I piccoli risparmiatori, specie quelli senza grandi competenze riguardo al funzionamento dei mercati, devono cominciare a fare i conti con dei nuovi principi di investimento. Di solito vorrebbero seguire la regola che prescrive di comprare un asset quando è ai minimi e venderlo quando è ai massimi. Il problema invece è che all’atto pratico si comportano nel modo inverso. Entrano cioè a mercato quando un asset sta viaggiando già a gonfie vele e poi spesso escono in fretta dalla posizione assunta per paura di bruciare i guadagni. In pratica confermano che euforia e timori sono i nemici numero uno degli investitori.
Gli errori degli investitori
Infatti le valutazioni su livelli elevati non è detto che si riallineino subito. Anzi spesso possono persistere per periodi di tempo molto prolungati, mostrando un indicatore ROC rate of change ad altissimi livelli. Pensiamo al Bitcoin: caso estremo, ma comunque indicativo. Molti qualche mese fa non credevano possibile che avrebbe resistito oltre i 1000 euro e hanno venduto. Oggi viaggia sugli 8mila euro. Per fare un esempio più ordinario, se un investitore nel 1992 avesse venduto azioni con valutazioni al novantesimo percentile, avrebbe dovuto aspettare ben 33 mesi prima di vederle tornare alla loro media storica (cinquantesimo percentile).
Ma c’è di più. La strategia “vendi ai massimi, compra ai minimi” storicamente ha registrato performance inferiori rispetto a una strategia attendista. Infatti se le quotazioni rimarranno elevate a lungo, uscendo troppo presto dal mercato gli investitori rischiano di lasciarsi sfuggire rendimenti interessanti. Peggio ancora se li colpisce la frenesia di rimediare ad una uscita troppo frettolosa rientrando troppo presto sul mercato a prezzi già elevati. La conclusione di questo discorso è che occorre conoscere bene i mercati per capire come attuare in concreto il principio “buy at min, sell at max”. E non è da tutti.