La mutagenesi si è sviluppata come branca specialistica della genetica in relazione al fatto che composti chimici e radiazioni ionizzanti e non, capaci di indurre mutazioni in differenti sistemi sperimentali possono influire negativamente sull’incidenza delle malattie ereditarie nell’uomo.Successivamente, in seguito anche alla conferma che la maggior parte degli agenti chimici che inducono il cancro hanno anche attività mutagena, sono stati sviluppati numerosi test genetici, che formano il corpo della mutagenesi ambientale, e che sono utilizzati per individuare agenti chimici e fisici con capacità mutagena e quindi potenzialmente cancerogena.
L’ispiratrice e la fondatrice di tutto il settore della ricerca sulla “mutagenesi chimica” prima, e della “mutagenesi ambientale” dopo, è stata indubbiamente Charlotte Auerbach, soprattutto negli anni in cui dirigeva la “Mutagenesis Research Unit” del Medical Research council presso l’Institute of Animal Genetics dell’Università di Edimburgo (Scozia), la prima istituzione scientifica di ricerca, riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, nel settore della mutagenesi teorica e sperimentale.
Lo sviluppo invece della Mutagenesi Ambientale è riconducibile ad un numero limitato di ricercatori in diversi Paesi dell’Europa e del Nord America.
Con i loro studi hanno gettato le basi scientifiche, sia pure con argomenti individuali, di un corpo di conoscenze che oggi ha raggiunto il massimo consolidamento scientifico “sperimentale e teorico”, pari a quelli di altri settori di ricerca e di conoscenza all’interno delle scienze genetiche
La Auerbach pubblicò il suo primo lavoro sperimentale sulla mutagenesi chimica nel 1946, ma come rivela lei stessa nel 1951 “Sono trascorsi appena 10 anni da quando il Dr. Muller (1941), nell’ultimo Cold Spring Harbour Symphosium sul gene e le mutazioni, aveva detto che i tentativi di indurre mutazioni mediante sostanze chimiche non avevano ancora prodotto risultati chiaramente positivi”.
A dire la verità, questa affermazione già allora non era vera, risultati chiaramente positivi erano stati ottenuti qualche settimana prima (dell’affermazione di Muller) con il gas mostarda, ma, a causa di ragioni di sicurezza nazionale che proibivano la pubblicazione di ricerche di guerra, questi risultati sono stati tenuti segreti sino a qualche tempo dopo la guerra “(Auerbach e Robson, 1942, 1947).)
Durante la Iª Guerra Mondiale i farmacologi erano stati colpiti dalla somiglianza esistente tra le ustioni prodotte sulle persone dalle radiazioni X e dal gas mostarda (gas asfissiante usato abbondantemente in tale guerra ed anche dopo!) che rimarginavano debolmente e successivamente si riaprivano. Da ciò l’ipotesi che il gas asfissiante potesse indurre aberrazioni cromosomiche e quindi mutazioni.
Inoltre, in analogia con i Raggi X, si ipotizzò che composti BI-FUNZIONALI della famiglia delle MOSTARDE AZOTATE, potessero essere degli utili composti ANTI-NEOPLASTICI.
Cio portò allo sviluppo, presso il CHESTER BEATTY RESEARCH INSTITUTE (attualmente Institute of Cancer Research), di importanti composti anti-neoplastici parzialmente in uso anche oggi. Praticamente la mutagenesi chimica si è sviluppata ininterrottamente e con grande successo durante i 25 anni successivi alla scoperta di C. Auerbach e collaboratori, coinvolgendo diversi ricercatori in moltissimi laboratori
Nel 1964 fu pubblicato il primo numero della rivista “Mutation Research” edita da F.H.Sobels.
A partire dal 1965, avendo fatto molta attenzione ai pericoli genetici prodotti dalle radiazioni ionizzanti (dalla bomba atomica lanciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 e dopo) i ricercatori di genetica e di mutagenesi riuscirono a convincere la Società del pericolo esistente anche per la potenziale induzione di mutazioni nella popolazione umana da parte di numerose sostanze chimiche sintetizzate per vari impieghi e trovate mutagene su una serie vasta di organismi animali, vegetali e microbici.
Molte di queste sostanze rientravano in settori di applicazione industriale per la produzione di materie utilizzate in medicina, nell’industria chimica, nei pesticidi, nei conservanti degli alimenti, nei cosmetici, ecc., che comunque comportavano un’esposizione più o meno rilevante della popolazione umana a materiale potenzialmente mutageno.
Il rilevante interesse suscitato dal possibile rischio per la salute umana rappresentato dalle sostanze mutagene ed il forte impegno della ricerca sulla mutagenesi chimica negli Stati Uniti ed in Europa, determinarono la fondazione della Environmental Mutagen Society (EMS) in una storica riunione organizzata a Washington nell’Aprile 1969, dove era anche presente una decina di ricercatori europei.
Uno dei primi atti dell’ EMS fu la costituzione di un registro delle sostanze chimiche valutate per la loro potenziale mutagenicità e dell’ Environmental Mutagen Information Center (EMIC) ad Oak Ridge, per volere di A. Hollaender e diretto da J.Wasson
L’evento di Washington fu immediatamente seguito dalla costituzione della European Branch della EMS (EEMS), con una riunione scientifica organizzata a Monaco di Baviera il 10 luglio 1970.
Tale riunione, presieduta dal Presidente della EMS, A.Hollaender, fu aperta dall’intervento di C.Auerbach sulle problematiche dei test in relazione all’interesse scientifico del processo di mutagenesi; da L. Ehrenberg, di Stoccolma, sui problemi chimici della mutagenesi ambientale; da G.Röhrborn, di Heidelberg, sui rapporti tra mutageni chimici e l’uomo; da N. Loprieno di Pisa, sulla specificità dei mutageni chimici.
Nell’ottobre 1991, in Italia, è stata fondata la Società Italiana di Mutagenesi Ambientale (S.I.M.A., primo presidente Prof. Nicola Loprieno), che è andata ad unirsi ad un panorama di analoghe Società europee e mondiali.
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