Comunicati

LUCIANO DAL PONT, scrittore e pilota

Davvero singolare la storia e la carriera di Luciano Dal Pont, autore milanese di origini venete che ha fatto di recente il suo esordio letterario con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Il comandante e la bambina” edito da Edizioni La Gru, una storia fantastica e surreale, una sorta di favola moderna sulla forza dei sogni e sulla capacità di non arrendersi di fronte alle difficoltà e ai fallimenti cui a volte la vita ci conduce, per continuare invece con caparbietà e perseveranza a perseguire i propri obiettivi fino a realizzare le proprie ambizioni e le proprie aspirazioni, mantenendosi sempre giovani nello spirito e senza stare troppo a preoccuparsi del tempo che passa né, per usare le parole dello stesso Luciano Dal Pont, di cose futili e prive d’importanza quali ad esempio l’età anagrafica. “Perché la giovinezza e la vecchiaia” sostiene ancora Dal Pont, “non sono altro che stati mentali che dipendono dalla percezione che ciascuno di noi ha di sé stesso. Si comincia a invecchiare quando si comincia a sentirsi vecchi, e a pensare e a ragionare come tali, e si comincia a morire un poco quando permettiamo ai nostri sogni di morire dentro di noi. Ma a me” aggiunge l’autore de “Il comandante e la bambina”, con negli occhi la luce e la grinta di chi continua a guardare al futuro con intatto entusiasmo nonostante le cinquantasette primavere, “questo non è mai successo e non permetterò che succeda finché mi resterà un anelito di linfa vitale”.
Del resto la breve nota biografica riportata sulla quarta di copertina la dice lunga sulla sfaccettata personalità di questo scrittore decisamente sui generis: “Poliedrico e irrequieto avventuriero scavezzacollo un po’ folle e un po’ sognatore, pilota d’aerei e corridore automobilistico, scrive fin da quando era bambino, anche se solo da un decennio a questa parte ha iniziato a farlo nell’ottica di pubblicare.”
Ecco, di solito ci si aspetta che chi si dedica alla scrittura provenga da settori più tradizionalmente intellettuali; ad esempio c’è il giornalista affermato che a un certo punto decide di scrivere un saggio, o il famoso avvocato penalista che, forte della sua esperienza sul campo, si cimenta nella stesura di un thriller o di un noir, o il professore universitario oppure il noto attore o cantante che si riciclano nella narrativa.
Niente di tutto questo, nel caso di Luciano Dal Pont, che in passato ha tentato la carriera del pilota automobilistico e che ancora oggi corre per hobby, e che per oltre dieci anni si è guadagnato da vivere pilotando aerei leggeri.
“In effetti” racconta lo scrittore milanese, “ho lavorato per lungo tempo come istruttore di volo e pilota collaudatore in diverse scuole di pilotaggio e aziende aeronautiche specializzate in aviazione leggera, arrivando poi a fondare una mia scuola di volo che purtroppo, per una serie di circostanze sfavorevoli, non ha ottenuto il successo sperato. Oggi ho tutti i brevetti scaduti e non volo da qualche anno, ma intendo riprendere al più presto. Un mio obiettivo, per quanto riguarda il volo, è sempre stato quello di arrivare a fare acrobazia aerea, che considero la forma più estrema e avanzata della tecnica di pilotaggio di un aeroplano e che, seppure saltuariamente e in maniera limitata, ho già praticato in passato. Ma intanto continuo a correre in pista, per il momento con i kart anche se, appena possibile, voglio tornare a guidare auto da corsa, sia in pista che nei rally. È proprio questa, in effetti, la passione innata che mi porto dentro fin da bambino, insieme a quella per la scrittura. Quella per il volo e per gli aerei, invece, che forse è stata anch’essa sempre presente in me allo stato latente, è emersa in superficie più tardi, in età ormai adulta. Però, sia chiaro, quello che adesso davvero mi interessa è affermarmi come scrittore.”
Non c’è che dire, potremmo paragonare Luciano Dal Pont a un suo illustre collega, quel Richard Bach che, dopo essere stato pilota dell’aeronautica militare statunitense, si è affermato proprio come scrittore arrivando ad avere un successo planetario.
“Be’, io non sono mai stato pilota militare, ma per il resto il mio obiettivo è proprio quello di ripercorrere la stessa strada di Richard Bach, del quale tra l’altro ho letto tutti i libri, e di avere il suo stesso successo, pur se in generi letterari diversi.”
Più difficile invece trovare paragoni con scrittori che siano stati anche piloti automobilistici, e non ci riferiamo tanto a coloro che magari hanno scritto un’autobiografia incentrata sulla loro carriera sportiva perché qui gli esempi si sprecherebbero, parliamo invece di corridori che poi si siano affermati come scrittori professionisti. Ci viene in mente Giorgio Faletti, che è sempre stato appassionato di automobilismo e che ha anche partecipato a numerose competizioni prima di dedicarsi alla letteratura.
Ma i maggiori parallelismi li troviamo forse nel mondo del cinema. Personaggi mitici come Paul Newman, Steve McQueen e altri, hanno infatti portato avanti per anni l’attività di pilota automobilistico a fianco di quella di attore.
“Steve McQueen è stato un mito vero, e non solo come attore e come pilota ma proprio come personaggio. La sua vita spericolata, cui accenna anche Vasco Rossi in una sua nota canzone, è per me fonte di ispirazione e di ammirazione. E poi era un appassionato di motori a 360 gradi, visto che correva anche in moto e aveva il brevetto di pilota d’aerei. Ma ho ammirato molto anche Paul Newman, capace di correre in gare prestigiose come la 24 ore di Daytona fino all’età di 82 anni; sebbene con un carattere e una personalità molto diverse rispetto a quelle di Steve McQueen, è stato anche lui un mito, assolutamente. Per quanto mi riguarda, la passione per i motori è innata in me quanto quella per la scrittura. Consideriamo che a 12 anni ho imparato a guidare l’automobile e intanto scrivevo poesie. Alcune di queste, mentre frequentavo la seconda media, furono lette in classe dalla professoressa di lettere. Su suo consiglio, le mandammo a una casa editrice che le apprezzò molto e mi incoraggiò a continuare, anche se non poté pubblicarle in quanto in numero troppo esiguo per poterne ricavare una raccolta. Invece la mia vena poetica si esaurì subito, e iniziai a scrivere i primi racconti. In quel periodo il mio intento era quello di frequentare il liceo classico per poi dedicarmi agli studi letterari a livello universitario, e il mio sogno, o meglio, uno dei due miei sogni, era proprio quello di affermarmi come scrittore.”
Ma la vita certe volte ci conduce lungo strade diverse. L’altro grande sogno del Luciano Dal Pont bambino e poi adolescente, infatti, era quello di diventare un campione di automobilismo. Una passione davvero bruciante e per certi versi totalizzante, quella per le corse automobilistiche, che lo induce a compiere le prime esperienze in pista all’età di 15 anni, con i kart, mentre frequentava l’Istituto Tecnico Industriale Statale, e poi, poco dopo, a impiegarsi come apprendista meccanico presso un’officina di autoriparazioni, “per imparare a conoscere le macchine e i motori” come racconta lui stesso, “in vista di quella che ormai avevo deciso sarebbe stata la mia futura professione, quella del corridore automobilista.”
Nel 1977 il ventenne Dal Pont si trovò a correre con le vetture monoposto della formula Monza contro un avversario di grande valore, che da lì a qualche anno si sarebbe imposto sulla scena internazionale: Michele Alboreto, futuro pilota della Ferrari in formula uno, vice campione del mondo nel 1985 proprio con la scuderia di Maranello.
“Grande pilota e ragazzo stupendo, Michele. Non lo rividi più dopo quella stagione, anche perché la mia carriera, a differenza della sua, non decollò mai veramente a causa della cronica mancanza di sponsor e quindi prendemmo strade diverse, ma quando seppi del suo incidente, molti anni dopo, ne rimasi sconvolto.”
Sul finire degli anni 80 ritroviamo Dal Pont, che nel frattempo aveva (temporaneamente) abbandonato le corse e aveva conseguito il brevetto di pilota d’aerei, impegnato come istruttore di volo professionista presso una scuola di pilotaggio nei pressi di Novara.
“In effetti mi guadagnai da vivere con quel lavoro per più di dieci anni, prestando la mia opera in diverse scuole di volo e aziende aeronautiche, sia come istruttore che come pilota collaudatore, fino a fondare una mia scuola di volo che tuttavia chiusi dopo due anni. In seguito lavorai brevemente come pilota agricolo per un’azienda veneta, facevo passaggi a volo radente sui campi coltivati spargendo antiparassitari e cose del genere. Ma anche quell’attività non ebbe seguito. Nel 2000 tornai sporadicamente alle corse automobilistiche, poi fondai un’azienda di autotrasporti.”
Durante tutto questo lungo periodo la vena letteraria di Luciano Dal Pont si era un po’ assopita; solo qualche breve racconto ogni tanto, spesso a sfondo erotico ma senza nessuna ambizione di pubblicazione. Chiusa però anche l’azienda di autotrasporti e trovandosi in seguito, per una serie di circostanze legate a problemi famigliari, ad avere molto tempo libero a disposizione, ecco riemergere in lui l’antica passione e questa volta finalizzata, finalmente, ad affermarsi davvero come scrittore. È stato un lungo percorso durante il quale ha collezionato un discreto numero di lettere di rifiuto da parte di varie case editrici, fino a quando, nel 2013, Edizioni La Gru ha accettato di pubblicare “Il comandante e la bambina” uscito poi nel marzo del 2014.
“Trovare una casa editrice seria e professionale che ha creduto subito in me e nel mio lavoro è stata indubbiamente una soddisfazione enorme. Ho sempre snobbato l’editoria a pagamento, che, per inciso, fatico persino a definire editoria. Se avessi voluto pubblicare a pagamento lo avrei fatto molti anni prima, ma che significato avrebbe avuto? Chiunque può pubblicare a quelle condizioni, ma vuol dire buttarsi via come scrittore perché non si passa attraverso la ovvia selezione che fanno le case editrici degne di questo nome, le quali devono per forza di cose valutare la qualità dei lavori che ricevono prima di pubblicarli, visto che investono in prima persona sul lavoro degli autori che si propongono. Quelle a pagamento invece non hanno di questi problemi, pubblicano tutto, tanto l’autore si impegna fin da subito ad acquistare un certo numero di copie e loro con questo non solo hanno già pareggiato i conti, ma hanno anche realizzato un certo margine di guadagno.”
Ma come è nato “Il comandante e la bambina”? È lo stesso autore che ce lo spiega.
“Alcuni anni fa scrissi un libro che non saprei nemmeno come definire, non era né un romanzo né un saggio, si intitolava “Io, il migliore” ed era più che altro una raccolta di pensieri introspettivi a sfondo autobiografico che spaziava attraverso epoche ed eventi diversi della mia vita. A dire la verità non era nemmeno scritto un gran che bene, me ne sono reso conto rileggendolo dopo parecchio tempo, e capisco benissimo le case editrici che lo rifiutarono. Ma, proprio rileggendolo, ecco accendersi una luce nella mia mente: la parte introduttiva, la sola scritta in terza persona, mi diede lo spunto per ricavarne una storia che fosse una parabola sul sentiero della vita, sulla forza dei propri sogni e sull’importanza di non abbandonarli mai e di continuare a inseguirli con caparbietà e determinazione, senza lasciarsi scoraggiare dalle avversità e dagli insuccessi, senza lasciarsi condizionare dal tempo che passa e dall’età che avanza ma continuando invece a perseverare con grinta e coraggio, persino contro ogni logica apparente, non rinunciando mai a quella vena di sana follia che rende frizzante la vita. Devo ringraziare Edizioni La Gru per averci creduto, adesso bisogna darsi da fare con la promozione. A breve partirà un tour di presentazioni nelle maggiori città del nord Italia, la prima sarà a Pavia. E intanto sto continuando a lavorare sodo. Sono più o meno a metà della prima stesura di un altro romanzo che non saprei in che genere collocare visto che ci sarà un po’ di tutto: introspezione psicologica, amore, problematiche esistenziali, volontà di riscatto da una vita che non sente come veramente sua da parte del protagonista principale, un po’ di azione e di avventura, insomma uno spaccato di vita vera che riguarda una serie di personaggi che potrebbero benissimo essere i nostri vicini di casa. E poi ho diverse altre idee da sviluppare, svariati progetti che riguardano i generi più disparati, dal noir all’umorismo, dal thriller all’erotismo, dall’horror all’avventura.”
Eclettico come autore ed eclettico come persona dunque, questo scrittore – pilota che pare uscito da uno dei suoi stessi racconti e al quale non manca il gusto dell’evento. A ennesima dimostrazione di ciò, eccolo tornare alle corse, nel 2012, dopo parecchi anni di assenza dalle piste, con i kart. Ma questa è un’altra storia…

No Comments Found

Il servizio gratuito di pubblicazione dei comunicati stampa è offerto dall'Associazione link UP Europe! di Roma