Placebo in latino significa “io ti piacerò” ovvero il tempo futuro del verbo piacere mentre nocebo è il futuro del verbo “nuocere”. Mentre il termine placebo è molto conosciuto ed usato tantissimo anche a sproposito, nocebo è stato utilizzato nei media solo recentemente. In entrambi i casi ci si riferisce ad azioni fisiologiche benefiche o dannose rispettivamente provocate da sostanze farmacologicamente inerti ma ritenute efficaci dall’individuo che le assume. Più in generale l’effetto placebo o nocebo viene attribuito anche a situazioni e contesti semplicemente psicologiche e non necessariamente dovute all’assunzione di sostanze inerti ritenute attive.
In medicina l’effetto placebo è stato lungamente studiato e si è escluso si tratti semplicemente di un effetto provocato in persone “credulone” e “suggestionabili” ma si ritiene che sia geneticamente giustificato dal bisogno di cercare un adattamento ad ambienti adatti alla vita. Il nostro organismo proverebbe sensazioni positive e benessere negli ambienti e contesti giusti per vivere e procreare o al contrario malessere se non trova le condizioni adatte. Negli ambienti scientifici americani si attribuendo sempre più importanza all’effetto placebo e nocebo togliendo spazio alla chimica a tutti i costi.
Già negli anni quaranta si ritenne di testare i nuovi farmaci in modo “cieco” cioè senza che la persona sapesse se stava utilizzando un farmaco o una semplice compressa di zucchero. In seguito si ritenne di utilizzare il sistema “a doppio cieco” cioè neanche il medico o paramedico che consegnava negli ospedali il rimedio doveva sapere se stava dando un vero farmaco o una sostanza inerte, in genere zucchero o solo amido compresso a forma di medicamento. Questo perché si poteva in qualche modo suggestionare il placebo con l
l’atteggiamento psicologico di chi somministra il rimedio.
Nel 2004 si è riusciti a ricostruire scientificamente cosa succede nel cervello quando si instaura un effetto placebo.
A livello cerebrale si producono delle sostanze, dette mediatori chimici, che provocano effetti positivi soprattutto sull’ansia e lo stress. Sicuramente si ha un aumento nel rilascio di endorfine cioè quelle sostanze naturalmente prodotte dell’organismo che hanno una azione simile alla morfina da cui a suo tempo è stato coniato il nome.
Tra le forme di somministrazione si è visto che l’iniezione è più efficace della compressa nel provocare l’effetto benefico.
Già negli anni 90 la scienza ha messo in relazione stress e sistema immunitario. Sotto stress diminuisce la produzione di anticorpi e ci si ammala più facilmente: Le endorfine riducendo lo stress fanno invece aumentare le difese immunitarie.
Inoltre anche gli ormoni sono naturalmente rilasciati a secondo delle nostre emozioni provocando malessere e/o benessere. Pensate a quando siete innamorati o quando finisce una amore J
Ebbene ormai è tutto scientificamente accertato e studiato.
Si è definita a tale scopo una nuova disciplina scientifica chiamata Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI). Ancora non è riconosciuta in ambiente universitario ma le sono le scoperte scientifiche che ne sono alla base.
Nocebo è invece un termine che solo da pochi anni viene preso in esame dal punto di vista scientifico.
In questo caso una sostanza assunta e percepita come negativa porta invece un malessere indipendentemente dalla reale tossicità chimica e farmacologica.
Anche in questo caso il meccanismo nell’evoluzione dell’uomo è fondamentalmente di difesa. Il malessere ci aiuterà a ricordare ed evitare la sostanza o situazione negativa.
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