Si arricchisce ancora di più l’offerta del PPU – Professional People in Urbe – di convenzioni, questa volta culturali, dedicate al proprio Network. A dare maggior valore all’essere associati al PPU, si aggiunge questa volta l’esilarante commedia scritta da Vincenzo Salemme, intitolata “Premiata Pasticceria Bellavista” e portata magistralmente in scena dalla Compagnia Teatrale “Il Pallino del Teatro”, a Roma presso il Teatro Della Visitazione in Via dei Crispolti 142, dall’11 al 14 Febbraio prossimo tutte le sere alle 21 e con l’ultima replica il 15 Febbraio in pomeridiana alle ore 18:00.
Abbiamo intervistato Armando Tatafiore, interprete principale del protagonista Carmine, personaggio all’altezza della miglior scrittura ed interpretazione napoletana.
Armando, come è maturata la scelta di questa commedia di Vincenzo Salemme per il debutto della vostra Compagnia Tetrale “Il Pallino del Teatro”?
Ho sempre amato “Premiata Pasticceria Bellavista”, una commedia divertentissima ma con intelligenza ed una sua morale, “cattiva” ma con un finale che in un certo senso ripristina la giustizia. Nel 2005 la proposi al direttore artistico di una compagnia con cui avevo già lavorato. La mettemmo in scena al Teatro Tirso de Molina a dicembre e fu un grande successo, oltre che una soddisfazione personale. L’estate scorsa, a luglio, davanti ad una birra sotto Castel Sant’Angelo, ci riunimmo con alcuni amici attori reduci da esperienze diverse e desiderosi di una avventura nuova.
Alcuni di loro (Cristian, Massimo ed Elisabetta) avevano già fatto parte del gruppo dei “pasticceri” del 2005.
“Il Pallino del teatro” nacque così e lì, a Castel Sant’Angelo, fu quasi naturale la decisione di.. ripartire dal passato, da una commedia che ci aveva già catturato e che sapevamo ci avrebbe dato soddisfazioni, e nella quale i “vecchi” avevano da dire tante cose “nuove” rispetto a tre anni prima.
Come ti sei trovato nei panni di Carmine, e come interpreti la sua napoletanità? Cosa ci hai trovato di simile alla tua vita ed al tuo carattere, alla tua esperienza?
Carmine ama le cose belle della vita ed è zingaro proprio per goderne al massimo, è gentile e galante pur non rinunciando mai all’ironia, e nonostante sia un sognatore è molto deciso, nel senso che quando individua il suo obiettivo lo persegue fino in fondo con caparbietà. Queste caratteristiche di Carmine mi appartengono pienamente, e dunque non è un caso se Carmine è il personaggio che più ho amato tra quelli che ho interpretato a teatro e certamente è quello che maggiormente “sento”. In questa piena immedesimazione però il mio essere napoletano credo c’entri poco. La napoletanità di Carmine (che lo stesso Salemme interpretava a teatro) e degli altri personaggi principali della commedia è un pretesto, una via più diretta per la comicità. Ma le loro caratteristiche umane sono universali; potrebbero essere milanesi, siciliani, spagnoli o tedeschi, poco cambierebbe.
Che differenza trovi ci sia tra il Vincenzo Salemme attore e quello autore di commedie come “Premiata Pasticceria Bellavista”?
Mi sento un po’ a disagio a parlare di un grandissimo, di un attore che ha recitato in compagnia con l’immenso Eduardo De Filippo e con il figlio Luca, di un autore teatrale che ha percorso con successo la via della tradizione eduardiana (commedie realistiche che raccontano come la vita di tutti i giorni venga cambiata da eventi fuori della normalità), sviluppandola nella contemporaneità. Quello che mi sento di dire a chi poco lo conosce, magari per averlo visto solo al cinema o in televisione, è che per apprezzare fino in fondo Vincenzo Salemme bisogna vederlo a teatro, come attore o come autore poco importa, perche lì e solo lì toglie davvero tutte le briglie alla sua infinita creatività.
Una parola, un breve cenno che descriva i tuoi compagni di avventura sul palcoscenico, sia come sono nella commedia, sia come sono nella vita reale.
Andiamo in ordine di cartellone:
Umberto Cesaro (Ermanno): il “soldato Cesaro”. Ligio e scrupoloso, sempre allegro, un affidabilissimo compagno d’avventura. Umberto ha infuso nell’interpretazione le sue forze naturali, la vitalità e l’ironia, rendendo piena giustizia al difficilissimo personaggio di Ermanno, responsabile del 50% della portata comica dell’opera come voluta da Salemme. Basti pensare che il suo ruolo è stato di Carlo Buccirosso…
Cristian Mirante (Aldo): già tre anni fa Cristian fu perfetto dal principio, dalle prime letture. Cristian è un animale da palcoscenico, esuberante come Aldo. La sua “presenza” costante, anche in assenza di battute, si sposa pienamente con le caratteristiche del personaggio e la sua comicità da autentico caratterista smorza, così come richiede Salemme, la “cattiveria” di Aldo.
Emilia Pallavanti (Giuditta): napoletana d.o.c., Emilia dipinge benissimo il personaggio di Giuditta, la sua dualità: decisa e dura con gli affetti sicuri (il fratello e la madre), si scioglie di fronte all’amato Aldo. E l’innata comicità di Emilia, all’occorrenza sopra le righe, completa il quadro di una Giuditta strepitosa.
Rossella Nobile (Romina): bellissima come richiede Salemme per il personaggio di Romina, le sue espressioni del viso l’hanno arricchito oltre le migliori aspettative di sfumature sottili ed importanti. E poi Rossella è bravissima nel rendere la chiave comica che l’autore ha inventato per Romina. Non dico altro per non rovinare la sorpresa…
Massimo Triola (Memoria): quello che non ti aspetti. Massimo è un ragazzo tranquillo, tanto da apparire timido, fin troppo serio. Ma nell’interpretazione di Memoria Massimo è pirotecnico, proprio come richiede Salemme. Fenomenale, incontrollabile.
Andreina Pietripaoli (Gelsomina): sempre scrupolosa ed attenta nelle sue caratterizzazioni teatrali, Andreina ha studiato a fondo il personaggio della barbona Gelsomina, scavando nella dolcezza e nell’infantilismo che gli conferisce Salemme e mettendo in scena una Gelsomina estremamente toccante e poetica, che non si dimentica.
Elisabetta Capodagli (Rosa): “Elisabetta ci deve stare”! Questo ci siamo detti quando è nato “Il Pallino del Teatro”. Preziosissima dietro le quinte (è anche il nostro direttore di scena) “Betta” si conferma nell’interpretazione della bella Rosa, provocante ed un po’ ingenua, arricchendola ancor più, rispetto all’edizione di tre anni fa, di umanità e delicatezza.
Paolo Santarossa (Sasà): il personaggio di Sasà è un foglio bianco: poche battute, presenza limitata. Ma Paolo lo ha reinventato, conferendogli una fascinosa indolenza che tanto è risultata efficace da farci decidere di inserirlo in una scena in più rispetto al testo originale.
Dopo la “Premiata Pasticceria Bellavista” qui a Roma, cosa è previsto e cosa avete programmato per il vostro futuro teatrale?
Si stanno muovendo molte cose. Abbiamo portato in scena la commedia un paio di settimane fa con due anteprime nell’ambito di una manifestazione benefica, qualcuno ci ha notato e stanno fioccando proposte. Per ora è tutto “top secret”, me lo impone, da buon napoletano, la scaramanzia. Quello che è certo è che “Premiata Pasticceria Bellavista” avrà un seguito, e che come “Il Pallino del Teatro” rimarremo insieme per altri progetti.
Per informazioni: Carmen Lo Duca: [email protected], Arianna Mallus: [email protected], Marco Lungo: [email protected]. Sito PPU: www.ppunet.com.