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Bioarchitettura: energie rinnovabili, isolamento termico e molto altro ancora

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  • 12 Novembre 2010

Negli ultimi tempi stanno prendendo sempre più piede i principi della bioarchitettura, o green building.

Il concetto di bioarchitettura nasce verso al fine degli anni Settanta, quando, in seguito alla crisi energetica del 1973, in Germania si cominciano a studiare metodi per vivere in modo ecocompatibile e all’insegna del risparmio energetico. Molti tipi di provvedimenti di cui si parla molto negli ultimi tempi, dalla coibentazione pareti esterne ai pannelli solari, non sono che il risultato di quegli primi studi, che nel corso dei decenni sono andati approfondendosi.

Uno dei primi campi di studio della bioarchitettura, che può essere definita come la disciplina che si occupa di costruire cercando di mantenere l’equilibrio tra benessere delle persone e salute della natura circostante, ha riguardato le fonti energetiche alternative al petrolio, quali l’energia solare. I primi esempi di bioarchitettura, comparsi in Europa e negli Stati Uniti negli anni Ottanta, mostravano già una nuova tendenza a cercare nuovi sistemi sia per produrre energia che per non disperderla. Con gli anni questa tendenza e gli studi in questo settore sono andati sempre più approfondendosi, in concomitanza con l’aggravarsi dei problemi ambientali, che sono sotto gli occhi di tutti ma che sembrano quasi impossibili da risolversi. Termini quali pannelli isolamento, ombreggiamento, deumidificazione, illuminazione naturale e molti altri sono entrati a far parte del vocabolario dell’architettura e dell’edilizia, e hanno cominciato a contraddistinguere nuovi tipi di case ed edifici.

Le scelte della bioarchitettura riguardano diversi settori, da quello dei materiali di costruzione a quello della progettazione, dalla ricerca di fonti di energia all’isolamento degli edifici. Per quanto riguarda i materiali di costruzione, l’obiettivo della bioarchitettura è quello di utilizzare materiali ad elevato rendimento, costi contenuti e, naturalmente, basso impatto ambientale. Ciò si traduce nel tentativo di evitare materiali che possano essere dannosi per la salute, come vernici e colle chimiche, per sostituirli con materiali naturali. Scegliere i materiali in bioarchitettura significa anche limitare l’uso delle risorse durante il processo costruttivo, magari usando materiali riciclati o leggeri, e quindi più facilmente trasportabili. Per quanto riguarda la fase di progettazione, la bioarchitettura presta molta attenzione all’impatto ambientale, cercando di non alterare troppo l’habitat nel quale l’edificio andrà ad inserirsi. Innanzitutto, i bioarchitetti devono considerare l’orientamento e la localizzazione dell’edificio, per sfruttare al meglio la luce e altri fattori atmosferici. In secondo luogo, il green building si pone l’obiettivo di mantenere le caratteristiche naturali del luogo in cui va a inserirsi, concentrandosi anche sulla progettazione del paesaggio. Per quanto riguarda le fonti di energia, inutile dire che gli edifici ecocompatibili sono all’insegna del risparmio energetico. Ciò significa innanzitutto una maggiore attenzione verso le fonti di energia alternative e rinnovabili (in questo senso un ruolo significativo è giocato dai pannelli solari e fotovoltaici), ma implica anche la tendenza ad utilizzare elettrodomestici che consumino meno e a studiare dei metodi per non disperdere l’energia. A questo proposito, è molto utile coibentare le pareti e isolare termicamente gli edifici, grazie a degli speciali serramenti e muratura in mattoni che permettano di non disperdere il calore e, di conseguenza, di limitare l’utilizzo di condizionatori e di impianti di riscaldamento, che contribuiscono in modo notevole all’inquinamento atmosferico.

Se seguissimo tutti questi ed altri principi della bioarchitettura, i vantaggi non solo per l’ambiente, ma anche per il nostro benessere e per il nostro portafoglio sarebbero di sicuro numerosi.

Articolo a cura di Francesca Tessarollo
Prima Posizione Srl – posizionamento naturale

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