L’associazione guidata da Pasqualino Monti e Luigi Merlo reclama un ruolo centrale dei porti nella logistica italiana.
Una nuova visione strategica per le Autorità portuali. Un soggetto logistico di area, sino a diventare Ap a competenze regionali, in grado di influenzare le politiche di assetto del territorio. Assoporti, che nell’estate scorsa ha ritrovato unità di scopi e propositi con l’elezione congiunta di Luigi Merlo e Pasqualino Monti alla guida dell’associazione, rompe gli indugi e in una lettera al Presidente della Repubblica espone la sua idea sulla filiera logistica nazionale: sul suo ruolo strategico, sulle sue deficienze, sulla centralità in un dibattito politico troppo “distratto”. E il primo passo riguarda il nuovo ruolo di “coordinamento” degli enti portuali. Attori in grado di integrare porti e interporti; di pianificare e realizzare interventi negli scali e per le connessioni tra questi le direttrici stradali e ferroviarie, i nodi logistici interni; di determinare e graduare i costi corrispondenti all’utilizzo dell’infrastruttura ed altri costi.
“E’ proprio da questo ruolo – sottolinea l’associazione – che discende l’obbligatorietà di un’autosufficienza economica della struttura di Autorità Portuale favorendo logiche di razionalizzazione e aggregazione sino alla realizzazione di Autorità Portuali con compiti di amministrazione della portualità regionale”.
Una prospettiva ambiziosa che parte da alcune richieste concrete: la parziale e temporanea fiscalizzazione degli oneri sociali delle imprese autorizzate ex artt. 16, 17 e 18, L.84/94; una riduzione delle accise dei prodotti energetici utilizzati dai mezzi esclusivamente operanti in aree portuali; la fissazione di certe ed omogenee regole in tema di IMU sui beni demaniali marittimi affidati in concessione. Fondamentale anche “l’immediata elaborazione di un piano strategico di sviluppo del sistema logistico, imperniato sulla portualità nazionale che deve essere agganciata in modo razionale alla logica europea in materia di reti Ten e che oggi soffre di assenza di visione strategica anche nell’allocazione dei pochi fondi disponibili, di un basso livello di connessione fisica”.
Dando per scontato che la “mano pubblica” è, e continuerà ad essere, il principale investitore nel settore delle infrastrutture di trasporto, il Presidente di Assoporti chiede di concentrare le risorse sui grandi investimenti già progettualmente e finanziariamente definiti, quindi cantierabili in tempi brevi; supportati da solide analisi costi/benefici nonché sui progetti di miglioramento/adeguamento/manutenzione innovativa, che facilitino e consolidino flussi attuali. La scelta di selezione dovrà essere compiuta anche in funzione delle priorità condivise con attori delle politiche del territorio e delle grandi infrastrutture che non sono propriamente portuali (Regioni, RFI, ANAS, Autostrade).
Alla base delle proposte ci sono i numeri relativi al contributo della portualità al Pil nazionale. Per i servizi di logistica portuale e le attività ausiliarie, si stima un valore della produzione per oltre 6.500 milioni e quasi 32.000 occupati diretti: il sistema delle Autorità Portuali, secondo gli ultimi studi, genera, avvalendosi di soli 1280 occupati, un valore della produzione superiore ad un miliardo di euro con un effetto moltiplicatore di circa 4,7; nuove spese e investimenti per 100 euro da parte delle Autorità Portuali, generano cioè oltre 470 euro nel circuito economico complessivo.
Nasce da queste considerazioni anche la richiesta “di rimuovere improprie equiparazioni alle pubbliche amministrazioni, a partire da quelle riferite ai propri dipendenti”. “Il Presidente dell’Autorità Portuale o comunque l’autorità Portuale stessa – spiega la lettera – deve diventare l’ente effettivamente responsabile dell’efficiente e coordinato andamento di tutte le attività in porto, sia quelle che si svolgono a terra sia quelle che si svolgono sul lato mare, sia delle attività svolte in regime di mercato, sia si tratti di attività delle pubbliche amministrazioni”.
Fonte: seareporter.it