Ogni anno il carnevale è una delle festività che, in Italia come in altre parti del modo, riscuote molta fama. Ogni gruppo sociale nel Paese ha una buona e radicale motivazione per festeggiare l’evento, i cattolici ad esempio lo festeggiano in modo molto vivido perché è il così detto periodo “grasso” precedente la Quaresima. In generale il Carnevale è una festività radicata nel tempo e questo l’ha consolidata nella mente delle persone e della comunità e come tutte le consuetudini, sono veramente difficili, quasi impossibili da sradicare.
La vera fortuna della festa è però data dai travestimenti di carnevale. Per travestimenti non intendo un costume in particolare, ma piuttosto l’attitudine e l’usanza, appunto radicata, del cambiare il proprio aspetto. Pensando ai travestimenti, corrono alla nostra mente immagini varie, ma non per forza associate ad un simbolo o a una figura particolare.
Esempio di travestimenti famosi di carnevale: le maschere veneziane
Il carnevale di Venezia ha origini antichissime, ma ci indica uno dei motivi culturali fondamentali sul perché sia così radicale. La festività, era infatti concessa dai governanti, per dar sfogo alle classi inferiori.
Qual è il ruolo del travestimento in tutto ciò?
Il suo ruolo culturale è l’uniformare tutti. Sotto il costume siamo tutti uguali senza ruoli sociali, senza alcun tipo di disuguaglianza e differenza. Inoltre il travestimento veneziano non è legato a precisi personaggi o figure, come anticipavo prima. Il più tipico travestimento di carnevale veneziano è la maschera intesa nel suo senso fisico e concreto, quella sul volto. I vestiti passano in secondo piano seppure siano ben pensati ed elaborati in modo magistrale.
I travestimenti di carnevale, non sono quindi un modo di rappresentare e omaggiare qualcuno, o meglio non solo e non originariamente. I travestimenti travestono la realtà, e sono al pari dei grandi eventi della storia forti e radicati equalizzatori sociali.
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