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LORD OF TEARS, lacrime di coccodrillo

Baldurrock’s House ha una cattiva reputazione: costruita sul sito di un vecchio tempio pagano, la fatiscente residenza nasconde molti segreti inquietanti. James Findlay, problematico insegnante tormentato da strane visioni che a Baldurrock è nato, decide di farvi ritorno in cerca di risposte. Incontrando Evie Turner, una giovane e bella donna americana, James inizia a scoprire alcune terrificanti verità che minacciano di annientare entrambi per via di una vecchia maledizione.

lungometraggio Inglese prodotto interamente grazie al Crowdfunding di Kickstarter, LORD OF TEARS grazie ad una campagna spettacolare lanciata sul web, fatta di numerosi trailer, di un sito di forte impatto, è riuscito a raggiungere velocemente la cifra che occorreva per girare il film (appena 6.000 Sterline), riuscendo a chiudere il progetto con ben 12.587 Sterline!

Il film di Brewster è una ghost story che non fa dell’originalità il suo punto di forza ma è una produzione che riesce a intrattenere e perché no? anche ad avvincere pur nella prevedibilità di alcuni snodi narrativi.

Diciamo subito che le cose buone in questa opera prima ci sono, ma che purtroppo sono sopraffatte da quelle negative.

Di buono c’è un innegabile senso della composizione, una ottima fotografia in esterni, gli attori (bravi tutti, sebbene poco conosciuti), la colonna sonora, l’idea di base, le azzeccate locations ma soprattutto, la voglia di costruire un horror insolito, personale, non banale.

Di negativo c’è che questo senso della composizione tende a diventare un pò troppo estetizzante e fine a se stesso, una fotografia in interni troppe volte piatta e poco curata… aggravata spesso dall’uso di filtri eccessivi che danno al tutto il sapore di un videoclip indipendente più che film indie  (specialmente i timelapse ed i flashback) ed una storia complessa che però fa acqua proprio in certi “presunti” colpi di scena, curiosamente spoilerati da una scrittura prevedibile e… anche dalla colonna sonora (vedi la scena della piscina, e la song che recita IO SONO IL TUO FANTASMA, E TU MI MANCHI!!!).

Se LORD OF TEARS è un film che punta sulla autorialità, eleganza e ricerca stilistica al di sopra delle mode, diventa allora imperdonabile – proprio nel finale – vedere questo ossessivo richiamo (fuori luogo) ai fantasmi dell’immaginario asiatico, con la donna pallida dal capello scuro spalmato sul viso e movenze scattose alla Kayako di THE GRUDGE che però 10 anni dopo risultano un pò ridicole e poco funzionali. L’attrice Lexy Hulme è davvero brava nel ricreare la recitazione e le movenze delle pin up; è perfettamente in parte e anche abile nell’esprimersi col corpo e la danza: troppo lunga, riempitiva e fine a se stessa diventa però la scena del balletto, subito seguita da una scena (quella in piscina) dove la stessa si ripropone danzando e quindi nel finale vederla muovere come le striscianti figure Nipponiche penalizzano anche la sua abusata bravura gestuale.

Ammaliante la voce dell’uomo Gufo, affidata a David Schofieldattore di grande esperienza visto in cult come L’ULTIMO DEI MOICANI e IL GLADIATORE che compensa e distrae dal troppo amatoriale costume della creatura/gufo (altrettanto finta ma MOLTO più efficace era la maschera usata in DELIRIA, ma li a dirigere c’era un personaggio di grande esperienza come Michele Soavi!). BLOODY DISGUSTING lo votò con troppo entusiasmo, miglior film del 2013, il che indica anche come le produzioni di buon livello siano scarse sebbene non è difficile comprendere che il taglio del film sia rivolto ad un pubblico mediamente giovane e meno smaliziato. Gli effetti scarseggiano, le lenti a contatto son davvero di bassa qualità (oramai anche su ebay ne forniscono modelli più sofisticati e realistici per poche decine di euro!) e non si capisce come mai una persona dalla testa recisa, appaia come uno spettro la cui gola è tagliata solo nella parte frontale… e non sono nemmeno eccessivamente logiche, plausibili o “spiegate” le dinamiche per cui una presenza amichevole, di punto in bianco diventi ostile proprio verso la persona che cercava di proteggere, se non solo per creare un inatteso twist che una scrittura più curata avrebbe evitato. Il protagonista Euan Douglas, è in parte e sostiene la vicenda anche nei passaggi meno credibili (sebbene sembri un pò troppo dispiaciuto per la morte di una madre da cui eredita una fortuna, e che non vedeva dalla sua infanzia!) mentre la figura del migliore amico è troppo abbozzata per avere poi, il peso che ha nella vicenda.

Sicuramente il regista saprà donarci in futuro qualcosa di prezioso, per il momento, mi sento di andare controcorrente e non promuovere a pieni voti un opera che lascia in conclusione il senso di amaro in bocca, quello delle occasioni sprecate.

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