“Le più avanzate armi cibernetiche per ora sono alla portata solo di attori statali, ma alla loro costruzione aspirano sempre più anche attori non-statali e fuorilegge.”
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Roma, 20 settembre 2012. Il tema delle armi cibernetiche sarà uno dei più importanti tra quelli dibattuti nel corso della terza conferenza nazionale sull’Information Warfare che si terrà a Roma l’8 novembre. Un numero crescente di stati, a partire dalle grandi potenze, si stanno dotando di dottrine strategiche, difensive e offensive, di cyber-war e stanno sviluppando cyber-weapons a elevata potenza distruttiva come Stuxnet, worm che ha aggredito i sistemi di Siemens, come Flame, il malware più largamente usato per lo spionaggio in ambiente mediorientale, e in parte come Duqu, classificato da alcuni esperti come strumento di spionaggio e non di distruzione.
La creazione di armi cibernetiche sempre più sofisticate e potenti, resa possibile da innovazioni scientifiche e tecnologiche che si succedono a ritmo accelerato, è destinata a trasformare la geopolitica globale dando vita a nuove forme di conflittualità e nuovi fenomeni di minaccia alla sicurezza degli stati e del sistema internazionale. Non a caso fra coloro che aspirano ad acquisire questo tipo di armi ci sono ormai anche pericolosissime organizzazioni non statali con fini illeciti, come formazioni terroristiche e gruppi criminali transnazionali. Gli attacchi più pericolosi condotti con armi cibernetiche sono quelli che mirano a paralizzare un intero paese, colpendo le sue infrastrutture critiche con effetti potenzialmente catastrofici sulla popolazione (si pensi alle conseguenze di un blocco del funzionamento di ospedali, banche, e altre infrastrutture sulla vita della comunità), e quelli tesi a colpire precipuamente il processo decisionale e la capacità di reazione dello Stato aggredito. Anche quando non perseguono deliberatamente quest’ultima finalità, tutti gli attacchi cibernetici su vasta scala, o anche la sola loro minaccia, creano enormi problemi di decision-making per chi ne è fatto bersaglio.
“Le armi cibernetiche rappresentano un problema che non riguarda solo i settori militare, politico, diplomatico, della protezione civile o della sicurezza nazionale” afferma Paolo Lezzi di Maglan Europe, chairman della Conferenza. “Alcuni tipi di armi cibernetiche iniziano a essere impiegate anche da privati nella lotta per il potere economico e finanziario, oltre che come strumento di influenza e perception management (manipolazione delle percezioni). Queste armi” – continua Lezzi – “conferiscono a chi le detiene una capacità senza precedenti di influenzare le decisioni dell’avversario oppure di disturbarne e paralizzarne i centri di comando e controllo, sferrando un cyber-attacco massicciamente destabilizzante alle sue infrastrutture critiche o anche tramite azioni più subdole di manipolazione ed eterodirezione della sua opinione pubblica e leadership politica.”
Su questi ed altri temi correlati si farà il punto in occasione della 3° Conferenza Nazionale sull’Information Warfare.
Comunicato stampa emesso a cura di RGR Comunicazione Marketing
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