È uno dei prodotti più famosi della gastronomia italiana, apprezzata e amata in Italia e anche all’estero. È frutto dell’abile manualità di mastri casari campani che lavorano il latte di bufala e ci restituiscono un prodotto unico al mondo.
Ma come nasce questo autentico caposaldo della tradizione gastronomica del Bel Paese? Le prime notizie sulla mozzarella risalgono al XI secolo, riferite ai monaci dell’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum, nelle immediate vicinanze della cittadina di Aversa, in Campania. Alcuni scritti dell’epoca riferiscono che i frati offrivano “pane e mozza” ai pellegrini che cercavano ospitalità e cibo presso l’Abbazia. Ma una maggiore diffusione si ebbe solo nel XVI grazie ad un cuoco della corte papale, evidentemente estimatore del prodotto, che la propose ai prelati del tempo, riscuotendo un immediato successo. Altre notizie si ritrovano presso i documenti della Reale Corte Borbonica, alla fine del XVIII secolo, a proposito della tenuta reale di “Carditello”, presso la quale venivano allevate bufale per la macellazione e la produzione di latticini come le provole e, appunto, le “mozze”. Ma è nel periodo post-unitario che si ha la vera e propria diffusione della mozzarella, che per la prima volta si diffonde su larga scala anche in altre regioni d’Italia, grazie anche ai nuovi mezzi di locomozione e alle nuove infrastrutture – i treni e la miglioria delle reti stradali – che garantivano le consegne in tempi decisamente ridotti rispetto a qualche decennio prima.
Il resto è ormai storia recente: l’adozione del marchio DOP e del disciplinare di produzione, per garantire la qualità, ad ogni consumatore, di un prodotto che ha attraversato i secoli, superando guerre e carestie, per giungere sopra le tavole di ognuno di noi e deliziarci ad ogni morso.
Oggi è possibile gustarla quasi ovunque, in Italia come all’estero, grazie alla velocità di consegna e alla professionalità – mantenimento della catena del freddo fino alla destinazione finale – che diversi produttori e rivenditori oggi garantiscono.
