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Il Libro sulla Cucina dei draghi di Marco Caldarola

Il libro sulla cucina dei draghi fa storcere il naso a qualche vegetariano e a qualche “addomesticatore di mostri” ma una cosa è certa: l’operazione letteraria è indubbiamente “gustosa”!
Si tratta forse del libro di cucina più originale di questo Natale, scritto da Marco Caldarola, cuoco visionario fiorentino, per i tipi di Press & Archeos. Cucinare draghi è il primo numero di una nuova collana detta “Cucina magica” che vuole sondare i limiti immaginativi del concetto di gusto.

L’idea stessa di gustare la carne di un drago suscita nel lettore le più viscerali passioni gastronomiche…fantasie culinarie ai limiti del possibile, ma anche del lecito, sanguigne e al contempo paradossali. In fondo è tutta fantasia, com’è fantasia l’esistenza dei draghi e questo “gusto immaginato” sembra appartenere ad un genere letterario fantastico… E si è già manifestato l’imbarazzo di qualche libraio che si chiede come “settorializzare” il libro. Cucina? Narrativa? Medioevo? Fantasy? Libri illustrati? In verità Cucinare draghi è un libro per tutti, teorico e pratico, simbolico e materialistico al contempo…e proprio per questo sfugge dalle facili catalogazioni.

La questione del “cibarsi di carne di drago” ha certamente una sua complessità simbolica.
Se il libro è da un lato paradossale, dall’altro suscita interrogativi di vario genere, da quelli scientifici sulla reale natura di queste presenze fantastiche (assolutamente protagoniste nelle tradizioni cristiane locali, specialmente nella Toscana medievale), a quelli sui limiti del concetto stesso di “gusto” carnivoro.
Ricordiamo ad esempio che, nel medioevo, queste bestie immaginarie erano spesso confuse con presenze animali reali (come grossi serpenti, pesci-siluri di fiume, coccodrilli scappati dai circhi itineranti o addirittura resti fossili di animali preistorici), e dovevano spaventare quanto incuriosire.
Se mangiare carne di drago avrebbe significato, almeno in occidente, la fusione del proprio corpo con qualcosa di maligno, è vero al contempo che, nei periodi di carestia, difficilmente si sarebbe gettata via tanta carne commestibile…ma per cucinare bestie così “simboliche” e “negative” sarebbe servito almeno un alchimista…ed ecco Cochlearius, il protagonista del libro in questione, con le sue cronache e con il suo sorprendente ricettario.

L’invenzione è di Marco Caldarola, alla sua prima esperienza editoriale ma, sembra, animato da molto tempo dalla passione per la cucina più libidinosa. Il volumetto, edito da Press&Archeos di Firenze, è in uscita nelle Coop della Toscana e in libreria. Lo si può ordinare anche negli stores web e dal sito stesso dell’editore.

Certo, di questi tempi siamo abituati a percepire i draghi come animali addirittura domestici, pensiamo a film come Dragon Trainer o a tanti libri e cartoni per ragazzi. E infatti su Facebook non è mancata la discussione e qualche commento un po’ negativo, oltre che il rimbotto di qualche vegetariano…per la verità un po’ paradossale!
Al contrario, un’operazione letteraria come questa potrebbe giocare a favore di qualche forma di vegetarianismo… Tra qualche decade la maggioranza delle persone sarà vegetariana, e gli animali, draghi e non (!), verranno rispettati come mai prima. Ma proprio non dovremo e non dobbiamo dimenticarci di quello che siamo stati per millenni. Cucinare draghi parla delle nostre origini identitarie, spingendo il difetto “carnivoro” e la “tradizione tosco-emiliana” al loro parossismo, rivelandone così la loro più ambigua, e a tratti incestuosa, libidinosità.

Così, teniamo presente che il valore dei draghi è qualcosa di incredibilmente più antico di quello mostrato nel cinema e nella letteratura di massa.
Un tale simbolismo non lo si può “addomesticare”, come non si può addomesticare le sue figure allegoriche. Al contempo è possibile che il gusto, talvolta così materialistico ma al contempo sfuggente, diventi simbolo esso stesso…

Per saperne di più:

http://www.e-archeos.com/libri/cucinare-draghi-oltre-i-confini-della-buona-tavola.html

 

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