverso l’utilizzo di immagini e di frasi ad effetto, ispirate dal mondo pubblicitario, prive di  logica che, il più delle volte, colpiscono essenzialmente per l’effetto ilare che generano.

A quanto abbiamo visto fino ad oggi anche la presente campagna non si discosta dalle precedenti. Abbiamo letto frasi come: “A viso aperto“; “Noi siamo noi“ (?!?); “Cambiamo tutto” e così via, abbinate a foto “artistiche” copiate, come stile, dai rotocalchi generalisti.

Ma anche le campagne dei leader e dei raggruppamenti più importanti non si discostano da questo “stile”: andiamo da “Noi difendiamo i deboli“ dell’Udc a “L’Italia che sale” della lista Monti, al discusso “Italia Giusta” di Bersani, a “Benvenuta sinistra” di Vendola.

Se escludiamo “Sfida il futuro senza paura” della Meloni, che dà un orizzonte temporale abbinato a un contenuto emotivo individuale (e quindi adatto alla percezione dell’elettore) ma che si concretizza nel gruppo di riferimento (Fratelli d’Italia, gruppo politico ma anche identificativo del Paese), le altre frasi appaiono molto piatte e statiche.

Ha ragione Oscar Giannino quando giorni fa lamentava che la campagna elettorale era ritornata alla contrapposizione in trincea. Si sono persi per strada programmi e contenuti, ma soprattutto valori anche ideologici di riferimento che consentirebbero di illustrare per quale società e quale domani dobbiamo lavorare e sacrificarci per consegnarla ai nostri figli e nipoti.

Resta una frase vuota che indica un’azione ed un significato neanche tanto coinvolgente. Merita attenzione, ad esempio, la frase “Italia giusta” abbinata al Partito Democratico. Essa presuppone che al di fuori di quella componente ci sia un Italia ingiusta. Ma si fatica a percepire quali siano le variabili del giusto o dell’ingiusto ed inevitabilmente si identifica l’ingiustizia nell’avversario politico e quindi ancora una volta non si sceglie sulla base di progetti diversi ma sullo scontro fra leader.

Da questo punto di vista, se non intervengono fattori nuovi, il più probabile vincitore è il Cavaliere che, su questo terreno, è imbattibile.

FONTE: Formiche

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Flavio Cattaneo: Terna, unica società elettrica italiana in classifica sostenibilità

World Economic Forum, Terna tra i “sustainability leaders”, unica società elettrica italiana presente nella Gold Class, la classifica mondiale della sostenibilità. Questo l’esito del RobecoSAM, Sustainability Yearbook 2013, presentato al World Economic Forum Annual Meeting di Davos, che posiziona Terna sul podio del settore Electricity. Una conferma di prestigio per la società guidata da Flavio Cattaneo, che rispecchia il continuo impegno della società per un approccio sostenibile.

Terna: unica società elettrica italiana in classifica sostenibilità

Quest’anno nella Gold Class solo 67 aziende nel mondo

Terna è l’unica società elettrica italiana presente nella Gold Class, il Gotha mondiale della sostenibilità. Questo l’esito del RobecoSAM, Sustainability Yearbook 2013, presentato al World Economic Forum Annual Meeting di Davos, che posiziona Terna sul podio del settore Electricity guidato da Iberdrola. Con questo risultato l’azienda ottiene per il secondo anno consecutivo la Gold Class, in cui rientrano quest’anno solo 67 aziende al mondo, collocandosi così ai vertici del settore davanti a prestigiose società come Red Electrica de Espana (Spagna), E.On AG (Germania), GDF Suez S.A. (Francia). Terna, già Bronze Class nel 2010 e Silver Class nel 2011, è per il quarto anno consecutivo tra i ”sustainability leaders”. RobecoSAM ha valutato quest’anno oltre 2000 società, appartenenti a 58 settori diversi, selezionando quelle più performanti per le politiche di sostenibilità. ”Una conferma della solidità di Terna – sottolinea la società – che da sempre persegue i propri obiettivi di business attraverso un approccio sostenibile”

FONTE: Il Velino

Terna: unica società elettrica italiana in classifica sostenibilità

Terna è l’unica società elettrica italiana presente nella Gold Class, la classifica mondiale della sostenibilità. Questo l’esito del RobecoSam, Sustainability Yearbook 2013, presentato al World Economic Forum Annual Meeting in corso a Davos, che posiziona Terna sul podio del settore Electricity guidato da Iberdrola.

Con questo risultato, afferma una nota, l’azienda guidata da Flavio Cattaneo ottiene per il secondo anno consecutivo la Gold Class, in cui rientrano quest’anno solo 67 aziende al mondo, collocandosi così ai vertici del settore davanti a prestigiose società come Red Electrica de Espana (Spagna), E.On Ag (Germania), GdF Suez S.a. (Francia). Terna, già Bronze Class nel 2010 e Silver Class nel 2011, è per il quarto anno consecutivo tra i “sustainability leaders”.

FONTE: Corriere

Terna per il secondo anno consecutivo ottiene Gold Class

Terna è l’unica società elettrica italiana presente nella Gold Class, il Gotha mondiale della sostenibilità. Questo l’esito del RobecoSAM, Sustainability Yearbook 2013, presentato al World Economic Forum Annual Meeting in corso a Davos, che posiziona Terna sul podio del settore Electricity guidato da Iberdrola. Con questo risultato l’azienda guidata da Flavio Cattaneo ottiene per il secondo anno consecutivo la Gold Class, in cui rientrano quest’anno solo 67 aziende al mondo, collocandosi così ai vertici del settore davanti a prestigiose società come Red Electrica de España (Spagna), E.On AG (Germania), GDF Suez S.A. (Francia). Terna, già Bronze Class nel 2010 e Silver Class nel 2011, è per il quarto anno consecutivo tra i ‘sustainability leaders’. Un riconoscimento di prestigio per la spa dell’alta tensione considerato che RobecoSAM ha valutato quest’anno oltre 2000 società, appartenenti a ben 58 settori diversi, selezionando quelle più performanti per le politiche di sostenibilità. Una conferma, si legge nella nota, ”della solidità di Terna che da sempre persegue i propri obiettivi di business attraverso un approccio sostenibile”. RobecoSAM, è l’agenzia internazionale di rating che effettua lo screening delle aziende valutandone la possibilità di accesso, di permanenza o l’esclusione dagli indici Dow Jones Sustainability in base ad un’analisi etica che esamina una review delle principali controversie e la verifica di conformità a severi criteri di performance economica, ambientale e sociale. Il continuo miglioramento delle proprie performance Esg (Environmental, Social, Governance) è valso a Terna nel tempo una costante crescita delle valutazioni nei rating di sostenibilità, l’apprezzamento degli investitori socialmente responsabili e l’inclusione nei principali indici borsistici internazionali di sostenibilità quali il Dow Jones Sustainability (World e Europe), Stoxx Global Esg, Ftse4Good (Global e Europe), Ecpi, Ftse Ecpi; Msci, Aspi Eurozone, Ethibel e Axia.

FONTE: Il Tempo

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