Reduci da un faticosissimo campus formativo di 4 giorni in IALT 9, i trainer hanno dovuto gestire un altissimo livello di frustrazione in seguito ad una attività di orientamento semplicissima. Il gruppo si è semplicemente “incartato” su posizioni di principio senza darsi una autentico obiettivo; ognuno spinto da esigenze personali ha tentato d’interpretare un ruolo che ha creato 3/4 ore di discussioni frustranti. I 3 trainer si sono trovati su posizioni diverse: lasciar trovare al gruppo la via d’uscita o il fallimento; preoccuparsi anche della riuscita e qualità dell’esercitazione dando qualche indicazioni in più ma non mancando di stigmatizzare i comportamenti; intervenire su alcuni individui spingendoli ad adottare un comportamento consono a ritrovare la “bussola”. Potete vedere nei volti dei partecipanti la loro frustrazione e poi l’impegno della riflessione.
Nella metodologia di IALT, una dose controllata di frustrazione è equivalente al veleno che l’erpetologo s’inietta per immunizzarsi. Nella vita reale la frustrazione è la norma. Inoltre il formatore non fa esperimenti, ma vive con il gruppo il flusso….quindi anche lui è soggetto alle stesse montagne russe. Crediamo che i corsi di sviluppo personale dove s’impara qualcosa, sono quelli dove le cose non funzionano come il partecipante si aspetta. Aspettative mancate=frustrazione=riflessione=forse apprendimento. Ci vuole però onestà da parte di tutti.
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