“Del resto eri a tuo agio con la gente, / mentre io un po’ meno, / e forse è una mia colpa. / Tu eri la mia vista, / la mia parola / (quella vera la confidavo, allora, / tutta alla carta, come faccio ancora)”.
Per comprendere appieno il rapporto di Bruno Belli con la carta bianca e la scrittura bisogna partire da qui, dal passaggio di questa lirica. Per comprendere il suo rapporto con la poesia è necessario invece (o inoltre) considerare come la libertà dei sentimenti e dei segreti non sia semplicemente affidata a parole in libertà. Anche le poesie apparentemente “libere” della raccolta sono tutte formate dall’alternanza tra quinari, settenari ed endecasillabi, i versi base della nostra metrica tradizionale. Un poeta d’altri tempi? Semmai un poeta con l’anima di un galantuomo d’altri tempi. Di quelli che alla parola danno importanza, alla parola intesa come linguaggio artistico certo, ma anche alla parola data. Lungi dal considerare il suo universo l’ombelico del mondo, si muove dal particolare al generale e affianca al “diario privato”, peraltro mai minimo, appunti lirici che vanno oltre. Egli si interroga sul vero senso del tutto, sulla spiritualità e sulla religione, sui conflitti sociali, per una visione a tutto tondo che pone domande sui grandi misteri.
Bruno Belli è nato a Varese il 5 agosto del 1972. Compiuti studi letterari lassici e moderni oltre che musicali, svolge l’attività di critico letterario e musicale su quotidiani e su periodici di settore. È direttore responsabile del periodico culturale “Thea – teatro, arte, musica e tempo libero”.Cura una propria rubrica settimanale, “Dal nostro inviato”, sul portale “Classicaonline”
(www.classicaonline.com). Ha pubblicato il saggio Il Teatro Sociale di Varese nell’Ottocento (Grafica Europa, Varese, 2009) e la plaquette di poesie Gli opposti della vita (Edizioni dell’Ulivo, Balerna, Svizzera, 2005). Numerosi suoi contributi si trovano in pubblicazioni a più voci.