Sergent Peppers
via Vetere 9 / Milano
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dal 11 dicembre
al 7 gennaio 2010
vernissage: venerdì 11 dicembre dalle 19.00
Vesto i bianchi di realtà
il mondo corre le immagini si susseguono
ma loro sono fermi e ti guardano negli occhi
vogliono la tua attenzione
e se non la trovano
ti lasceranno solo in una buona veste
Cio’ da cui nascono i suoi quadri sono sensazioni epidermiche, emotive e improvvise. Come una danza, fatta proprio di istintività e non di riflessione, queste tele sono il frutto di sensibilità che cerca un’espressione -carnale e fisica-. Si parte dalle emozioni che nella vita di tutti i giorni colpiscono l’artista: “Durante il giorno vengo, come tutti, travolta da un’infinità di immagini, provenienti dalle situazioni piu’ diverse del quotidiano. Queste immagini si riversano poi sulla tela seguendo le emozioni che quel ricordo mi suscita”. La trasposizione sulla tela ha come effetto “qualcosa di molto diverso rispetto a cio’ da cui sono partita” rivela l’artista. Persone conosciute, situazioni concrete e reali, vissuto quotidiano, immagini talvolta bloccate con una fotografia: questi elementi rubati dall’artista al suo stesso entourage, si trasformano nei volti rigenerati che popolano i suoi quadri, visi che non si evolvono come ritratti, ma come -maschere-, spesso deformate. Testimonianze di un’emozione e di un evento reale, spogliate delle loro determinazioni e caratteristiche -mondane- specifiche: visi ridotti a pure fisionomie isolate in un fluido denso e colorato. Sfondi colorati che avvolgono prepotentemente i personaggi, deformazioni dei volti: diversi elementi contribuiscono a sconvolgere le immagini bloccate sulla tela: e’ cosi’ che l’artista rivela quello che e’ all’origine del suo lavoro, “sono sensazioni che mi invadono e mi annullano. La pittura e’ per me una cosa fisica, come mangiare e bere, una necessità che mi travolge e impone di rielaborare quelle sensazioni trasformandole in immagini”. Un magma di colore avvolge e protegge le figure: esso genera una sospensione, forse una fuga, dal mondo reale, al quale si oppone come non-luogo, fatto di cromie pure e di flutti, dove l’unico obbligo e’ quello di immergersi nella massa che circonda le figure. Si tratta di un limbo vuoto che allo stesso tempo protegge, affascina e inquieta. Alcuni visi vengono deformati dal colore, i contorni del volto, ultimo elemento di determinazione rimasto in questo spazio vuoto, si dilatano e si sfaldano. L’abbandono e’ totale: una sorta di trance o di oblio si e’ impossessata delle figure, che non hanno possibilità di reagire, subiscono le distorsioni imposte senza opposizione, quasi senza esserne coscienti. Attraverso una sorta di lente deformante e colorata Manusch Badaracco ci propone un -mondo parallelo- ove i punti di riferimento risultano sovvertiti o completamente assenti.