7 Maggio 2010 – La storia è molto semplice: la Tre, azienda di telecomunicazione, prima avvia promozioni allettanti e poi – grazie anche a clausole piazzate e rimodulate ad hoc nei vari contratti – cambia senza alcuna trasparenza migliaia di abbonamenti migrandoli su piani tariffari costosissimi. Questo è successo negli ultimi 10 giorni, a partire dal 26 aprile 2010, a tanti utenti che si sono visti modificare il proprio abbonamento in TUA9. Giusto per darvi un’idea: un’oretta di internet con questo piano tariffario può superare i 300 euro, a seconda del traffico dati effettuato. E’ come mangiarsi una pizza margherita sempre nello stesso locale e pagarla 5 euro e ritrovarsi la sera successiva a pagarne 350 euro…
Uno zelante operatore della TRE potrà dire che l’utente è stato avvisato. Si, è vero, si dice che abbiano mandato degli SMS per avvisare gli utenti del cambio piano. Ed allora come mai un cittadino è costretto a comunicare con le aziende tramite fax, raccomandate e carte bollate mentre una multinazionale può indebitarci con un cambio piano telefonico ipercostoso comunicando la variazione tramite un SMS? Si, solo uno o due SMS e nulla più.
Ma facciamo un altro passo: perché all’utente gli viene cambiato il piano? Le striminzite comunicazioni in 160 caratteri non offrono spiegazioni; solo a variazione avvenuta si riesce a scoprire che non si sono rispettate tutte le regole in entrate ed uscita delle telefonate previste dal contratto. Ok, potrebbe essere anche un’affermazione giusta… però bisogna comunicarlo al consumatore, spiegargli almeno il motivo del cambio piano abbonamento. Molti cittadini sono stati fregati in questo modo, indebitandosi anche di 400 euro in un solo giorno. Il motivo di questo articolo/sfogo non è quello di spiegare come stanno le cose, ma di virilizzare la notizia e sperare che l’azienda TRE riceva una cattiva pubblicità. Poi ogni consumatore nelle sedi appropriate e con i giusti strumenti riuscirà a far valere e chiarire le proprie ragioni. Quello che proviamo a fare adesso, con questo flusso di coscienza, è solo una piccola dimostrazione della democraticità del web, nella speranza che la Tre perda un po’ di clienti.7 Maggio 2010 – La storia è molto semplice: la Tre, azienda di telecomunicazione, prima avvia promozioni allettanti e poi – grazie anche a clausole piazzate e rimodulate ad hoc nei vari contratti – cambia senza alcuna trasparenza migliaia di abbonamenti migrandoli su piani tariffari costosissimi. Questo è successo negli ultimi 10 giorni, a partire dal 26 aprile 2010, a tanti utenti che si sono visti modificare il proprio abbonamento in TUA9. Giusto per darvi un’idea: un’oretta di internet con questo piano tariffario può superare i 300 euro, a seconda del traffico dati effettuato. E’ come mangiarsi una pizza margherita sempre nello stesso locale e pagarla 5 euro e ritrovarsi la sera successiva a pagarne 350 euro…
Uno zelante operatore della TRE potrà dire che l’utente è stato avvisato. Si, è vero, si dice che abbiano mandato degli SMS per avvisare gli utenti del cambio piano. Ed allora come mai un cittadino è costretto a comunicare con le aziende tramite fax, raccomandate e carte bollate mentre una multinazionale può indebitarci con un cambio piano telefonico ipercostoso comunicando la variazione tramite un SMS? Si, solo uno o due SMS e nulla più.
Ma facciamo un altro passo: perché all’utente gli viene cambiato il piano? Le striminzite comunicazioni in 160 caratteri non offrono spiegazioni; solo a variazione avvenuta si riesce a scoprire che non si sono rispettate tutte le regole in entrate ed uscita delle telefonate previste dal contratto. Ok, potrebbe essere anche un’affermazione giusta… però bisogna comunicarlo al consumatore, spiegargli almeno il motivo del cambio piano abbonamento. Molti cittadini sono stati fregati in questo modo, indebitandosi anche di 400 euro in un solo giorno. Il motivo di questo articolo/sfogo non è quello di spiegare come stanno le cose, ma di viralizzare la notizia e sperare che l’azienda TRE riceva una cattiva pubblicità. Poi ogni consumatore nelle sedi appropriate e con i giusti strumenti riuscirà a far valere e chiarire le proprie ragioni. Quello che proviamo a fare adesso, con questo flusso di coscienza, è solo una piccola dimostrazione della democraticità del web, nella speranza che la Tre perda un po’ di clienti.
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