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Le calze come status symbol nella storia

Le calze vengono usate dall’uomo sin dai tempi antichi, non solo per proteggere il piede o tenerlo più comodo ma come elemento di attrazione e distinzione sociale.

La loro storia risale addirittura alla civiltà egizia, dove la nobiltà ne faceva sfoggio. E sappiamo che durante l’impero romano erano molto apprezzati e diffusi dei calzini corti fatti di tessuto di lana.

Nel Medioevo vi fu una vera e propria rivoluzione nell’abbigliamento maschile: vide la luce la calzamaglia da uomo. Questa era ben lontana dalle calze maglie attuali da donna, infatti era confezionata con tessuti pesanti preziosi dai colori sgargianti.

Le calze erano parte integrante dell’abbigliamento e non un indumento intimo. La calza era per lo più solata con la punta a volte lunghissima, imbottita di crine per evitare che si piegasse sotto il piede. In Italia tuttavia non si arrivò agli eccessi della Francia, dove questa sorta di calzature, chiamate alla “poulaines”, avevano punte esageratamente lunghe da doverle reggere con un cordoncino fissato al ginocchio.

Questa moda fu di nuovo sostituita con il ritorno all’uso dei calzettoni lunghi e delle brache fino al tempo della Rivoluzione francese quando le brache si trasformarono in calzoni attillati che arrivavano fino al ginocchio, abbinati a delle calze. In questo periodo i colori andarono via smorzandosi.

Solo nel 1400 la calza diventò uso comune per le donne che le iniziarono a utilizzarle sotto i vestiti per il freddo.

Il vero e proprio cambiamento nella storia della calza è avvenuto con la rivoluzione industriale in Inghilterra e con quella politica in Francia; queste due nazioni sono sicuramente state, in tempi moderni, delle protagoniste della moda e dell’estetica. Infatti è in queste due nazioni che la calza, usata prima come protagonista dell’abbigliamento maschile, comincia ad essere coperta dai pantaloni e limitarsi ad occhieggiare da sotto al risvolto inferiore.

Nel 1589 in Inghilterra fu costruito il primo telaio per produrre le calze in quantità industriale. Le calze dunque in quella epoca erano considerate indumento status symbol per persone di alto livello sociale, ma con la diffusione del telaio in America le calze divennero presto un indumento accessibile a tutti. Iniziò il primo businnes delle calze.

Solo nel 1938 con la scoperta della fibra di naylon da parte di Wallace Carothers si diede impulso alla massiccia produzione di calze.

Negli anni ’50 iniziò la produzione delle calze da donna, sia velate che colorate, ma l’imposizione delle gonne ancora sotto al ginocchio non dettero la notorietà che le calze avrebbero già dovuto avere. Con gli anni ’60 l’azienda americana Du Pont lanciò sul mercato la calza di Lycra, che iniziò a diffondersi dopo il 1965, quando, insieme all’avvento della minigonna rappresentò una svolta per la moda femminile.

Attualmente la funzione della calza è quella di proteggere il piede dalla frizione con la scarpa e dal freddo. Per questi motivi i tessuti più adatti tra i quali scegliere le calze e con i quali confezionare questi indumenti sono sicuramente il cotone, la lana e il cachemire.

Infatti, questi materiali, permettono una migliore traspirazione della pelle e mantengono basso il livello di sudorazione e surriscaldamento del piede. Vi sono poi le calze di seta, più raffinate ma meno pratiche e più costose.

Anche se seminascosta dal pantalone o dalla gonna lunga, la calza ha comunque la sua importanza nell’impatto estetico perché aggiunge una nota di colore che va ad aggiungersi a quelle che conferiscono gli altri capi di abbigliamento.

Consigli per le calze da uomo: tranne casi eccezionali, legati all’abbigliamento esclusivamente sportivo, la calza va portata sempre lunga, a coprire il polpaccio. Un altro errore di ordine estetico da evitare è quello di indossare calze bianche (tranne che d’estate ed esclusivamente sotto pantaloni bianchi).

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