L’irruzione del Covid-19 sui mercati finanziari ha stravolto molti dei meccanismi che eravamo abituati a vedere. Ad esempio la crescita dei safe haven e la fuga dagli asset rischiosi. Finchè la FED non è scesa in campo con un massiccio piano di interventi, avevamo assistito a un fenomeno raro: oro in calo assieme ai mercati azionari. Tutta colpa della ricerca di liquidità dei grandi investitori, che erano stati spinti anche ad rinunciare alle loro posizioni sul gold metal. Ma fenomeni “strani” si stanno vedendo anche nell’ambito degli ETF (Exchange traded fund).
Il NAV e lo sconto sugli ETF
Spread bid/ask più ampi
Ma perché adesso stiamo assistendo a questo scenario? La ragione è che gli investitori stanno negoziando gli ETF come se fossero azioni, e se in condizioni normali questo significherebbe pagare un prezzo vicino al valore del sottostante, al tempo del Covid-19 non è più così. Infatti lo spread tra i prezzi bid/ask dei market maker, che in condizioni normali sono ristretti per via della concorrenza, si sono allargati a causa dei rischi. Ciò ha portato il prezzo degli ETF più lontano dai “replicati”. In sostanza il loro NAV si è allontanato dai corsi di Borsa degli asset sottostanti. Questo ha creato situazioni con ampi premi e forti sconti.
Come nel 2008
Una cosa del genere accadde durante la crisi del 2008, ed anche in quel caso il meccanismo fu innescato dalla forte volatilità dei titoli sottostanti. L’unico modo per proteggersi da queste fluttuazioni è evitare di negoziare quando si verificano forti scostamenti, o al massimo farlo usando il cosiddetto limit order (buy limit sell limit) nel book con un limite preciso. Tuttavia in questo caso si avrebbe lo svantaggio dei tempi lunghi e dell’incompletezza di esecuzione, proprio perché si è stabilito un vincolo.