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L’appello di ANITA: “Più sostenibilità nell’autotrasporto!”

“Mobilità sostenibile: è questo il futuro!”. Lo ribadisce a gran voce Anita – l’Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici – da sempre incline ad un cambiamento epocale nell’autotrasporto. Lo fa per bocca del suo presidente Thomas Baumgartner, il quale torna a sottolineare la necessità di inaugurare un processo di ammodernamento dell’intero comparto, puntando su innovazione e maggiore funzionalità.

Innovazione che significa appunto maggiore sostenibilità dei mezzi di trasporto. Non è un caso che in Italia il numero dei Tir appartenenti alle vecchie categorie energetiche rappresenti ancora una buona percentuale di quelli in circolazione. E non è tanto complicato capire come tutto questo abbia effetti poco positivi sui costi delle imprese e, soprattutto, sulla salute dell’ambiente.

Per questo è importante adeguarsi a quanto fatto e si continua a fare in altri Paesi europei, dove l’incentivazione a passare a mezzi poco inquinanti arriva anche dalle istituzioni stesse. Ma quella della sostenibilità non è l’unica strada da percorrere secondo Anita, perché altrettanto importante è poter contare su una migliore mobilità. L’associazione sostiene da anni i vantaggi derivanti da una rete di trasporto ben strutturata e coordinata, in altri termini, ciò che viene definita intermodalità.

In Italia, in effetti, non vi è ancora un collegamento efficiente tra i diversi canali di trasporto, per questo l’obiettivo è quello di costruire un sistema che consenta la dislocazione delle merci anche su rotaia e via mare con estrema facilità. Una rete logistica in grado di coordinare le diverse modalità di trasporto. Una problematica che chi lavoro nell’ambito delle spedizioni veicoli con bisarca conosce fin troppo bene.

Un progetto che, tuttavia, troverebbe attuazione nel caso in cui si decida di investire fortemente su infrastrutture adeguate e attrezzate per rendere agevole lo spostamento anche di mezzi di una certa consistenza, i quali si trovano ancora oggi costretti a viaggiare in maniera sconnessa e con tempi di lavoro piuttosto lunghi.

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