Dato il momento di crisi dei conti pubblici e con un governo che, per usare un eufemismo, certo non si può dire che abbia un occhio di riguardo per i lavoratori provenienti da paesi extra Comunità Europea, con la finanziaria recentemente approvata è stata introdotta una imposta del 2%, con un prelievo minimo di 3 euro, sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso istituti bancari, altri agenti di attività finanziaria e agenzie di Money transfer.
Da alcune settimane, dunque, inviare soldi all’estero è diventato più caro.
Se da un lato è comprensibile la necessità del governo di fare cassa e sfruttare quindi ogni opportunità per spillare qualche euro ai cittadini, dall’altra non si può condividere un intervento fiscale che va a colpire persone che lavorano duramente, spesso facendo i lavori più umili e faticosi e che con tanta fatica e sacrifici ragranellano qualche euro da mandare in madrepatria per aiutare la famiglia rimasta là.
Saranno esenti i trasferimenti effettuati da persone fisiche munite di matricola Inps e codice fiscale. Non sono imponibili i versamenti effettuati verso i Paesi membri dell’Unione europea e quelli effettuati dai cittadini dell’Unione europea.
La norma dunque oltre che iniqua è pure sciocca: sarà sufficiente chiedere a un amico registrato all’INPS o a un cittadino italiano di inviare il denaro a proprio nome per non pagare il balzello. Fatta la legge, trovato l’inganno.
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