Finita la favola del giovane Alfio Meraviglia: dietro cappuccetto rosso c’è il lupo. Smentito chi sosteneva che dietro il figlio non ci fosse il padre. Siamo tornati al colonialismo: il Meraviglia socialista, sostiene il Meraviglia dell’UDC. Partiti occupati e spaccati a suon di tessere magari con gli stessi nomi, con un solo obbiettivo: arrivare alla poltrona di sindaco. Un atteggiamento dove il fine prevarica convincimenti e programmi. L’uscita di Roberto Meraviglia è decisamente inopportuna. Uno scivolone senza stile, con farneticazioni in cui ha dimenticato il suo funesto passato. Non prendiamo lezioni di onestà, di capacità amministrativa, e sull’ambiente da Meraviglia, l’uomo della discarica. I suoi rilievi sulla qualità dell’aria ci fanno sorridere, ricordando la puzza nauseabonda della sua unica cosa fatta per la città. Siamo pronti a parlare di questione morale e mani pulite, con lui e i suoi riesumati amici socialisti. Abbiamo dimostrato di essere onesti. Ad aver fallito è il vecchio modello del “ci penso Io”, delle promesse non mantenute, degli interessi dei cittadini sacrificati agli interessi privati di pochi. Tarquinia non ha dimenticato i fantasmi del passato, cacciati dal popolo e dalla magistratura, che oggi sperano nella memoria corta, Stiamo ancora pagando le scelte scellerate degli anni ottanta, dove la politica dell’affare ha tarpato le ali allo sviluppo della città. La Tarquinia senza acqua, della cronaca giudiziaria, dello sviluppo urbanistico disordinato, dello sport gestito a fini politici è ormai un ricordo. Oggi invece Tarquinia è la città delle opere pubbliche avviate e realizzate, della differenziata, del turismo di qualità e dei servizi sociali efficienti. In altre parole è una “Città con la C maiuscola”.