Con quest’ articolo cercheremo di fornire indicazioni sull’usura in genere, ed in particolare in ambito bancario, cercando di essere esaustivi ma senza nessuna pretesa di specificità, ricordando che questo tema, per quanto sensibile e delicato va affrontato con la dovuta serietà.
In ambito più generale l’usura rappresenta un male della società con origini molto antiche, in sostanza si caratterizza con lo sfruttamento della necessità di denaro delle persone al fine di ricavare un guadagno.
In ambito finanziario l’usura bancaria si configura qualora sia concesso un prestito a dei tassi superiori rispetto a dei tassi soglia determinati. Il tasso soglia è ricavato dall’aumento della metà del TEGM rispetto ai prodotti finanziari interessati. Il TEGM (tasso effettivo globale medio) è ufficializzato ogni tre mesi l’anno a cura del Ministero del Tesoro.
Prima del 1996 con una Legge ad hoc antiusura, questo problema molto radicato e importante, non era visto per la sua reale pericolosità. Basta ricordare solo che il codice penale non prevedeva l’arresto in caso di flagranza di reato.
Nel 1996 si è dovuto correre ai ripari visto l’allargarsi di questo fenomeno negativo, è stata introdotta le Legge nr. 108 che hanno afferrato per mano tale problematica affrontando definitivamente e concretamente il reato di usura, inasprendo le leggi in materia.
Anche le banche che concedono dei prestiti oltre il tasso usura incorrono al reato di usura, è previsto tra l’altro in taluni casi, anche la rescissione del contratto in favore del cliente.
Per ogni prodotto di credito che va dal leasing, al mutuo, alla cessione del quinto o al semplice prestito personale esiste una diversa soglia usura. Basti pensare che un mutuo a tasso variabile abbia una soglia di usura diversa rispetto al tasso fisso.
Questi interessi usurari, sono comunicati e decisi dal Ministero del Tesoro e pubblicati a cura della Banca d’Italia, con cadenza trimestrale.
Da non molto tempo si sente parlare di anatocismo bancario, interessi anatocistici. Di cosa si tratta?
Si tratta di una pratica applicata in passato dagli istituti di credito che consisteva nel far pagare interessi sugli interessi, la cosiddetta capitalizzazione degli interessi. La giurisprudenza si espressa in tale ambito vietando appunto tale pratica. In passato era facile trovare nelle proprie spese di conto corrente degli interessi sugli interessi a causa della presenza di clausole per la capitalizzazione trimestrale degli impieghi.
Ricordiamo ad esempio che la cassazione si è pronunciata diverse volte sulla legge antiusura, tra cui interessa anche l’anatocismo, per la tutela degli interessi di tutti i cittadini.
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