Il mercato delle aziende italiane attive nel settore chiave dello “Jet executive” noleggio aerei, producono un fatturato di circa 150 milioni di euro all’anno, suddiviso in meno di 10 operatori. Si tratta di numeri davvero esigui rispetto al potenziale della base clienti sulla quale è possibile attivare proficui rapporti di partnership commerciale. La causa di questa lentezza del nostro mercato è sostanzialmente dovuta al tipo di rapporto che la compagnia aerea privata ha con il mercato, vale a dire l’assoluta mancanza di una vision aziendale che comprenda e metta al centro l’area marketing e commerciale. Tutti sappiamo cosa significano la sinergia di un serio “business development” unito ad una comunicazione sinergicamente efficiente ed efficace; così come stanno le cose ora, invece, sul mercato italiano dei voli charter i vettori attivi del settore si contendono sempre gli stessi 200 o 300 clienti, evidentemente del tutto insufficienti per un modello di business quale il volo charter rappresenta. Per rendere l’idea della portata e delle implicazioni di quanto riportiamo, negli Stati Uniti d’America nonostante tutti i problemi connessi alla crisi economica, la General aviation Industry presenta bilanci positivi, alcuni proprietari privati di velivoli hanno messo in vendita i loro aeromobili, così da far calare i prezzi dei velivoli di circa il 30 per cento. Certo, gli Stati Uniti hanno le più grandi compagnie aerotaxi del mondo e anche le più grandi flotte di aerei privati, ma questo ha senso sui numeri assoluti, per una semplice ragione di vasta estensione territoriale del Paese. Vale a dire che, fatte le debite proporzioni geo-demografiche, la soluzione del volo privato è massivamente adottata per le grandi distanze, senza contare che i volumi di business che le aziende portano avanti solo grazie all’utilizzo del noleggio aerei sono di enorme entità: basta, infatti, guardare dove la maggior parte delle multinazionali hanno quartier generale direzionale e sede operativa. Alcuni vettori hanno ridimensionato sia le flotte che il personale di volo e a terra, e molti altri sicuramente concluderanno delle fusioni con altre perché semplicemente non potranno più supportare il peso degli attuali costi fissi; per questo, quindi, conviene allearsi presto, per meglio riorganizzarsi e posizionarsi sul mercato. In Italia è tutto diverso: si deve assolutamente aumentare il numero dei passeggeri potenziali per poter ambire a sostenere lo sviluppo dei voli privati; è imperativo poi creare una nuova domanda, con una grande campagna di comunicazione, marketing e commerciale, che abitui sempre più nuovi utenti ad utilizzare normalmente i voli privati: insomma è necessario lavorare molto lato business development e customer acquisition. Questo perché, ovviamente, i passeggeri cosiddetti Vip non bastano più, anzi sono sempre meno ed andranno a “morire”. Stessa sorte potrebbe toccare al mercato, se non venisse allargato come già diversi vettori aerei charter stanno facendo: mantenendo il servizio dei voli executive alla portata di tutti. Il mercato italiano dei voli privati è frammentato su troppi operatori privi di un vero reparto customer satisfaction, inoltre la dinamica dei prezzi non ha più nessun senso, creando problemi al valore dell’offerta: infatti ormai non si verifica più alcuna differenziazione tra prezzo offerto, categoria del velivolo, servizio fornito e disponibilità globale. È anche molto un lavoro di comunicazione: è da sfatare il mito che il jet privato sia un mezzo di lusso, solo per ricchi: è importante che tutti capiscano che un volo charter è uno strumento di lavoro per tutti. Bisogna dare la possibilità a questo settore di diventare un business forte come negli altri Paesi, introducendo normative a favore della crescita della “Italian business aviation” rendendo il settore meno burocratico e più accessibile.
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