L’alopecia androgenetica, conosciuta anche con la definizione di calvizie comune, rappresenta la più importante causa di miniaturizzazione dei capelli e di diradamento progressivo del cuoio capelluto.
Come è chiaro dal nome si tratta di una condizione che colpisce soprattutto pazienti di sesso maschile, anche se, osservando l’incidenza generale, si può parlare anche di casi di soggetti di sesso femminile. L’alopecia androgenetica è una condizione cronica che ha alla base delle cause genetiche. Nei soggetti di sesso maschile inizia a manifestarsi generalmente dopo i 20 anni, anche se in alcune situazioni particolarmente aggressive si può parlare anche di segni che fanno la loro comparsa attorno ai 15 anni.
Quali sono i principali sintomi? Nei pazienti di sesso maschile le più importanti manifestazioni sono costituite da un arretramento dell’attaccatura frontale dei capelli, con palesi aree di diradamento del cuoio capelluto al vertice del capo.
La condizione di alopecia androgenetica ha origine da deficienze di natura enzimatica. Il soggetto che soffre di diradamento progressivo del cuoio capelluto ha, nella maggior parte dei casi, una carenza di enzimi deputati a convertire gli ormoni steroidei a bassa attività biologica in formazioni in grado di definire in maniera più efficace le peculiarità sessuali maschili.
Tra gli altri fattori causali in grado di determinare l’insorgenza di alopecia androgenetica è possibile inquadrare anche la mutazione del gene AR. Attraverso un test apposito è possibile appurare la presenza della variante G o della variante allelica A.
Nel primo caso la probabilità che si sviluppi l’alopecia si aggira attorno al 70%. Quali sono invece le caratteristiche sintomatologiche dell’alopecia femminile? A differenza di quanto accade negli uomini, quando si parla di alopecia androgenetica nelle donne non si inquadra nessun tipo di stempiatura, ma un diradamento del cuoio capelluto che coinvolge tutto il capo. Gravidanza e menopausa possono essere considerate dei fattori di rischio.