Nel precedente contributo abbiamo colto i tratti essenziali dell’identità socio cultuale dei timorati di Dio, mentre ora ci accingiamo a illustrarne le forme orali e quelle di recezione psico-sociali; forme che consentono ai futuri timorati di Dio di vivere più pienamente il loro culto a Dio. Tali forme saranno da sprone per tutti coloro che intendono vivere la propria fede in Cristo, così com’era voluta dal fondatore, al di là delle sovrastrutture e della stessa impalcatura ecclesiale che la chiesa si è man mano costruita nel tempo, creando un potere burocratico di forte intensità a scapito del primordiale e genuino timore di Dio.
Quando Paolo e Barnaba giunsero a Salamina “cominciarono ad annunziare (κατήγγελλον) la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante” (Atti 13,5). Il verbo καταγγέλλω significa annunciare e tale verbo in Atti 13,5 è usato da Luca per indicare che Paolo e Barnaba hanno il dovere di attenersi il più possibile conformemente (κατά) al contenuto del messaggio, affinchè questo venga predicato secondo il giusto senso voluto da Dio. La predicazione di Paolo è appunto finalizzata alla credibilità del kerygma in modo che, nei “credenti in Dio” che erano presenti nella sinagoga (timorati), questa producesse frutto.
Al loro approdo a Antiochia di Pisidia Paolo, insieme ai suoi compagni, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero”. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!». Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: «Uomini di Israele e voi timorati (φοβούμενοι) di Dio, ascoltate (…) (Atti 13,14-16).
Ad Antiochia di Pisidia Paolo, dopo essere entrato in sinagoga, fu accolto dai capi della sinagoga, i quali lo invitarono a parlare. Paolo, approfittando di tale occasione offertagli, si rivolge ai timorati di Dio e ai giudei affinchè ascoltino il kerygma. Egli palesa sia ai timorati di Dio che ai figli della stirpe di Abramo, che il kerygma è stato inviato dall’alto, perchè non proviene dall’uomo ma da Dio:
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza” (Atti 13,26). Infatti Paolo prosegue affermando che i capi che hanno condannato a morte Gesù “hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso (Atti 13,26-28).
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