Quest’anno è stato il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia eppure il regno delle due Sicilie preunitario era uno degli stati europei più prosperi, nel quale l’emigrazione era cosa del tutto sconosciuta. La sua posizione strategica al centro del Mediterraneo e la sua politica di fiera indipendenza concorrevano contro gli interessi delle grandi potenze europee e dei Savoia. Il capitale circolante delle Due Sicilie era più del doppio di quello di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme; il debito pubblico era completamente garantito; il rapporto tra debito, con interessi, e prodotto interno lordo era il 16% in Piemonte era del 75%. Nel meridione, fino all’unità d’Italia, le migrazioni furono scarse e temporanee. Il fenomeno più grosso era quelli degli Abruzzesi che, stagionalmente, in numero non superiore a 30.000, si recavano nel casertano e nella campagna romana. Nel settentrione, invece, il fenomeno era massiccio, varie centinaia di migliaia di persone migravano e, di queste, molte definitivamente. Ora, io qui non vi voglio assolutamente parlare dei motivi storici che condussero alla scomparsa di questo stato, ma se mi seguirete, vi parlerò, del movimento migratorio che spinse grandi masse di meridionali ad abbandonare le loro terre per spostarsi nel nord del Paese.
ufficio stampa
Maria Rosaria Cappuccio
Comunicati
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