Intervista all’avv. Guido Scorza
La Legge Per Tutti: Ritiene che il copyright, così com’è attualmente disciplinato, debba essere riformato a favore di una maggiore fruibilità dei contenuti sulla rete?
Guido Scorza: Il copyright trova, da secoli, la sua ragion d’essere nell’esigenza di massimizzare la circolazione della cultura, del sapere e dell’informazione. Se, oggi, nella società dell’informazione e nell’era dell’accesso, così di frequente, finisce con il rappresentare un limite alla diffusione del sapere, mi sembra evidente che vi sia qualcosa che non funzioni e che vada cambiato prima che sia troppo tardi.
LLPT: Ritiene che la rete internet debba subire maggiori regolamentazioni e controlli al fine di evitare la continua violazione delle norme sul copyright?
G.S.: No. Le regole ci sono. Quello che manca è, semmai, un’adeguata cultura digitale. Ma non può svilupparsi una cultura digitale in un Paese analogico. Se attraverso norme e regole riusciremo a rendere moderno e digitale il nostro Paese, ogni altro problema culturale finirà con l’essere risolto in modo automatico: dobbiamo far apprezzare ai c.d. nativi digitali che il digitale è un valore prezioso che va rispettato perché da esso dipende il loro futuro e quello del Paese. E’ un messaggio, tuttavia, impossibile da trasmettere in un paese analogico e televisivo come il nostro…
LLPT: L’Italia è uno dei paesi con maggiore tasso di pirateria al mondo. Ritiene che ciò derivi dalla percezione, da parte dei netizen, della rete come un porto franco in cui fare ciò che più aggrada loro, in perfetto anonimato, o che ormai gli utenti si siano accorti che il copyright è un dinosauro che necessiti di riforme sostanziali?
G.S.: Non condivido la premessa. Chi l’ha detto che l’italia è il Paese con il maggior tasso di pirateria al mondo? Non esistono studi e ricerche indipendenti idonee ad offrire una misurazione fedele del fenomeno. Lo ha, di recente, riconosciuto la stessa Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Neppure l’industria dei contenuti, d’altro canto, ci attribuisce un simile primato negativo. Escluderei, comunque, che la colpa sia delle leggi, sostanzialmente uniformi in tutti i Paesi europei. Il problema, come detto, è culturale: da noi può essere difficile spiegare ad un ragazzino – ma anche ad un adulto – il valore dell’immateriale.
No Comments Found