“Tu sei giovane….e non sai che tre nasi son quel che ci vuole per bere il Barolo”.
Con questi versi Cesare Pavese, descrisse il Barolo Borgogno, vero gioiello della terra della Langhe, dove sotto le viti e la terra rossa, le foglie nascondo un segreto: il nobile Barolo.
Questo soave vino piemontese rosso ricavato in purezza dalle uve Nebbiolo, tipiche dalla zona. Il nome Nebbiolo deriva da nebbia, proprio perché l’uva matura quando le colline sono avvolte dalle prime nebbie autunnali, oltre che per il colore grigio/argento degli acini. Per questi motivi, nelle Langhe il Barolo è meglio noto con il nome di “Nebbiolo” .
Il nome Barolo è successivo e deriva dalla famiglia “Faletti” marchesi di Barolo che ne iniziarono la produzione. Fu proprio la Marchesa di Barolo l’artefice del successo di questo nobile e robusto vino. Secondo la tradizione popolare, Re Carlo Alberto chiese alla Marchesa perché “non gli avesse mai fatto gustare quel suo famoso vino del quale tanto aveva sentito parlare”.
Qualche giorno dopo i torinesi assistettero ad una strana processione: videro passare per via Nizza a Torino una lunga fila di carri, ciascuno con il suo carico di vino. I carri erano diretti a Palazzo Reale, sede della Corte.
I carri contenevano ben trecentoventicinque botti, una per ogni giorno dell’anno, sottratti i quaranta giorni di quaresima.
Questo vino piacque moltissimo al Re, tanto che ne divenne anche egli produttore nelle sue terre di Verduno. In pochi anni i produttori di Barolo aumentarono a tal punto che la produzione dovette spostarsi nelle vicine terre d’Alba.
Oggi invece gustiamo questo vino sulla tavola dei migliori ristoranti di Asti.
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