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Conoscere la malattia dell’alcolismo

L’alcol accompagna la storia dell’umanità da millenni e il suo uso è sempre stato profondamente radicato nelle varie culture, a causa dei suoi forti effetti sul sistema nervoso centrale e, di conseguenza, sulla mente.

L’alcol può essere quindi definito come una droga socialmente accettata. Come ogni droga, anche l’alcol, se assunto con regolarità e in dosi sufficienti a innescare i suoi effetti, da assuefazione e provoca sindrome di astinenza quando se ne interrompe bruscamente l’assunzione. L’uso acuto e cronico dell’alcol produce, più di ogni altra droga, effetti devastanti per l’organismo.

Un alcolista deve essere considerato perciò un drogato a tutti gli effetti e il suo trattamento e recupero pongono rilevanti problemi sia medici che psicologici. Sono molti infatti gli alcolisti che ricorrono all’aiuto di uno psicologo per guarire da questa malattia.

L’alcol è un depressore, non un eccitante del sistema nervoso centrale, come comunemente si crede. La sensazione di eccitazione che si prova nei primi momenti dell’ebbrezza è dvuta alla depressione di strutture corticali e sottocorticali normalmente inibitorie e, quindi, a una perdita di controllo. E’ la stessa reazione che viene provocata da alcuni sedativi nella prima fase dell’anestesia generale.

Anche dosi di alcol di pochi grammi, ad esempio un bicchiere di vino, diminuiscono l’efficienza fisica e mentale di chi non ne è assuefatto. Il senso di benessere che molti bevitori provano dopo una bevuta è dovuto al controllo di uno stato di tensione placato dall’alcol o alla soddisfazione di una iniziale astinenza.

Quali sono le conseguenze dell’alcol su un individuo non-bevitore? Vediamole:

– un alcolemia, cioè un tasso alcolico, di 30 mg per 100 ml provoca una lieve euforia;
– a 50 mg sia ha una iniziale incoordinazione motoria, che a 100 mg diviene una vera e propria atassia, cioè incapacità a camminare normalmente;
– a 300 mg si cade in un greve torpore;
– a 400 mg è come se si trovasse sotto una profonda anestesia, che può anche provocare morte per arresto respiratorio.

Il cervello del bevitore abituale si adatta all’alcol, per cui gli stessi livelli di alcolemia provocano effetti minori. Si parla allora di assuefazione, che accompagna l’uso abituale di ogni droga e dei farmaci agenti sul cervello.

La sindrome di astinenza si riscontra nell’alcolista cronico quando ha completamente eliminato l’alcol dall’organismo. Può già aversi al risveglio il mattino, anche se raggiunge il suo acome 1-2 giorni dopo che l’alcolista ha smesso di bere.

Dura generalmente alcuni giorni, ma il paziente recupera un completo benessere solamente dopo 10-15 giorni. La sindrome si manifesta in varie forme, dalla più benigna, come tremori, congestione del volto, tachicardia, nausea e insonnia, fino al delirio tremens. Può anche essere accompagnata da allucinazioni uditive e convulsioni.

E’ impossibile stabilire statisticamente se ci sono dei gruppi, delle professioni o delle classi sociali maggiormente a rischio alcolismo. Anche se certi stili di vita sembrano favorirlo, così come per ogni altra tossicomania, esso deve essere considerato un pericolo esteso a tutta la popolazione.

Non è più nemmeno vero, come si pensava un tempo, che gli alcolisti sono tutti uomini di almeno quarant’anni di età. Negli ultimi anni l’alcolismo si è velocemente diffuso anche fra le donne e gli adolescenti.

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