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CCS Italia: Centro Comunitari in Zambia per aiutare i bimbi sieropositivi

CCS Italia Onlus (una delle principali associazioni solidarietà italiane nel campo dell’adozione a distanza) opera in Zambia dal 2003 e ad oggi ha distribuito alla popolazione 6.000 pasti completi e 4.000 barattoli di latte in polvere.
I centri offrono inoltre attività di consulenza, supporto, educazione e formazione alle madri coinvolte nelle attività e affette da HIV, facilitando l’accesso ai farmaci anti-retrovirali, attraverso le strutture sanitarie locali. Tutto questo grazie all’attività del donare online. Aiutaci a realizzare il progetto, bastano 5, 10,25 euro! Per maggiori info visita il nostro sito www.ccsit.org . Grazie di cuore per quanto potrai fare!
Attraverso i suoi tre Centri Comunitari situati nei distretti di Chipata e Mambwe, CCS fornisce un servizio di integrazione alimentare per bambini e garantisce alle mamme sieropositive accesso ai farmaci anti-retrovirali. Il programma dei centri prevede un’integrazione alimentare sia attraverso latte in polvere, sia attraverso la preparazione di cibi ad alto valore nutritivo.
Lo Zambia continua ad essere uno dei Paesi maggiormente toccati dall’emergenza AIDS. Oggi 2 bambini su 10 non arrivano a compiere sei anni e un piccolo su 10 non raggiunge nemmeno il suo primo anno di vita*. In questa terra, in questo stesso momento, la piaga dell’AIDS insieme all’estrema povertà e alla grave malnutrizione, stanno negando il futuro a migliaia di bambini.
Attualmente il personale medico delle cliniche delle zone rurali identifica, attraverso un programma governativo, i bambini gravemente malnutriti e nati da madri sieropositive, ma purtroppo non può offrire loro un servizio di supporto adeguato lasciando le madri e i loro bimbi a cercare da soli forme d’aiuto.
La trasmissione dell’HIV tra madre e figlio è la seconda causa prevalente della diffusione del virus: i bambini nati da madri sieropositive vengono contagiati dalla madre durante la gravidanza, la nascita o attraverso l’allattamento al seno. Solo recentemente i bambini affetti da HIV hanno iniziato a ricevere cure mediche, ma il corso della pandemia tra i bambini non è ancora monitorato.
L’attività ha un duplice aspetto: assistenziale da un lato, con la distribuzione del latte e del cibo, e pedagogico dall’altro, con la preparazione in comune di pasti nutrienti con alimenti facilmente reperibili in loco.

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