Da alcune settimane sono tornate ad affacciarsi le preoccupazioni riguardo il futuro dell’economia globale. Si teme un’importante flessione, dopo il biennio caratterizzato dagli altri tassi di interesse per combattere l’inflazione (cosa che penalizza la crescita economica). Ma quanto è concreto questo pericolo?
Cosa succede all’economia globale
In realtà, anche se la paura di tanto in tanto serpeggia (soprattutto sui mercati finanziari), i timori per un’imminente flessione dell’economia globale sembrano esagerati.
Per spiegarlo dobbiamo fare un passo indietro. A inizio agosto c’è stata una burrasca improvvisa sui mercati, dopo la pubblicazione di un report molto deludente sul mercato del lavoro USA. Lo shock è cominciato dal Giappone (il Nikkei perse il 12% in una sola seduta) per poi propagarsi a tutti gli altri listini globali. L’indice S&P 500 nei primi giorni di agosto perse il 6,10% (fonte Pocket Option Italia).
I fatti raccontano altro…
Tuttavia l’aumento della disoccupazione è più che altro un effetto fisiologico della corsa dei mesi precedenti. Insomma il mercato del lavoro si è raffreddato, piuttosto che crollato. Gli indicatori che anticipano il trend non preannunciano alcuna inversione di rotta, semmai si sta piano piano tornando a valori più usuali. E con il processo di disinflazione che andrà ancora avanti, il miglioramento della disponibilità del credito (per via dei tagli dei tassi), dovrebbe fornire un sostegno per i consumi delle famiglie e, di conseguenza, per l’attività economica in generale.
Anche nelle altre economie sviluppate lo scenario non deve preoccupare, nonostante ci siano dei fattori di debolezza evidenti.
Lo scenario
E’ più plausibile quindi parlare di un rallentamento nel percorso che conduce alla normalità. Ad esempio il calo dell’inflazione, che finora è stato graduale e rapido, dovrebbe diventare più blando. I traguardi più semplici sono stati raggiunti, per gli ultimi passi però servirà più tempo.
Questo spiega anche perché le banche centrali potrebbero essere molto più caute di quanto si pensa nell’abbassare i tassi di interesse. Dopo tanto lavoro, i policy maker sono pronti ad agire con cautela, per non rischiare una seconda ondata d’inflazione.
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