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Il vino e il suo contrario: assaggi e letture sulla bevanda di Dioniso e sul “candido” mondo del latte

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  • 21 Luglio 2017

Bergamo, 21 luglio 2017 – Il confronto intellettuale tra Roland Barthes e Piero Camporesi sul rapporto tra il mondo del vino e quello del latte è stato oggetto ieri di un incontro a cura del Seminario Permanente Luigi Veronelli presso l’Orto Botanico di Città  Studi di Milano. All’interno della rassegna Area Musica Estate 2017, dedicata al jazz e alle musiche del ‘900, letture, degustazioni di vini e assaggi di formaggi hanno permesso agli ospiti della serata di apprezzare le numerose corrispondenze, allo stesso tempo organolettiche e culturali, tra la bevanda di Dioniso e alcune eccellenze dell’arte casearia. Area Musica Estate 2017 è una manifestazione organizzata da Arti e Corti, in collaborazione con il Comune di Milano – Assessorato alla Cultura, Fondazione CARIPLO, Regione Lombardia e Università  degli Studi di Milano – Progetto Campus Sostenibile e Dipartimento di Bio Scienze e in partenariato con il Seminario Permanente Luigi Veronelli e l’Associazione Culturale Talenti Artistici Organizzati.

Questo momento di divulgazione gastronomica è stato realizzato grazie alla collaborazione di aziende sostenitrici come Luigi Bormioli, fornitore di calici per vini e distillati, Acqua Bracca, acqua proveniente dalle valli bergamasche, scelta dagli esperti del Seminario Veronelli come acqua più indicata per accompagnare la degustazione di vini e Vinicola Mauri, azienda che dal 1900 opera nella distribuzione beverage.

La degustazione, intitolata «Il vino e il suo contrario», ha preso spunto da testi tratti da opere di Roland Barthes, linguista, critico letterario e intellettuale francese, e Piero Camporesi, filologo geniale che ha rivoluzionato il modo d’interpretare gli atti alimentari. Barthes, infatti, nella raccolta di saggi Miti d’Oggi, pubblicata a Parigi nel 1957, individua nel latte il «contrario del vino». Il vino rosso, nel suo immediato riferimento al sangue, è da lui presentato come liquido denso e vitale, sostanza che, sul piano sociale, è capace di rovesciare situazioni spingendo al sogno o, secondo l’uso, alla realtà . Il latte, invece, con la purezza che Barthes associa all’innocenza infantile, sarebbe simbolo di forza calma, bianca, lucida, totalmente aderente alla realtà, una bevanda che non lascia spazio al sogno, tanto meno, a visioni dionisiache.

Ma è davvero così? Come può nascere un abbinamento gastronomico perfetto tra due sostanze più che lontane, addirittura contrarie? A dar ragione ai sensi – e a confutare, quindi, l’affascinante interpretazione di Barthes – Piero Camporesi che ne Le vie del latte: dalla Padania alla steppa, opera una decostruzione della contemporanea, falsa e rassicurante immagine del latte. Camporesi ne recupera, infatti, la forza e la valenza sociale attraverso un excursus di pratiche antiche e moderne, di riti e di miti che risalgono i millenni sino alla «sacra umidità  primigenia stillante dal corpo della terra madre»

Letture e commenti ai testi di Barthes e Camporesi hanno, quindi, accompagnato i vini in degustazione – Franciacorta Satèn Brut Riserva Palazzo Lana 2008 di Guido Berlucchi, Antium Bellone Lazio 2015 di Casale del Giglio, Valtellina Superiore Riserva Grumello 2010 di Plozza Vini, Brunello di Montalcino 2011 di La Rasina e Angelicus 2004 di La Montata abbinati ad altrettanti formaggi in un prezioso evento di cultura gastronomica e sensorialità .

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