Verona, settembre 2014 – Sono circa 200 gli imprenditori che hanno partecipato all’indagine svolta dall’associazione di categoria Apindustria, che riunisce le pmi del territorio veronese, in merito al trend economico delle aziende nell’arco dei primi sei mesi del 2014 rispetto al 2013.
Il questionario, pervenuto via fax (dettaglio da tenere in considerazione), aveva come obiettivo quello di intraprendere un contatto diretto, e di conseguenza più chiaro e preciso, con le realtà imprenditoriali per determinarne il sentiment relativamente ai risultati economici ottenuti fino ad oggi. Le sei domande poste agli imprenditori erano mirate ad identificare la situazione economica attuale e a tracciare un panorama sull’avvenire.
Il bilancio generale è positivo: nel primo semestre 2014 per il 50% delle pmi il fatturato è in crescita rispetto al 2013. Solo il 24% ha riscontrato una diminuzione, mentre le aziende stabili rappresentano il 26%. Positivi sono anche i dati inerenti alle risorse umane: si evidenzia un aumento delle assunzioni, il 7% in più in relazione al 2013. Poco incisiva la variazione sui dati di riduzione: lo scorso anno ha ridotto il proprio personale il 16% delle attività, mentre nel 2014 si giunge al 19%. Pressoché inalterato rimane il tasso delle imprese che si sono avvalse della cassa integrazione (circa il 14%).
Un trend negativo è rappresentato invece dai mancati investimenti in beni strumentali: il 34% ammette di non averne effettuati nel 2013, il 37% nel 2014 e il 36% non ha in previsione di realizzarne nel 2015. Il direttore di Apindustria, Luciano Veronesi, pone l’accento proprio su questa mancanza, affermando che “senza investimenti le imprese e l’Italia sono destinate a morire. Per poter effettuare degli investimenti le aziende hanno bisogno di più prospettive, maggior denaro disponibile e più marginalità; senza dimenticare il terzo socio di ogni impresa italiana: il fisco”.
Ultimo dato importante da porre in evidenza riguarda i mercati in cui le aziende operano. Le pmi che registr ano un fatturato fermo o in riduzione sono soprattutto quelle che non esportano, il 48% delle intervistate, mentre il trend di crescita è più alto per coloro che operano su mercati internazionali, il 52%. Una delle chiavi di svolta rimane quindi l’internazionalizzazione delle imprese.
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