La BCE vince. No anzi, la BCE perde. Nel giro di pochi mesi la politica attendista della Eurotower è passata dall’essere saggia nella sua eccessiva prudenza, all’essere vulnerabile e stretta all’angolo. Dopo l’elezione di Trump, gli USA hanno avuto un sussulto molto forte, al punto che la FED (forse incautamente) preannunciò 3 o 4 rialzi del costo del denaro. L’effetto è stato di un continuo e imperioso apprezzamento del dollaro, trascinato da dati macroeconomici sempre positivi.
Ma da primavera in poi lo scenario è cambiato. Le riforme preannunciate da Trump non si sono viste, i dati macro non sono stati troppo positivi e il dollaro ha cominciato a ridiscendere. L’indicatore alligator-coccordillo, che pochi mesi prima teneva le fauci ben spalancate, le ha chiuse. Anzi è stato l’euro a spalancarle di nuovo. Tanto che adesso la FED ha cominciato ad assumere un atteggiamento da “colomba”. E gli conviene, visto che l’attendismo della BCE ha nel frattempo spinto l’euro verso picchi altissimi. Questo rende meno costoso importare dagli USA, che ringraziano e fanno respirare la loro bilancia commerciale.
La posizione scomoda della BCE
La patata bollente è in mano alla Bce. Ha aspettato troppo per il tapering (ovvero la riduzione del piano di stimoli all’economia) e adesso non può più farlo. Il tapering infatti avrebbe come effetto una ulteriore spinta all’euro. Che però è già troppo forte. Sarebbe come pompare una gomma che è ià oltre pressione. La spia delle preoccupazioni dell’istituto centrale europeo sono i rumors riguardo un presunto meeting tra banchieri, addirittura una settimana di anticipo sul board dell’Eurotower. Segno evidente che i timori di aver aspettato troppo sono forti.
E i mercati come hanno reagito? Boom. La valuta comune europea, salita pochi giorni fa oltre la quota psicologica di 1,20 sul dollaro, è ridiscesa fin sotto 1,19 portando giù anche l’indicatore MACD trading. Ma la discesa è durata poco. Però il problema resta. Tutti sapevano che gli Usa stavano lavorando per un indebolimento del dollaro, ma la BCE ha negato finché ha potuto. Adesso però la situazione s’è fatta molto difficile, e la battaglia a distanza tra euro e dollaro sta premiando la FED.
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