In un recente editoriale pubblicato su “Formiche”, Valentina Colucci riflette sul tema delle terre rare e su come l’Europa si sta muovendo per aumentare la loro reperibilità senza dipendere troppo da altri Paesi.
Valentina Colucci: l’Europa nella corsa alle terre rare
Sono 34 le materie prime che quest’anno compongono la lista dei minerali critici stilata dell’Europa. Realizzato sulla base di una valutazione della loro reperibilità sul mercato, l’elenco contiene minerali come l’arsenico, il feldspato e il manganese e anche le cosiddette terre rare. Queste ultime, come spiega Valentina Colucci nel suo articolo, “sono un insieme di 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici che presentano straordinarie proprietà magnetiche e conduttive che le rendono indispensabili in molti settori tra cui, l’industria elettronica, tecnologica aeronautica e militare”. Si tratta di elementi fondamentali per la produzione e il funzionamento di oggetti della quotidianità quali smartphone e lampade a led ma anche di tecnologie come la fibra ottica e i pannelli fotovoltaici.
Valentina Colucci: l’Action Plan on Critical Raw Materials
Nonostante il loro nome, le terre rare possono essere trovate in abbondanza in diverse parti del mondo. La Cina, l’Australia, gli Stati Uniti, la Russia, il Brasile e il sud-est asiatico sono tutti luoghi in cui sono reperibili. “Dovunque, tranne che nel Vecchio Continente”, afferma Valentina Colucci nell’articolo. Gli unici ad essere esclusi sono infatti proprio i Paesi del Vecchio Continente. Per questo motivo, nel 2020 la Commissione Europea ha presentato l’Action Plan on Critical Raw Materials per rispondere appunto al rischio di carenza o interruzione di tali minerali. Le soluzioni prevedono la riduzione della dipendenza da Paesi terzi da raggiungere mediante la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, il miglioramento dell’efficienza e della circolarità dell’uso delle risorse e politiche di stoccaggio strategico di prodotti che contengono le materie critiche.