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Il caso Briamonte: cause e conseguenze

Una interessante riflessione tratta da ju29ro sugli scenari che hanno portato, e seguiranno, alle dimissioni di Briamonte dal Cda della Juventus

La notizia delle dimissioni dal Consiglio di Amministrazione della Juventus dell’avvocatoMichele Briamonte è una di quelle notizie che meritano un doveroso approfondimento. Non tanto sulle cause che le hanno determinate, bensì per gli scenari e le conseguenze, immediate e prospettiche, che possono innescare. L’avvocato torinese, infatti, non solo era componente del Cda e responsabile degli affari legali della società bianconera, ma realisticamente era da considerarsi il principale referente di John Elkann e quindi dell’azionista di maggioranza della società. Briamonte è quindi colui che ha determinato fin dal 2006, ma in particolare dal 2010 ad oggi, tutte le strategie legali della società per quanto riguarda sia la Giustizia Sportiva che quella Ordinaria. Inoltre, sempre a lui facevano capo tutte le principali scelte in merito alla contrattualistica e alle controversie amministrative. Era inoltre Segretario del Comitato Esecutivo, l’organo di Corporate Governance che di fatto gestisce la società nel quotidiano, in attesa delle ratifiche del Consiglio di Amministrazione.

A mio parere è quindi evidente che le sue dimissioni non possono essere ricondotte solo alla vicenda Conte, che ne è stata agente catalizzatore, ma molto realisticamente, da quanto mi risulta, sarebbero da leggere come effetto finale di una più complessiva insoddisfazione degli azionisti della società verso i risultati, in verità finora abbastanza scarsi, delle sue strategie, con particolare riferimento all’ambito della Giustizia Sportiva. L’episodio che avrebbe fatto emergere questa sfiducia sarebbe stato, a quanto pare, la riunione successiva al respingimento del patteggiamento di Conte da parte della Figc. Fonti vicine alla società mi riportano che sarebbero volate parole pesanti e che qualcuno avrebbe addirittura tentato di arrivare alle vie di fatto, non sappiamo con quale esito. Briamonte sarebbe quindi uscito da quella riunione sfiduciato nei fatti e non solo con riferimento alla vicenda Conte. Nei giorni successivi Conte scelse poi di affidarsi all’Avv. Giulia Bongiorno, in appoggio a Chiappero e De Rensis, rinnegando fortemente, anche durante la recente conferenza stampa, la scelta del patteggiamento.

Una piccola nota personale in merito al patteggiamento di Conte. Se proprio devo imputare degli errori a Briamonte, certamente quello di patteggiare tre mesi di squalifica nella vicenda del calcioscommesse non mi pare sicuramente il peggiore, anzi. Se il patteggiamento fosse stato accettato, infatti, oggi saremmo probabilmente qui felici e contenti, in considerazione dei metodi da riunione di condominio della giustizia sportiva, per aver limitato i danni e per aver disponibile in panchina il nostro allenatore prima di Natale. Ribadisco, visti i metodi della FIGC, i rapporti tesissimi con le istituzioni calcistiche e la pretestuosità con cui si era tirato a tutti i costi in ballo Antonio Conte in questa vicenda, i tre mesi si potevano considerare addirittura un successo. Atteso che, e questo nessuno lo dimentichi mai, un patteggiamento non è mai giuridicamente un’ammissione di colpa, ma solo una scelta legittima di un imputato, che chiede al giudice l’applicazione di una pena ridotta quando ritiene di non potersi difendere efficacemente, per mancanza di elementi oggettivi a sua discolpa, oppure, come nel caso della giustizia sportiva, quando non sussistono sufficienti garanzie in merito ai tempi e alla possibilità di contraddittorio verso l’accusa.

Tutto ciò avvalora quindi l’ipotesi che la “dipartita” di Briamonte sia qualcosa di più ampio, e che debba essere inquadrata nelle attività di avvicinamento alla prossima Assemblea degli Azionisti di ottobre, nel corso della quale si procederà al rinnovo del Consiglio di Amministrazione e dei suoi componenti. Si verificherà dunque se l’episodioBriamonte possa essere inquadrato nell’ottica di un progressivo affrancamento di Andrea Agnelli dall’azionista di maggioranza Exor, con il quale mi risulta peraltro ci sia attualmente un’ottima sintonia in merito alle strategie da perseguire con riferimento alla Juventus in particolare, ma anche in relazione al Gruppo Exor/Fiat in generale, del quale la famiglia di Andrea, non dimentichiamolo, è comunque importante azionista.

La composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione darà quindi adeguate indicazioni circa l’eventuale riequilibrio dei poteri e delle correnti all’interno della società. Attualmente l’unico uomo che appare davvero scelto da Andrea Agnelli è Pavel Nedved, mentre i restanti, Marotta a parte, sono tutti i reduci dei rimpasti del 2006 e del 2009 e quindi persone designate direttamente da Exor. In uscita dovrebbe essere anche il rappresentante dei libici, Zentuti, drammaticamente diluiti dopo l’ultimo aumento di capitale e ormai non più secondi azionisti della società; al suo posto dovrebbe esserci un rappresentante del Fondo Pensione inglese Lindsell Train. Potrebbe rientrare inoltre tra i papabili l’Avv. Luigi Chiappero, che ha già rivestito questo ruolo negli anni precedenti al 2006 e che sembrava dovesse entrare già nel 2010 insieme a Marotta, ma che sul filo di lana fu bruciato proprio da Briamonte.

In definitiva assistiamo ad una fase societaria molto complessa, che darà il via, a mio parere, a una nuova accelerazione del processo di potenziamento e ristrutturazione della Società, con il presumibile e auspicabile ampliamento dei poteri di Andrea Agnelli. In quest’ottica la perdita di bilancio attesa per l’esercizio in corso, circa 50 milioni, appare una perdita “tecnica” da investimenti, a differenza di quelle degli scorsi anni che erano vere e proprie distruzioni di “valore” economico e patrimoniale. E nel prossimo esercizio, salvo sorprese, dovrebbe finalmente ritornare qualcosa di molto vicino al pareggio di bilancio.

FONTE: Juvenews

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